Sembra che l’appello di Barbara Spinelli per una lista alle elezioni europee collegata alla candidatura di Alexis Tzipras per la presidenza della Commissione Ue stia incontrando molto interesse in alcuni ambienti intellettuali e politici del nostro paese.
Il ragionamento che si fa è più o meno questo: l’Europa così com’è appare sempre più in preda ad una malattia autoimmune, tutte le sue forze sono protese a distruggere se stessa, a negare una prospettiva di futuro alle nuove generazioni; finora la lotta all’austerità ha visto solo il protagonismo di forze di destra, che l’hanno declinata in chiave regressiva.
Ragionamento condivisibile, non c’è dubbio. C’è il rischio che le prossime elezioni per il rinnovo del parlamento di Strasburgo, in assenza di una proposta democratica e di sinistra di fuoriuscita dalla gabbia dell’austerità, facciano registrare un’affermazione record di movimenti e partiti populisti, nazionalisti, neofascisti, xenofobi, razzisti, in tutta Europa, Italia compresa.
Tra il pigro, o interessato, europeismo di maniera e le pulsioni neoautoritarie della galassia populista c’è bisogno, allora, di una proposta politica che contrapponga alla religione del pareggio di bilancio l’idea di un’Europa sociale, in cui l’uomo, il lavoro, i diritti, la dignità, vengono prima di un decimale di deficit sul Pil.
In Italia tale esigenza è ancora più stringente, stante il dissolvimento cui è andata incontro la sinistra politica in questi anni. Il problema è, tuttavia, come e da dove partire. Le recenti esperienze di liste unitarie a sinistra sono state un disastro, e su questo concordiamo tutti. Penso che siamo tutti d’accordo anche sul fatto che mai più una lista unitaria della sinistra alternativa potrà essere costruita in camera caritatis da piccole oligarchie autoreferenziali, com’è accaduto con la disgraziata vicenda di Rivoluzione civile.
Più persuasiva, da questo punto di vista, si presenta la proposta, avanzata dalla stessa Barbara Spinelli, di dare vita ad una lista civica nazionale, aperta, inclusiva, in cui possano ritrovarsi “cittadini attivi”, intellettuali, uomini e donne espressione di forze politiche e movimenti che si sono distinti in questi anni per le loro battaglie sociali, contro le politiche neoliberiste e pro-cicliche dei governi che si sono succeduti in questi anni. Una lista non costruita a tavolino dai leader dei cosiddetti “partitini” della sinistra radicale, ma nemmeno chiusa al loro contributo paritario, che non potrebbe essere unicamente di idee, beninteso. Voglio essere più esplicito: credo che Flores d’Arcais sbagli quando punta l’indice contro alcune formazioni della sinistra, a cominciare da Rifondazione comunista, asserendo apoditticamente che un’alleanza con esse sarebbe di per sé fatale ad un progetto politico-elettorale come quello proposto dalla Spinelli.
Proprio l’esperienza di Syriza dimostra come una buona sintesi tra movimenti e forze organizzate da un lato e società civile dall’altra possa rivelarsi oltremodo proficua in termini elettorali. Nel caso specifico poi, stiamo parlando di soggetti politici che appartengono al partito della Sinistra Europea, proprio il raggruppamento delle forze della sinistra antiliberista che all’ultimo congresso di Madrid hanno scelto Alexis Tzipras come candidato unitario alla presidenza della Commissione. Circostanza, questa, che pone anche dei problemi “pratici” in ordine al profilo che la lista dovrebbe assumere. Ma tant’è’è.
Casomai il vero problema è il “come”, ed in che tempi, si arriva a strutturare un progetto di questo tipo. La mia opinione è che nel più breve tempo possibile debba essere lanciato un manifesto per la lista a sostegno di Alexis Tzipras, i cui promotori potrebbero essere, come è stato per la manifestazione del 15 ottobre scorso, un gruppo di intellettuali, con in testa la stessa Barbara Spinelli. Il tempo di raccogliere le dovute adesioni, in forma individuale o collettiva, e via subito con un grande appuntamento nazionale, molto partecipato, migliaia di persone che si danno appuntamento a Roma, per il varo del nuovo soggetto politico-elettorale. Per le candidature, essendo previste le preferenze, non ci sarebbe il problema di accaparrarsi posizioni di vertice nelle liste per garantirsi un’elezione sicura: sceglierebbero i cittadini chi mandare a Strasburgo. Chi candidare? Ampio spazio a giovani, donne, intellettuali, portatori di esperienze di lotta e di solidarietà, personalità significative del mondo della cultura, dirigenti politici di prestigio.
Sui contenuti non tutti la pensiamo esattamente allo stesso modo, si sa. Ci sono diverse opinioni sull’Euro, sulla necessità o meno di una maggiore integrazione politica e sul suo significato, ci sono tra noi europeisti spinti ed europeisti prudenti, anche qualche disilluso. Siamo però tutti d’accordo che l’Europa mercantilista a trazione tedesca, che ha nell’ossessione del deficit la sua cifra essenziale, che risponde alla crisi con politiche recessive, che impone tagli alla spesa sociale e destruttura il mercato del lavoro solo a vantaggio dell’impresa, che salva le banche impoverendo la popolazione, che priva i più deboli, bambini compresi, dell’assistenza sanitaria, che non valorizza l’intelligenza e la competenza dei giovani, che usa la crisi, insomma, come metodo di governo, per ridistribuire verso l’alto la ricchezza, deve essere cambiata, profondamente cambiata. Ed è quello che pensa in fondo la maggioranza del popolo italiano.
Non vorrei però, e sono sicuro che sono in tanti a pensarla come me, che nel mentre si discutesse su chi dovrebbe – o non dovrebbe – salire a bordo della nave, la stessa si inabissasse prima ancora di rompere gli ormeggi. Col risultato di lasciare a Grillo, a Berlusconi, a Salvini, alla ricomposta ciurma postmissina dei vari Alemanno, Meloni, La Russa, il compito di rappresentare l’Italia stremata dal combinato disposto di crisi ed austerità di questi anni.
di Luigi Pandolfi
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