di Alfonso Gianni
Non si può certo dire che il cammino per l’unità della sinistra sia semplice e lineare. Mi riferisco ovviamente alle forze e alle persone che si sentono e si collocano alla sinistra di un Pd che del campo della sinistra non fa più parte da tempo, per esplicita scelta del suo gruppo dirigente, in primis del suo segretario. Eppure tale cammino è in corso. Alcuni organi di stampa amano fare del gossip sull’argomento. Personalizzando le varie posizioni e contrapponendole come in una commedia dell’arte. Ognuno fa il suo mestiere, anche se sarebbe opportuno farlo meglio. E questo vale per tutti, nessuno, ma proprio nessuno escluso.
Sta di fatto che il “caso italiano”, di cui ormai parlano solo gli storici, si è completamente rovesciato. Siamo il paese dell’Unione europea dove la sinistra è più debole, o tra le meno consistenti sia in termini di consenso, misurato o no attraverso il termometro elettorale, che in quelli di forza nella presenza politica e nella vita sociale del paese. Conseguentemente in termini di organizzazione. Eppure, da quando “L’Altra Europa con Tsipras” raggiunse, anche se di pochissimo, quel quorum alle europee che permise un’inversione di tendenza nei confronti della coazione a ripetere la sconfitta, un nuovo percorso ha preso inizio fino a giungere alla condivisione di un breve documento che convoca un’assemblea nazionale per il 15-16-17 gennaio 2016. Il documento “Noi ci siamo, lanciamo la sfida“, è stato elaborato e condiviso da Act!, Altra Europa con Tsipras, Futuro a Sinistra, Partito della Rifondazione Comunista, Possibile, Sinistra Ecologia Libertà. Alle riunioni del tavolo hanno partecipato Sergio Cofferati e Andrea Ranieri.
Nel corso di quella assemblea verrà definita una carta di valori e un’agenda di impegni politici che – attraversando le elezioni amministrative, la raccolta di firme per i referendum già in preparazione contro l’Italicum, la cattiva scuola, lo sblocca Italia e il Job Act, nonché la celebrazione del referendum noTriv e quello contro la revisione della Costituzione messo in atto con la legge Boschi-Renzi – ci porterà nell’autunno del 2016 a dare vita a un nuovo soggetto politico della sinistra in grado di affrontare le prove dell’ impegno politico, sociale e elettorale che si imporranno.
Il cupo clima che si sta stendendo sull’Europa, a seguito degli attacchi omicidi dell’Isis e della risposta guerrafondaia e securitaria promossa da Hollande, richiedono una risposta nel contesto continentale e di ogni singolo paese, che imponga una svolta rispetto alle politiche dell’austerity e della fobia dei migranti, alle logiche di limitazione dei diritti e delle libertà, allo scatenarsi delle pulsioni di guerra su cui si orientano le attuali elites europee, delle quali il governo Renzi non è che un’articolazione. Se prima era in pericolo la tenuta dell’Unità europea a causa delle politiche economiche condotte, quelle che avevano ridotto la Grecia e il Portogallo al disastro (per citare due paesi che hanno saputo politicamente reagire), ora sono a rischio anche i più elementari principi di civiltà e convivenza a causa di questa sorta di Patriot Act che si vorrebbe assumere, nell’illusione peregrina che questo serva a sconfiggere il nichilismo dell’Isis.
I mercati mostrano di gradire e ringraziano, come dimostrano i bollettini azionari. Come si sa la guerra o il suo solo annuncio fa bene alla finanza. Se sommiamo questo al dilagare delle diseguaglianze visibili empiricamente, nonché oggetto di studio da parte di economisti che pur partendo da premesse diverse giungono alle stesse conclusioni, ovvero che il loro aumento genera ingiustizie sociali insopportabili, rende evidente la necessità della ricostruzione di una forza di sinistra che non guardi al passato, ma al futuro, facendo i conti con questo presente che mette a grave rischio la sopravvivenza materiale delle persone, la democrazia e la stessa vita del pianeta.
Dopo la firma di quel documento sono intervenuti nuovi elementi che dimostrano che il processo unitario è in atto ed è un obiettivo realistico. Lo ha evidenziato il successo della manifestazione al teatro Quirino di Roma – che non ci sarebbe stato o non in quei termini senza avere alle spalle quella intelaiatura che ho decritto – che ha visto la nascita di un gruppo parlamentare unito, pronto a dare battaglia in primo luogo contro un’iniqua legge di stabilità. Spiace che ancora non sia in grado di raccogliere tutti, come si vede dalla costituzione separata, come parte del gruppo misto, di parlamentari che si richiamano a Civati – che pure è tra i firmatari del documento già citato – o che provengono dal M5Stelle. Ma tutti i processi, quando sono reali, hanno i loro tempi per maturare. Purché non sia troppo. Intanto si produce una dipartita significativa di personalità di rilievo dal Pd. Sia a livello centrale che a quello locale. Saranno le elezioni amministrative a fornire la valutazione sul peso e la rilevanza di questi processi. Saranno anche le nuove liste a sinistra nelle prossime amministrative, cui si sta già lavorando, a misurare la capacità di essere un’alternativa credibile a Pd e a M5stelle, tale da riportare al voto chi se ne era allontanato e in gran numero.
Contemporaneamente procede la costruzione di una nuova “Coalizione sociale”, che ha come protagonista la Fiom (li vedremo in piazza contro la legge di stabilità a Roma il 21 novembre), e che può contare non solo su molte organizzazioni dell’associazionismo, ma soprattutto su quell’attivismo e protagonismo sociale diffuso e per ora anonimo che non ha mai cessato di esistere nel nostro paese e che reclama un fronte unificatore. Un tema complesso, poiché chiama in causa anche una rifondazione del sindacato, a fronte dei nuovi processi intervenuti nel mondo del lavoro, che hanno rotto le vecchie paratie fra lavoro dipendente e autonomo, fra posto fisso e precariato, fra lavoro intellettuale e manuale, creando una situazione socialmente inedita tutta da studiare e mettere alla prova. Se una coalizione sociale da sola non può risultare vincente, specie quando i temi che affronta sono di natura ormai sovranazionale, è ancora più vero che una sinistra priva di insediamento e chiaro riferimento sociale non può esistere se non nella fantasia. I due processi sono quindi destinati a contaminarsi e incrociarsi sempre più frequentemente, non sono confondibili né sovrapponibili, ma non possono ignorarsi. Soprattutto neppure le dichiarazioni sprezzanti di Renzi li possono cancellare.
da Huffington Post