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Elogio di una minoranza. I presidi a tutela della legalità nell’Italia delle Larghe Intese.

“Non speriamo in una sentenza di colpevolezza, non siamo contro B. a prescindere, ma vogliamo ribadire che la legge è uguale per tutti”. E’ questo il messaggio del sit-in indetto a Roma dal Popolo Viola davanti alla sede della Corte di Cassazione. Lo ha precisato il portavoce Gianfranco Mascia in un video pubblicato da il Fatto Quotidiano.it. Ieri, però, erano davvero pochi – una ventina – i partecipanti al sit-in romano.

Tuttavia, pare che sia andata meglio nelle altre città. A Milano, in particolare, erano almeno cinquanta i sovversivi che hanno avuto l’impudenza di ricordare, davanti al Tribunale, che esiste un principio costituzionale da rispettare: quello di uguaglianza formale. I pericolosi rivoluzionari ci suggeriscono cioè che va recisamente difesa quella regola già contenuta nello Statuto Albertino del 1848, dove si leggeva che “tutti i regnicoli, qualunque sia il loro titolo e grado, sono uguali dinanzi alla legge”. 

“Le leggi sono come le ragnatele”, scriveva Plutarco nel I secolo d.C. Questa metafora rispecchia sempre di più la realtà attuale: esse imbrigliano i deboli e i poveri, mentre vengono spezzate dai potenti e dai ricchi. L’eguale soggezione alla legge di tutti i cittadini è una chimera.  Al contrario, gli italiani non sono per niente uguali davanti alla legge, perché è evidente che la nostra società si divide sempre più nettamente in due categorie umane: da una parte, quella dei ricchi di denaro che possono truffare, evadere il fisco, corrompere e riciclare denaro sporco liberamente e senza tema di punizione; e, dall’altra parte, quella dei poveri cristi che meritano la lapidazione anche soltanto per aver rubato dei polli. Dunque, i cinquanta cittadini milanesi ci suggeriscono che siamo tornati indietro di almeno due secoli e che se vogliamo vivere in un paese più civile, dobbiamo cercare almeno di attuare un principio dello Stato liberale ottocentesco.

Ieri pomeriggio quei cinquanta agitatori leggevano la Costituzione e Calamandrei in una città pressoché indifferente. Massimiliano Panarari ha ragione da vendere nel suo Elogio delle minoranze: questi gruppetti di cittadini coscienti riusciranno a migliorare il nostro povero Paese!

 

di Andrea Leccese

Scritto da Redazione

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