#MOBBASTA, è questo il nuovo grido dei militanti del Partito Democratico. Dal Piemonte alla Calabria, dal Veneto alla Campania passando per l’Emilia, la Toscana, il Lazio e la Puglia. E’ la nuova forma di protesta portata avanti da militanti e dai simpatizzanti del PD riuniti nella rete nazionale di OccupyPd, un movimento spontaneo della base, nato durante l’elezione del Presidente della Repubblica.
In quei giorni diversi circoli del Partito Democratico spontaneamente hanno dato vita ad occupazioni simboliche delle sedi in segno di protesta verso la dirigenza nazionale. “Siamo più di 101” era lo slogan di quei giorni. Un chiaro riferimento ai 101 franchi tiratori che, nel segreto dell’urna, non votando Romano Prodi a Presidente della Repubblica così come deciso all’unanimità nell’assemblea dei Grandi Elettori appartenenti al Pd, hanno di fatto ucciso il Partito Democratico. La questione dell’elezione del Presidente della Repubblica ha fatto uscire fuori tutte le contraddizioni del Partito Democratico. Un partito di capi corrente slegato dalla propria base. Mentre la maggioranza degli iscritti e degli elettori chiedeva a gran voce un Presidente garante della Costituzione e dell’Unità Nazionale così come sancito dall’art.87 Cost., i capi corrente del Pd, senza una chiara visione politica ma con il solo intento di salvaguardare il loro posto al sole, passavano in poche ore da un Presidente per le intese con il PDL sulle riforme istituzionali (Marini) ad un Presidente odiato dal centrodestra (Prodi) per poi riconfermare Napolitano per un secondo mandato.
Una cosa mai successa nella storia della Repubblica Italiana. E proprio in quelle ore i militanti si riunivano in assemblea nei circoli occupati, perché, si sa, i militanti del PD a differenza dei loro dirigenti, amano la discussione, amano il confronto. E proprio dal confronto OccupyPd cerca di trasformare la protesta in proposta. Più di 101 militanti provenienti da tutt’Italia si danno appuntamento l’11 Maggio con tanto di maglietta e volantini alla Nuova Fiera di Roma dove si tiene l’Assemblea Nazionale del partito, quella che elegge Epifani segretario. Reset della classe dirigente, congresso aperto e chiarezza sui tempi e gli obiettivi del governo Letta-Alfano. Queste le richieste principali di OccupyPd ai membri dell’Assemblea nazionale del Partito. Ma il partito è sordo. E così nei giorni successivi il nuovo segretario Epifani nomina una segreteria old style, si ritorna a parlare di congresso chiuso riservato ai soli iscritti, e i tempi e gli obiettivi del governo vengono dettati da Berlusconi e dai suoi problemi giudiziari. Ma OccupyPd va avanti nella speranza di poter cambiare davvero il Partito Democratico. E così seguono le Assemblee nazionali di Prato e di Bologna, quest’ultima conclusa con una richiesta di incontro ad Epifani. Ma ancora una volta il partito si dimostra sordo alle richieste del suo popolo. Molti dirigenti nazionali cercano di minimizzare questo movimento, alcuni ne parlano come se OccupyPd fosse l’avversario principale del Pd non capendo che non si tratta altro che di iscritti, militanti, dirigenti di periferia, non si tratta altro che del popolo del Pd, di quel popolo che è l’essenza stessa del Partito. Da li una serie di scelte incomprensibili per i militanti del partito. Il mancato appoggio alla mozione del vicepresidente della Camera Giachetti per l’abolizione del Porcellum e il ritorno al Mattarellum, la questione relativa all’acquisto degli aerei da guerra F-35, la sospensione dei lavori delle Camere in segno di protesta, perché di questo si è trattato, contro i giudici della Cassazione, fino ad arrivare a due giorni fa quando il Pd ha votato contro la sfiducia al Ministro Alfano presentata da SEL e M5S e ha minacciato espulsioni nei confronti dei tre ribelli che non hanno partecipato al voto in pieno dissenso con il resto del gruppo.
#MOBBASTA. Ora è davvero troppo. Cos’altro devono sopportare i militanti del Partito Democratico? Fino a che punto il Pd deve rinnegare sé stesso in nome della (falsa) responsabilità? E così, dopo una riunione notturna su Skype, gli attivisti di OccupyPd decidono di intraprendere una nuova iniziativa nazionale. A qualcuno viene in mente quanto scritto nell’appello di appartenenza al centrosinistra sottoposto agli elettori delle primarie di Novembre. Quell’appello strappato ormai in più occasioni dalla dirigenza nazionale del partito. Allora si decide di attaccare in un caldo weekend di Luglio quell’appello ormai strappato, quel documento che per gli elettori rappresentava un vero e proprio contratto, alle sedi dei circoli di tutt’Italia e di lanciare l’hashtag #mobbasta. La mobilitazione diventa subito molto forte. In pochi minuti #mobbasta diventa trend topic su Twitter. Centinaia di foto pubblicate da ogni parte d’Italia. I principali siti di informazione e testate giornalistiche nazionali parlano dell’iniziativa. Il plauso arriva da più parti. Pare che OccupyPd sia riuscito nel proprio intento: far capire ai cittadini italiani che un altro Pd ancora è possibile. Ma ecco che arriva la dichiarazione del “big” di turno: “Bisogna rinviare il congresso!”. E si. “Altrimenti cade il governo”. Il ritornello ormai è sempre quello. Sono mesi ormai che il Pd rinuncia al proprio ruolo, alle proprie politiche, alla propria storia, al proprio popolo. Altrimenti il governo cade. Altrimenti qualche poltrona salta. Altrimenti le postazioni di potere vengono meno. Altrimenti il Fioroni di turno non ha più il suo minuto di gloria settimanale sulla stampa.
Il congresso si deve celebrare. Subito. Senza ulteriori rinvii. Con primarie aperte agli iscritti ma anche ai tanti cittadini che si rivedono nel centrosinistra. Perché oggi c’è la necessità di rifondare il Partito Democratico. E il confronto deve riguardare sicuramente l’identità del partito, sicuramente la sua visione della società, sicuramente la situazione politica nazionale ed europea attuale. Si, proprio come accade in un partito normale in una democrazia normale.
di Renzo Russo – Promotore OccupyPd