Alle porte di Damasco, nell’abitato si parla ancora la lingua di Gesù. Secondo quando sostiene l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), i ribelli siriani hanno preso definitivamente il controllo della città di Maalula, luogo simbolo del cristianesimo orientale alle porte di Damasco, da giorni stretta tra le forze governative fedeli ad Assad e i ribelli.
Mercoledì 4 settembre un gruppo di miliziani del gruppo al Nusra, legato ad Al Qaeda, attraverso un azione suicida, aveva fatto saltare il posto di controllo dell’esercito siriano, entrando nell’abitato.
Maalula è un piccolo villaggio di case arroccato ai piedi della montagna del Kalamoun, alle porte del Libano. Gli abitanti di Maalula ancora oggi parlano l’antico Aramaico del primo millennio d.C., lingua parlata da Gesù, in quanto linguaggio utilizzato dalla maggioranza della popolazione siriana prima della conquista islamica.
Nei giorni scorsi le chiese sono state fatto oggetto di saccheggi, come pure i monasteri di San Sergio e Bacco e di Santa Tecla, martiri del cristianesimo. Nei giorni scorsi gli abitanti di Maalula avevano scritto una lettera al Congresso americano, per denuciare le aggressioni subite dai ribelli ed il rischio di essere cacciati dalle loro terre.
Ora i tremila abitanti, in maggioranza cristiani ortodossi, sono davvero isolati, a rischio di rappresaglie. «Abbiamo portato i bambini, 27 orfani abbandonati, nelle cantine – ha raccontato una suora di Santa Tecla – così sono protetti e non si spaventano quando arrivano i colpi di mortaio».