“Il Partito Democratico è un partito federale costituito da elettori ed iscritti“. Così recita l’art.1 dello Statuto del Partito Democratico. Fino ad oggi uno dei testi normativi più modificabili e modificati del XXI secolo. Esemplificativa è la questione della separazione o meno della carica di Segretario da quella di Premier.
L’articolo 3 co.1 dello Statuto PD parla chiaro: “Il Segretario nazionale rappresenta il Partito (…) ed è proposto dal Partito come candidato all’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri“. Nonchè l’articolo 18 co.8: “Qualora il Partito Democratico aderisca a primarie di coalizione per la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri è ammessa, tra gli iscritti del Partito Democratico, la sola candidatura del Segretario nazionale“. Tali regole sono state per la prima volta sospese il 6 ottobre 2012, con una larga maggioranza, per permettere a tutti gli iscritti, soprattutto a Matteo Renzi, di partecipare alle primarie di coalizione. Oggi 2013, incredibilmente, Renzi invoca l’interpretazione fedele dello Statuto, sottolineando che chi sarà Segretario sarà anche Premier. Sembra incredibile, sono passati solo pochi mesi, ma a seconda delle situazioni e della convenienza politica, le norme dello Statuto PD vengono stravolte e sommerse da critiche e discussioni. Protagonista in questi giorni è stata un’altra regola. L’argomento scottante dell’ultima Direzione PD, svoltasi venerdi 26 luglio, è stata infatti la modalità d’elezione del Segretario Democratico. Ho già citato l’articolo 1, che lascia pochi dubbi: l’elezione spetta a iscritti ed elettori. Ancora più chiaro rispetto all’articolo 1 è l’art.2. Il co.3 spiega cosa si intende per “Elettori-Elettrici“: “persone che dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del Partito, di sostenerlo alle elezioni, e accettino di essere registrate nell’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori”. Il co.4 continua elencando i diritti degli elettori nella vita del Partito, tra cui spicca per chiarezza la lettera a) : hanno diritto di “partecipare alla scelta dell’indirizzo politico del partito mediante l’elezione diretta dei Segretari e delle Assemblee al livello nazionale e regionale”. La chiarezza dello Statuto a quanto pare, però, non è un ostacolo o un limite. In Direzione, venerdi, si è formato un asse formato da Epifani (voci interne lo vogliono interessato a riconfermare l’attuale carica), dal Premier Letta, da Bersani e da Franceschini. Quest’ultimo si è reso portavoce del gruppo con questa dichiarazione: “il Segretario lo eleggano solo gli iscritti. Le primarie aperte- spiega – sceglieranno il candidato premier. La regola segretario-candidato premier era adatta a una fase di bipolarismo. Ora serve una regola per una fase in cui servono alleanze“, in piena controtendenza rispetto a quanto dichiarava nel 2009, quando sfidando Bersani invocava un Partito Aperto (http://www.youtube.com/watch?v=cQTFR3AnJOk). Zoggia ha confermato la tesi di Franceschini, parlando del rischio di possibili infiltrazioni da parte del PDL, senza ricordare che con il PDL ci stanno governando, ma questi sono “dettagli”. La dichiarazione dell’ex Margherita ha scatenato la protesta furiosa di alcuni esponenti tra cui Rosy Bindi, Giachetti, Civati. La Bindi ha sottolineato la necessità delle Primarie aperte per un “Congresso competitivo”. Senza pensare che stando ad Agi.it, i tesserati PD del 2012 sono circa 500mila rispetto ai circa 9milioni di elettori che hanno scelto il PD alle politiche del 2013 (senza parlare dei 12 milioni di elettori del 2008, il PD ha disperso più di 3 milioni di voti in 5 anni). Sono dati troppo evidenti da prendere in considerazione. Per fortuna, almeno sul fatto di indire il Congresso entro l’anno, non ci sono stati problemi. Il segretario Epifani, infatti, ha esordito in Direzione indicando come data ideale il 24 novembre. Giorni fa aveva fatto scalpore la dichiarazione di Fioroni, che chiedeva un rinvio di 18 mesi per favorire e facilitare il corso del Governo Letta.
Dopo la lunga e accesa discussione in Direzione alla fine si è deciso di non decidere. Le divisioni sono troppe circa la data e le modalità d’elezione. Il tutto è stato rinviato tra una settimana, una settimana delicata per il Governo Letta per via della sentenza tanto attesa dal Governo e soprattutto da Berlusconi. Intanto la discussione continua e continuerà a lungo e si fa sempre più rovente.
La “liquidità” alla Bauman,invocata sin dal 2007 da Veltroni, sin ora si vede solo circa le Regole sempre più fluide,precarie e modificabili. E pensare che l’art.42 dello Statuto PD delinea uno “Statuto rigido” in cui le modifiche si approvano a maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea Nazionale e, se non si raggiungono i 2/3, è sempre possibile sottoporre tali modifiche a referendum interno. Gli addetti ai lavori, numeri alla mano, sostengono che l’asse Epifani-Franceschini-Letta-Bersani non ha la maggioranza necessaria in Assemblea per modificare lo Statuto. Ma, come testimonia la sospensione dell’ottobre 2012 dell’articolo 18 dello Statuto, che ha permesso la candidatura di Renzi, il pericolo non sono le modifiche, difficili da raggiungere, ma le Deroghe ad hoc, sospensive per un certo periodo delle regole dello Statuto. Il problema è che qui non si rischia solo di sospendere l’articolo di uno Statuto, il rischio è la sospensione della vita democratica del centro-sinistra italiano.
di Antonio Sicilia
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