Ieri ho pubblicato un articolo al fine di insinuare il dubbio circa l’esistenza e la praticabilità di una via terza sia rispetto alla criminale difesa dell’Europa così per come essa realmente oggi è, sia in relazione alla diffusa tentazione di rispondere ai gravissimi problemi attuali per il tramite della riscoperta di un nostalgico e aggressivo sciovinismo di ritorno (clicca per leggere). Molti miei lettori, in maniera garbata e argomentata, hanno espresso prevedibili perplessità al riguardo, invitandomi in buona sostanza a non scambiare il dato di realtà (la Ue in carne ed ossa che ora devasta la vita di popoli interi) con la speculazione accademica (intrisa di futuribili e indistinti scenari federativi destinati un giorno a trionfare per grazia e virtù dello Spirito Santo). Non mi sfugge l’efficacia comunicativa e la forza di attrazione epidermica che una rappresentazione di questo tipo sprigiona. Onde per cui, con spirito socratico, mi pare opportuno tornare sull’argomento. Preliminarmente voglio precisare una cosa. Non inseguo nessuna ambizione totalizzante, preferendo al contrario coltivare il dubbio sempre e comunque. Né trovo decoroso l’atteggiamento di chi, ridicolizzando i dogmi di fede altrui, se ne costruisce altri a proprio uso e consumo. Insomma, il dogma dell’infallibilità lo lasciamo volentieri a Papa Pio IX e ai suoi tanti epigoni laici e cattolici. Vi prego però di non scambiare questo atteggiamento quale sublimazione di una specie di relativismo-nichilista, volgarmente sovrapponibile con la prassi paracula tipica di chi dà ragione a tutti non credendo intimamente a niente e a nessuno. Non è il mio caso. La strada che conduce alla formazione del pensiero deve essere libera, aperta, plurale e scevra da sovrastrutture e pregiudizi. Ma il consolidamento del pensiero, proprio perché frutto di un tragitto faticoso e impervio, risulterà infine decisamente forte, granitico, fiero e sicuro. Tempo fa scrissi che l’applicazione cieca delle misure di folle austerità è funzionale al ritorno del nazismo (clicca per leggere). Oggi ne sono ancora più convinto. L’attuale Ue, matrigna e indegna, è pensata apposta per strappare dal cuore dei popoli un’idea di Europa pacifica, solidale e ricca. Consentendo a figuri spregevoli e miserabili come Olli Rehn di rappresentare l’Europa fattasi carne cosa volete che accada? Accadrà che le spinte centrifughe, già visibili, si gonfieranno fino al punto da far esplodere l’intera architettura comunitaria, divorata da una ondata di risentimento e di rancore, terreno di coltura perfetto per far nuovamente attecchire la mala pianta dell’autoritarismo belluino. “Le forze reazionarie hanno uomini e quadri abili ed educati al comando, che si batteranno accanitamente per conservare la loro supremazia. Nel grave momento sapranno presentarsi ben camuffati, si proclameranno amanti della libertà, della pace, del benessere generale, delle classi più povere. Già nel passato abbiamo visto come si siano insinuate dietro i movimenti popolari, e li abbiano paralizzati, deviati, convertiti nel preciso contrario. Senza dubbio saranno la forza più pericolosa con cui si dovranno fare i conti. Il punto sul quale esse cercheranno di far leva sarà la restaurazione dello stato nazionale. Potranno così far presa sul sentimento popolare più diffuso, più offeso dai recenti movimenti, più facilmente adoperabile a scopi reazionari: il sentimento patriottico. In tal modo possono anche sperare di più facilmente confondere le idee degli avversari, dato che per le masse popolari l’unica esperienza politica finora acquisita è quella svolgentesi entro l’ambito nazionale, ed è perciò abbastanza facile convogliare sia esse che i loro capi più miopi sul terreno della ricostruzione degli stati abbattuti dalla bufera. Se questo scopo venisse raggiunto, la reazione avrebbe vinto”. Questo passaggio, contenuto nel Manifesto di Ventotene (clicca per leggere), mi appare di estrema attualità. Invito infine i tanti scettici convintisi che le differenze culturali e linguistiche costituiscano un ostacolo insormontabile sulla strada della costruzione dell’Europa politica e democratica, ad approfondire il significato di “Stato federale”, magari riflettendo sulla bontà o meno della sintesi proposta da Alexander Hamilton: “Lungi dall’implicare una abolizione dei governi statali, (il sistema federale, ndm), li rende parti costituenti di una nazione sovrana, concedendo loro una diretta rappresentanza in Senato e lasciando nelle loro mani una buona parte della sovranità, Ciò corrisponde pienamente al concetto di governo federale in ogni possibile e ragionevole estensione del termine”. Esistono casi concreti, penso al civilissimo Canada, che dimostrano come la contemporanea presenza di elementi anglofoni e francofoni non pregiudichino affatto l’unitarietà e la funzionalità del sistema nel suo complesso. Non credo quindi che l’assimilazione forzata costituisca l’unica tragica via in grado di condurci verso gli Stati Uniti d’Europa. Tesi quest’ultima, brillantemente sostenuta da Rodion sulle pagine di questo blog (clicca per leggere). La Ue può oggi vessare i popoli proprio perché non è organizzata secondo le regole e i principi che reggono uno Stato autenticamente federale. La Ue è infatti una specie di informe confederazione che esclude i cittadini dai processi decisionali veramente rilevanti. E’ questa la principale stortura alla quale bisognerebbe al più presto porre rimedio.
di Francesco Maria Toscano
http://www.ilmoralista.it/2014/03/07/gli-antieuropeisti-veri-sono-quelli-che-difendono-questo-mostro-di-ue/