Thomas Piketty e Mariana Mazzucato delineano due policy complementari che i progressisti farebbero bene a raccogliere per la rinascita di una vera e unita Sinistra. Proprio al fine di concretizzare l’avanzamento umano e ambientale, il contenitore futuro de “La Cosa” che in Italia ancora non c’è dovrebbe essere coraggioso e inclusivo, considerando le diverse competenze, gli errori e la storia di ciascuno. E dunque non potrà prescindere da contributi intellettuali importanti, neppure da personaggi discussi come MassimoD’Alema.
E’ questa l’analisi di Stefano Santachiara, giornalista d’inchiesta che nel giro di un anno ha pubblicato due libri ad alta valenza sociale: “I panni sporchi della sinistra” (con Ferruccio Pinotti, per Chiarelettere, per mesi in cima alle classifiche) e “Calcio, carogne e gattopardi”, pamphlet autoprodotto che suscita un interesse crescente nel pubblico e nella critica.
In un incontro tenutosi il 2 dicembre a Modena, nel palazzo storico che si affaccia sulla torre Ghirlandina, l’autore ha presentato l’ultima opera assieme a Michele De Lucia, voce storica di Radioradicale e tra i primi giornalisti a denunciare la degenerazione della sinistra italiana e gliaccordi occulti con “l’avversario” Silvio Berlusconi: nel libro “Il Baratto” (Kaos, 2008) e “Il Berluschino”(Kaos), fresco di pubblicazione e incentrato sulla figura del premier Matteo Renzi. La serata ha visto la partecipazione attiva del pubblico e del variegato parterre de roi: daLegambiente a Libertà e Giustizia, dal segretario modenese di Sel Gianni Monaco all’economista Emilio Costantini, ex analista della Cbs a Sydney. A margine dell’incontro Santachiara, noto per aver scoperto nel 2011 il primo caso di legami tra la mafia e il Pd di governo al nord, si è soffermato sul dibattito in corso relativo alle questioni socio-economiche di un Paese in crisi permanente.
Nei giorni scorsi aveva commentato la “svolta keynesiana” di Massimo D’Alema, a seguito diun’intervista concessa al Corriere della Sera in cui l’ex premier proponeva di ripartire dagli investimenti pubblici e di abolire il gap fiscale tra i paesi dell’Unione europea. Pur sottolineando il ripensamento tardivo e l’autocritica “poco approfondita” sui danni cagionati dai governi di centrosinistra, Santachiara ha apprezzato lo sforzo eterodosso con il quale D’Alema ha inteso sfidare i dogmi dell’austerity e del liberismo imposti dalle Tecnocrazie:
“Una voce autorevole si frappone al percorso di continuità gattopardesca che unisce in un simbolico fil rouge i premier Monti, Letta e Renzi, non legittimati dalle elezioni politiche. In particolare – ha continuato – questo governo di maschere procede come un caterpillar di stampo “thatcheriano”, sostenuto da poteri finanziari italiani e internazionali, nell’opera di smantellamento delle reti pubbliche sfuggite alle svendite passate, del sistema di welfare e di diritti del lavoro. La china discendente impoverirà altri gruppi della classe media e getterà nella disperazione le fasce deboli, alle prese con minori protezioni sociali e, malgrado la fase recessiva, con la crescita di tariffe dei meno efficienti servizi locali per effetto degli oligopoli di società miste pubblico-privato che sublimano la rendita finanziaria. Il tutto è abilmente dissimulato dalla tecnica della “light, ordinary and shock disinformation”: i media sono corresponsabili della deriva a-democratica renziana con i suoi frutti avvelenati del disimpegno civile e dell’astensionismo elettorale, non solo per l’occultamento di notizie fondamentali quali i reali effetti dei trattati europei che hanno reso l’Italia schiava dei Patti di stabilità e dei relativi costi esiziali della cosiddetta “austerity”, ma anche perchè hanno adoperato scandali di mafia e corruzione, presenti sia nel pubblico che nel privato e naturalmente da debellare, al fine implicito di destrutturare comparti e servizi statuali”.
Massimo D’Alema, che di alcune campagne è stato vittima negli anni passati, ha citato ad esempio proprio Thomas Piketty e Mariana Mazzucato, autori dei bestseller “Il Capitale del XXI secolo”(Bompiani) e “Lo Stato innovatore”(Laterza), i quali, secondo Santachiara, dovrebbero essere i principali cardini nell’orizzonte della nuova sinistra.
Il giornalista d’inchiesta rilegge “le tesi di Francois Mitterrand sui due socialismi: l’uno solidale e l’altro creatore di avanzamento sociale. In questo solco di grande ispirazione progettuale (esulando dunque dal giudizio complessivo sul presidente Mitterrand, nella misura dei rapporti tra partiti di sinistra e della retromarcia dopo il promettente avvio all’Eliseo in tema di nazionalizzazioni e sostegno ai lavoratori) vanno inquadrate le politiche redistributive che Piketty vorrebbe dispiegare attraverso la leva fiscale progressiva e qualitativa contro le rendite. Lo studio del filosofo ed economista francese è importante – sottolinea Santachiara – ma necessita di un lavoro complementare poiché in ogni squadra, se vogliamo usare una metafora semplice, la fase della difesa e del contropiede andrebbe sempre associata a quella dell’attacco. All’impegno di tipo fiscale per ridurre le sperequazioni di patrimoni e redditi nel mercato attuale, è quindi fondamentale associare le policy postulate dalla professoressa Mariana Mazzucato sullo Stato innovatore, un sistema pubblico capace di sospingere, e di disegnare ex novo, settori economici che migliorino la qualità della società e dell’ambiente, investendo in modo lungimirante e coraggioso. Non a caso Mazzucato fa riferimento agli insegnamenti di John Maynard Keynes sulla domanda e la necessità di aumentare la spesa sociale, ma anche alle teorie di Joseph Schumpeter sul risk”.
Stefano Santachiara ha ricordato un altro dibattito cui aveva assistito pochi giorni prima sempre in Emilia Romagna, regione che grazie al pragmatismo riformista del Pci seppe costruire un sistema di welfare d’avanguardia. Al teatro Ariosto di Reggio Emilia, nell’ambito della rassegna “La Repubblica delle idee” Mazzucato ha dialogato col direttore di Repubblica Ezio Mauroesponendo “dati empirici e concetti in grado di rovesciare la prospettiva da un punto di vista economico e innanzitutto culturale”.
Il percorso di comprensione e diffusione delle idee che ha affascinato il pubblico, secondo l’autore de “I panni sporchi della sinistra”, rappresenta un simbolico feedback, trattandosi della “risposta implicita all’invito rivolto da Piketty agli accademici: saper interagire con gli studenti-cittadini estendendo l’orizzonte dei programmi didattici in una reciproca emancipazione, contaminazione e scoperta”.
All’incontro di Reggio era presente in platea anche il segretario della Fiom e probabile futuro leader di sinistra Maurizio Landini: “Peccato che si tratti di concetti che non esistono – ha detto Landini – semplicemente sono estranei ai politici italiani”. Il commento di Santachiara sul blog è significativo:
”Sarà. Forse è proprio da idee emancipate e ambiziose, come il “siate realisti, chiedete l’impossibile” degli anni ’70 o se si vuole il più moderno e politically correct “stay hungry, stay foolish”, che il progetto progressista dovrebbe ripartire nella parte resiliente e inclusiva che non si è perduta nelle strade del carrierismo, dell’isolato snobismo o della miope divisione come in questo ventennio d’involuzione culturale della sinistra italiana”.
Movimenti, sindacati, partiti, intellettuali come Mazzucato e Piketty, saranno in grado di unire le complementari forze?
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