Anna Laura Orrico: Cultura, innovazione, giovani e beni comuni le parole d’ordine della campagna elettorale.
No, assolutamente. Fino ad una settimana fa facevo la mia vita quotidiana, lavoravo per la mia azienda e su progetti di imprenditorialità giovanile e valorizzazione dei beni comuni verso i quali sto puntando da diversi anni. Credo che l’investimento necessario in questo paese e in Calabria sia quello verso le giovani generazioni. Abituare i giovani a mettersi in gioco, a sviluppare il proprio talento e la creatività per se stessi e per il territorio nel quale vivono perché troppo spesso si cresce al Sud con la consapevolezza che non ci siano opportunità a causa della ‘ndrangheta e della cattiva politica. Da una settimana a questa parte il mio mondo è completamente cambiato, però mi sono resa conto di quanta stima e quanto affetto io abbia costruito nei 10 anni che sono tornata in Calabria. Questa stima da una parte mi carica di responsabilità e dall’altra di entusiasmo.
Si, una grande responsabilità. Far parte dei candidati selezionati per il loro curriculum mi ha fatto sentire orgogliosa di essere italiana. Ho capito che stiamo costruendo una classe dirigente diversa che applica alla politica l’esperienza che ha accumulato con il proprio lavoro.
Fa un bell’effetto perché significa che in Calabria i cittadini vogliono tornare a votare in maniera libera, provando a dare fiducia ad una persona giovane che lavora e opera professionalmente nel Sud. Se i sondaggi dicono questo è perché i calabresi sono un po’ stufi di vedere sempre le solite facce, vogliono capire cosa può fare una persona che viene dal basso e nonostante non abbia un’esperienza politica ha cultura politica.
Un argomento di cui non si discute mai nei salotti della politica come sui media è che in Calabria il settore dell’innovazione digitale ha zero disoccupazione. I giovani che studiano nelle nostre università che si occupano di itc o studiano professioni nuove attraverso il digitale trovano lavoro prima di terminare gli studi. Questo è un settore sul quale in Calabria bisogna investire in maniera sana e trasparente. Se la Calabria avesse usato correttamente i fondi europei potremmo essere una piccola Svizzera o una piccola Svezia.
Ci sono tantissimi giovani di talento con idee innovative. Ci scrivono in tanti giovani e noi proviamo ad orientarli verso gli strumenti, competenze e partnership che possono essere utili a realizzare il loro progetto. C’è tanta creatività e tanto talento ma mancano gli spazi di ascolto per queste idee. Come Talent Garden siamo diventati un riferimento, non solo per i giovani ma anche per gli adulti, ci confrontiamo sulle idee e cerchiamo di capire come realizzarle.
Noi proponiamo il reddito di cittadinanza per dare la possibilità sia a chi è fuori dal mercato del lavoro, oppure a chi deve rientrarvi, di formarsi e di aggiornarsi. Bisogna intervenire sulle pensioni perché la maggior parte delle sacche di povertà riguardano le persone anziane, il nostro obiettivo è di creare una pensione di cittadinanza che sia almeno di 780 euro. Aiutare le famiglie prevedendo aliquote iva al 4% sui prodotti per l’infanzia, rimborsi per asili nido e babysitter. Nuove regole sulla fiscalità e sulla redistribuzione degli introiti fiscali. Interverremo sul salario minimo affinché ogni cittadino che lavori abbia garantito il minimo indispensabile per condurre una vita dignitosa. Per le fasce più deboli, inoltre, abbiamo previsto l’estensione dagli 8.000 euro attuali fino a 10.000 euro della no tax area.
Gli investimenti in cultura li ritengo utili. L’Italia possiede il 60% del patrimonio culturale mondiale. In parte è naturale in parte lo ha generato la creatività e il genio degli italiani. La Calabria che appartiene alla Magna Grecia non può dimenticare questo patrimonio. Bisogna investire fortemente nelle imprese culturali, nell’industria creativa, nel digitale utilizzando le nuove tecnologie nell’ambito dei musei o scavi archeologici. Bisogna puntare sul turismo culturale e sull’ indotto economico. Puntare sui distretti culturali e turistici.
Su Gioia Tauro la politica calabrese specula da decenni. Tutti continuano a dire che il porto può essere il volano della Calabria mentre in realtà, al momento, è fortemente condizionato dai traffici di droga che vi passano attraverso. Se vogliamo un porto che si riveli nodale nel Mediterraneo, e se vogliamo che arrivino investimenti, dobbiamo emanciparlo dalla ‘ndrangheta. È una condizione necessaria e indispensabile se vogliamo pensarlo in termini di sviluppo. Gli investitori stranieri non possono accettare che un porto come quello di Gioia Tauro sia collocato in un’area completamente isolata dove ‘ndrangheta e corruzione impediscono alle aziende sane di nascere e svilupparsi. Se vogliamo, quindi, che diventi davvero uno snodo del commercio internazionale e diventi centrale nella logistica dei trasporti che attraversano il Mediterraneo, non possiamo dimenticarci della Piana di Gioia Tauro, dove devono poter nascere aziende in grado di offrire servizi logistici di altissimo livello, e del problema delle infrastrutture in Calabria che collocano la nostra regione come “impossibile” da raggiungere sul piano della logistica. La politica poi deve fare la sua parte nel fare sedere la Calabria nei tavoli nazionali e farla contare di più affinché si parli dello sviluppo dell’intera area di Gioia Tauro e non soltanto del porto.
L’Unione Europea deve essere rivista sotto diversi aspetti. L’Italia deve farsi rispettare un po’ di più. Siamo tra i sei paesi fondatori e dobbiamo riappropriarci di quel ruolo discutendo delle politiche europee e delle regole economiche. Al tempo stesso l’Unione europea è un grande vantaggio per i cittadini. Io appartengo alla generazione dei programmi Erasmus e Leonardo che hanno consentito a tanti giovani di viaggiare, fare esperienza e acquisire conoscenza. In Europa dobbiamo essere più incisivi ritornando ad essere protagonisti nelle dinamiche di politica estera.
Se gli stati sono in grado di riequilibrare i poteri all’interno dell’Unione si può costruire una forma di tutela più ampia e più forte dei diritti. Ci sono alcuni modelli in Europa che funzionano di più rispetto a quello italiano. Questa eccessiva apertura verso la Cina o altri paesi dove il lavoro è sfruttamento non ci ha giovato, ma non vi è dubbio che la questione vada affrontata nel contesto delle regole commerciali europee e mondiali.
Nei contesti di emergenze umanitarie ritengo sia da preferire alle forze militari una cooperazione internazionale intelligente che aiuta quelle persone e quei luoghi a ritornare ad essere dei paesi equilibrati. Sono una convinta pacifista, credo che in alcuni casi la presenza militare delle Nazioni Unite o della Nato sia stata da ostacolo alla costruzione della pace. Le azioni militari devono essere predisposte come ultima ratio, nei casi di rischio di sicurezza delle minoranze etniche o altre situazioni di integrità territoriale.
Tutto questo è molto preoccupante, manca un orientamento etico alla politica mondiale. Oggi i cittadini sono spaventati dagli allarmismi diffusi dai media che da cose reali. Questo porta la classe politica a rispondere con azioni difensive estreme. Il riarmo non è certo una mossa intelligente. Non è trascorso neppure un secolo da Hiroshima e si rischia di ritornare a quegli estremi. E’ necessario riordinare gli assetti mondiali riproponendo gli esempi etici di quei leader che hanno costruito la pace in tanti paesi del mondo.
La bellezza del Movimento 5 stelle è quella di essere partiti dalle cose semplici. Hanno dato voce a chi non l’aveva nella politica nazionale profondamente condizionata dalle lobby. Sono attenti alle questioni concrete: lavoro, servizi sanitari, scuola. Questo non è populismo ma dare voce alla gente dal basso come dovrebbe essere la politica. La politica non va fatta nelle stanze chiuse ma ci si deve confrontare con i cittadini. Il Movimento ha l’ambizione di diventare una forza politica di governo per realizzare le istanze dei cittadini stanchi della politica assistenzialista. Per questa ragione si è aperto a quelle persone che possono portare in politica il loro vissuto concreto. Sono pronta ad accogliere questa sfida forte dell’esperienza maturata sul campo della mia attività professionale.