di Stefano Zecchinelli
L’origine della violenza centroamericana risiede nella guerra civile, scatenata dal neocolonialismo USA, degli anni ’70 ed ’80 che provocò la migrazione forzata d’oltre un milione di persone. In Nicaragua, la vittoria della Rivoluzione sandinista spinse i mercenari delle Contra a fuggire negli Stati Uniti riorganizzando le attività criminali sotto l’ombrello protettivo della malavita organizzata nord-americana. I nuovi migranti, costretti a vivere nella clandestinità, organizzarono dei veri e propri gruppi paramilitari in quanto strumento d’autodifesa nei confronti delle altre gang, dandosi al banditismo ed al narcotraffico. Le carceri, fra faide interne e reclutamento degli spacciatori, si trasformarono nella palestra ideale per migliaia d’emarginati privi, nella classista società statunitense, di prospettive sociali. Nel 1996 l’FBI, invece di smantellare queste organizzazioni, pensò di ritrasferirle nei paesi d’origine, permettendo allo Stato Profondo ‘’yankee’’ d’utilizzarle in un secondo momento. Il nemico principale era il Nicaragua sandinista, nazione antimperialista (così l’ha definita il presidente Daniel Ortega) impegnata nella costruzione d’un polo egemonico (geopolitico) alternativo.
La principale gang, socia in affari delle destre neoliberiste, è la Mara Salvatrucha (MS-13). Il sociologo Riccardo Achilli con un eccellente articolo ha individuato alcune caratteristiche di questa organizzazione criminale, attiva su scala pan-planetaria: “Si tratta di una vera e propria gang globalizzata, che sfrutta la globalizzazione per reclutare membri fra i giovani immigrati, e per commerciare droga, armi e prostitute lungo le rotte commerciali mondiali, oppure per organizzare la tratta dell’emigrazione clandestina verso gli USA attraverso il Messico ‘’.
La sua ‘’struttura flessibile’’, la complessa articolazione in cellule, permette alla Mara d’adattarsi ai diversi contesti nazionali, contribuendo alla globalizzazione del crimine. Ciononostante, il Nicaragua sandinista nel 2017 sradicò definitivamente la gang tirandosi addosso l’odio dei narcotrafficanti al servizio dell’Impero. Il braccio destro di Pablo Escobar, Jhon Jairo Velásquez Vásquez, alias Popeye, rimesso in libertà dal governo colombiano ha dichiarato che: ‘’I sandinisti sono peggiori di Somoza’’ .
La ricomparsa della Mara non è casuale; la fazione neoconservatrice della oligarchia USA vuole trasformare lo Stato sociale sandinista in un regime fallito rovesciando un governo patriottico democraticamente eletto. Le armi di Washington sono, malgrado un secolo di sconfitte, sempre le stesse.
Pochi mesi fa il giudice nicaraguense, Luis Pérez Olivas, diede la notizia dell’arresto di Óscar Antonio Rivas Carrillo, alias “El diablo”, capo della Mara coinvolto in attività anti-governative. Seguendo la magistratura del paese, ‘’El diablo’’ riceveva 300 dollari settimanali per alimentare il teppismo d’orientamento ‘’neofascista’’. Nella fattispecie, i sottoposti del ‘’Diablo’’ ricevettero l’ordine di distruggere edifici pubblichi, assassinare gli esponenti più importanti della gioventù sandinista e riprendere la distribuzione della droga. Un colpo di stato delegato alla mafia ‘’locale’’ la quale, dopo il cambio regime, verrebbe inquadrata nel ‘’riformato’’ esercito regolare.
I sandinisti sono in disaccordo con l’approccio elitario (quindi dedito alla repressione indiscriminata) anti-gang della Drug Enforcement Agency (DEA), inefficiente perché non coglie l’origine sociale (di classe) del fenomeno, adottato dai paesi ‘’alleati’’ degli Stati Uniti. Al contrario, il presidente Daniel Ortega creò delle apposite milizie cittadine le quali, collaborando con le forze della sicurezza nazionale, nel giro di non pochi anni hanno smantellato le cellule eversive; MS-13 ed M-18, da mafie spietate divennero organizzazioni criminali, di fatto, fallite. Stato di diritto, tolleranza zero per gli spacciatori e diritti sociali; questa è la ricetta di Ortega contro MS-13 e M-18, misure in parte applicabili anche nel contesto europeo.
La violenza della MS-13 si inserisce in un contesto globale; alleata strategica dell’estrema destra venezuelana, dopo una attenta disamina delle documentazioni è doveroso definire le gang delle proiezioni (non soltanto regionali) dello Stato Profondo USA. Il giornale Mision Verdad ritiene (giustamente) che le gang anti-governative facciano capo alla medesima centrale di comando.‘’In Venezuela, ad esempio, il piano del golpe colorato fu gestito con il supporto del paramilitarismo colombiano, specialmente nei punti caldi della guarimba negli stati di confine come Táchira e Zulia. In Nicaragua, sono le bande e le Maras, costituite nei Paesi vicini, ad accorrere all’appello degli interessi transnazionali. È proprio il loro modo di operare che suggerisce la sua paternità della scia d’orrore di oltre 170 morti dovuti alla guerra irregolare in corso’’. La prassi è pressoché identica: ‘’Sequestrare ed imbavagliare le vittime per picchiarle, minacciandole di morte e registrare le azioni che successivamente diffondono sui social network, evocano le tattiche terroristiche che le bande paramilitari applicano in altri Paesi’’. L’intimidazione, il banditismo e gli atti vandalici sono funzionali alla creazione d’un, vero e proprio, esercito privato al servizio dell’oligarchia vendi patria.
Come è avvenuto in Libia e Siria, l’imperialismo occidentale cerca di smantellare gli Stati sovrani alleandosi con organizzazioni criminali di diverso orientamento ideologico: il fondamentalismo sunnita contro il panarabismo laico; le gang (MS-13 e M-18) contro il nazionalismo progressista sudamericano. Una guerra per procura, egemonizzata dal neocolonialismo ‘’yankee’’, contro le nazioni impegnate nella costruzione d’un mondo multipolare fondato sulla cooperazione e la solidarietà sociale. Con la deportazione forzata degli anni ’90, Miami e Los Angeles divennero due avamposti strategici del golpismo neoliberista. Una macchina del crimine che, partendo dall’America Latina, arriva in Europa insanguinando le metropoli occidentali teatro di scontro della faida fra MS-13, M-18 e la meno conosciuta Latin King. La guerra dei narcotrafficanti, alimentata da Washington e coraggiosamente combattuta dal governo neo-sandinista, non può lasciarci indifferenti.