Cosa possono vedere i pesci tenuti in conserva dentro un barile? Un bel nulla. ‘Na beata minchia, direbbe Cetto. Suppergiù la stessa cosa accade ai vari economisti al servizio delle forze più conservatrici e retrive. Costoro non si accorgono che il tanto incensato capitalismo ci sta spingendo tutti (loro inclusi) verso sicura rovina. Insostenibili sperequazioni di ricchezza, tra le nazioni e dentro le nazioni, fanno preconizzare guerre senza ritorno e conflitti sociali sconvolgenti. Stiamo crepando tutti avvelenati dai fumi delle infinite Ilva e dagli alimenti succulenti che il Libero Mercato (libero soprattutto per i criminali) ci propina, ma va tutto bene. Anzi, proprio non c’è alternativa. T.I.N.A., there is no alternative, come predicava impunemente la mai abbastanza vituperata cosiddetta signora Thatcher.
Più o meno quello che dicevano vassalli, valvassori e valvassini a proposito del feudalesimo. Insomma, continuiamo così, facciamoci del male. Questo è l’unico mondo possibile, la società del consumo frenetico è l’unica società possibile. E guai a quei putribondi figuri che propongono modelli di sviluppo alternativi! A chi pensa che in un mondo finito non sia assolutamente possibile una crescita economica illimitata. A chi pensa che per essere felici non è necessario viaggiare in Ferrari. A chi sostiene che il vero sviluppo debba mettere al centro la qualità della vita e non il P.i.l. Bene, dobbiamo suggerire a questi economisti guastafeste di smetterla una volta per tutte di raccontare favole e di infilarsi anche loro nel famoso barile, insieme ai colleghi liberisti. Amen.
di Andrea Leccese