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La minaccia nucleare al tempo della crisi. L’incontro per il disarmo nucleare presso le Nazioni Unite il 26 settembre 2013

Il 26 settembre 2013 si è tenuto a New York il primo high level meeting dell’Assemblea Generale dedicato appositamente al tema del disarmo nucleare: in questa sede i vertici delle Nazioni Unite hanno più volte sollecitato i Paesi membri all’adozione di rinnovate misure per liberare il mondo dalla minaccia rappresentata dalle armi nucleari. La crescente complessità delle odierne minacce globali alla sicurezza e la natura spesso fortemente polarizzata del dibattito sul disarmo nucleare, tuttavia, hanno dimostrato ancora di rappresentare degli aspetti problematici che, di fatto, limitano i progressi della cooperazione internazionale in materia. Durante quello che è stato il primo incontro ad alto livello mai tenuto dall’Assemblea Generale dedicato appositamente al tema del disarmo nucleare, i più alti funzionari delle Nazioni Unite hanno più volte sollecitato i Paesi membri all’adozione di rinnovate misure per liberare il mondo dalla minaccia rappresentata dalle armi nucleari. Quando l’Assemblea Generale si riunì in seduta inaugurale il 10 gennaio 1946 a Londra, nella sua prima risoluzione erano state richieste proprio delle “specific proposals for the elimination from national armaments of atomic weapons and all other major weapons adaptable to mass destruction”: il mondo, infatti, era stato recentementetraumatizzato dagli orrori delle armi atomiche e non vi era minaccia più grande che si potesse immaginare per la pace e la sicurezza internazionale.

Sessantotto anni dopo, gli Stati membri sono tornati a riunirsi per la prima volta in una riunione ad alto livello su questo tema fondamentale: “we do so against a backdrop of weapons of mass destruction and the technology to produce them having become commonplace and the danger of proliferation very real”. Qualcuno potrebbe obiettare che il disarmo nucleare è poco più che un sogno. Ma ignora i benefici tangibili che il disarmo è in grado di offrire a tutta l’umanità“, come il Segretario Generale Ban Ki-moon ha detto nel corso della riunione. “Il suo successo può rafforzare la pace e la sicurezza internazionali, libererebbe vaste risorse per lo sviluppo sociale ed economico, promuoverebbe lo stato di diritto, sarebbe di fatto fondamentale per la conservazione ambientale e contribuirebbe ad evitare che materiali nucleari cadano nelle mani di gruppi terroristici o estremisti. Infine, eliminerebbe il grado di paura che offusca tutta l’umanità dalla loro comparsa“. In particolare, il Segretario Generale ha fatto appello agli Stati dotati di armi nucleari affinché intensifichino i loro sforzi di cooperazione con la Comunità Internazionale.

A tal proposito il Segretario Generale ha richiamato in particolar modo la Corea del Nord, perché dimostri il proprio impegno verso una verificabile denuclearizzazione, ed ha anche esortato l’Iran a svolgere il suo impegno per migliorare la trasparenza del suo programma nucleare. Ban Ki-moon ha inoltre esortato i Paesi che non l’hanno ancora fatto ad aderire al trattato ONU sulla non proliferazione delle armi nucleari (TNP), così come il trattato per la totale messa al bando dei test nucleari (CTBT).1 Il Segretario Generale ha messo in rilievo, infine, il suo personale continuo impegno per lo studio di sistemi per far progredire gli sforzi di disarmo e sostenere quelli già esistenti, tra cui il piano in cinque punti proposto nel 2008 che include le raccomandazioni in materia di sicurezza, verifica e trasparenza al fine di istituire un quadro giuridico unitario per il disarmo nucleare e la armi convenzionali.2

Il Presidente dell’Assemblea Generale, John Ashe, ha ricordato agli Stati il legame esistente tra l’agenda post-2015 per lo sviluppo ed il disarmo nucleare, sottolineando che riservare meno risorse alle scorte di armi si tradurrebbe verosimilmente in maggiori risorse per lo sviluppo: “As we put time, resources and energy into maintaining and expanding this ever increasing weaponry complex, we divert resources from education, healthcare, poverty reduction, and the overall goal to move towards more sustainable development. I urge you to devote part of the resources  made available by the implementation of disarmament and arms limitation agreements to economic and social development.”.3

Ancora, Ashe ha osservato che, benché l’Assemblea Generale abbia ripetutamente e provato il suo impegno concreto per il disarmo nucleare attraverso numerose risoluzioni, trattati ed iniziative, un progresso significativo non è stato ancora raggiunto. In questo contesto, ha dunque fortemente esortato gli Stati membri a rinnovare e rafforzare il loro impegno per raggiungere questo obiettivo: “Today’s historic high-level meeting provides an opportunity to honour the vision of the Millennium Declaration and to renew our commitment to a world free of fear. Building on today’s meeting and the work many of you are already doing, we can make significant progress – to advancing the agenda before us and to creating a world that honours what we all truly value: security, prosperity and peace and human wellbeing“.4  

 

Gli interventi degli Stati

Riflettendo la crescente complessità delle odierne minacce globali alla sicurezza e la natura spesso fortemente polarizzata del dibattito sul disarmo nucleare, nei numerosi interventi degli Stati sono stati più volte messi in luce gli aspetti problematici di tale processo e gli interessi politici spesso divergenti che, di fatto, lo limitano.5 Il neo-eletto presidente dell’Iran Hassan Rouhani, parlando a nome del Movimento dei Paesi Non Allineati, ha dichiarato nello statement di apertura dei lavori che il mondo ha atteso troppo a lungo per il definitivo compimento del disarmo nucleare ed ha sottolineato che la detenzione a tempo indefinito di armamenti nucleari non può più essere tollerata, né la loro completa eliminazione può essere ulteriormente ritardata con la scusa di esigenze di stabilità strategica.

Dato che il disarmo nucleare e la non proliferazione sono fenomeni che si rafforzano a vicenda, essi, quindi, sono obiettivi che dovrebbero essere perseguiti simultaneamente, non uno a scapito dell’altro; il detargeting , il de-alerting o la riduzione del numero di armi nucleari non costituiscono, di fatto, un sostituto per la loro totale eliminazione. In attesa del giorno in cui le armi nucleari verranno eliminate è auspicabile, dunque, che gli Stati membri dotati di armi nucleari si astengano da qualsiasi minaccia o uso di armamenti atomici contro uno Stato non dotato di armi nucleari, in qualsiasi circostanza. Inoltre, le notifiche e le comunicazioni relative sulle garanzie di sicurezza negative risultano essere inadeguate e si incoraggia pertanto che vengano codificate in uno strumento giuridico universale. Il presidente iraniano ha anche deplorato il fatto che quasi quattro decenni di sforzi internazionali per creare una zona denuclearizzata nel Medio Oriente si sono rivelati fallimentari ed ha perciò richiesto urgenti passi in avanti verso la sua realizzazione mediante la rapida convocazione di una conferenza a tal scopo.

Egli raccomanda, infine, per conto del Movimento, che la Conferenza sul disarmo avvii presto negoziati per una convenzione globale sulle armi nucleari. Heinz Fischer, Presidente dell’Austria, ha iniziato il suo intervento citando il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy utilizzando la metafora della spada nucleare di Damocle “hanging by the slenderest of threads capable of being cut at any moment by accident, or miscalculation, or by madness”, per sottolineare come le armi nucleari rappresentino ancora una minaccia per l’esistenza stessa dell’umanità. Ancora nove Paesi sono in possesso di tali armamenti e le conoscenze tecnologiche per la loro costruzione non sono più limitate a un’élite di Stati: a coloro che hanno sostenuto che quelle armi erano garanti ultime della sicurezza, quindi il Presidente austriaco ricorda che, basarsi sul concetto di distruzione reciproca assicurata come fondamento delle relazioni internazionali e della stabilità, non è più né responsabile né sostenibile. Nel caso la macchina del disarmo fallisse, accordi importanti potrebbero essere conclusi in altre materie, come ha proposto Elbegdorj Tsakhia, Presidente della Mongolia, richiamando l’attenzione sulla Convenzione sul bando dell’uso delle mine del 1997 e la Convenzione sulle munizioni a grappolo nel 2008, nessuna delle due, tra l’altro, negoziata sotto l’egida delle Nazioni Unite, ma di coalizioni di Stati e organizzazioni non governative. Il Presidente ha inoltre menzionato le zone libere da armi nucleari come efficaci misure regionali di non proliferazione e di disarmo ed ha ricordato che più di venti anni fa la Mongolia, situata tra due Stati dotati di armi nucleari, si era dichiarata, caso unico in quella regione, Stato libero dalle armi nucleari, a dimostrazione che anche i piccoli Stati sono in grado di contribuire a promuovere la realizzazione di un mondo senza armi nucleari.

Il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe ha osservato, dal canto suo, come il suo sia stato l’unico Paese che abbia mai sofferto della devastazione causata dall’uso di bombe atomiche in tempo di guerra. Un mondo libero dalle armi nucleari non solo è, tuttavia, uno degli interessi principali del Giappone, ma un fine comune per tutta l’umanità. Prendendo in considerazione, poi, il terrorismo nucleare da parte di attori non statali6 e il programma nucleare di Pyongyang, la percezione per il Giappone del rischio nucleare si è fortemente aggravata rispetto a quanto non lo fosse durante la guerra fredda. Abe auspica, infine, che i negoziati bilaterali tra Stati Uniti e Russia possano divenire multilaterali e che tutti i cinque Stati dotati di armi nucleari riferiscano le loro misure concrete di disarmo nucleare durante la terza sessione del Comitato preparatorio della Conferenza del 2014 di revisione del TNP. Nella discussione che è seguita a questi primi interventi, hanno preso la parola circa settanta delegati, appartenenti ai vertici delle strutture di governo dei rispettivi Paesi, per discutere i vari aspetti del disarmo nucleare, tra cui: le tensioni regionali e le misure di disarmo provvisorie per la loro mitigazione, il concetto di deterrenza; la situazione di stallo della macchina del disarmo e, in particolare, della Conferenza sul disarmo; gli accordi bilaterali in materia, come ad esempio il nuovo trattato sulla riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive (New START) tra gli Stati Uniti e la Federazione russa del 2010 e il Trattato nucleare per la messa al bando totale dei test nucleari (CTBT) .

Tra gli interventi più significativi vi è stato quello del ministro degli Esteri egiziano Nabil Fahmy, il quale, parlando a nome della New Agenda Coalition (Brasile, Egitto, Irlanda, Messico, Nuova Zelanda, Sud Africa, Svezia) ha affermato che nel corso degli ultimi quindici anni il gruppo interregionale aveva sostenuto in maniera concreta e tangibile l’attuazione delle misure di verifica e trasparenza di disarmo nucleare. Per il gruppo africano ha preso la parola Osman Mohammed Saleh, Ministro degli Affari Esteri della Eritrea, il quale ha sostenuto che, anche se misure come il detargeting, il de-alerting e la riduzione del numero degli armamenti rappresentino indubbiamente passi nella direzione giusta, essi non devono essere intesi come un sostituto dell’eliminazione totale di tali armi. Saleh ha, inoltre, invitato tutti gli Stati dotati di armi nucleari a ratificare i protocolli relativi ai trattati vigenti in materia. Esprimendo, infine, un forte sostegno per la creazione di una zona libera dalle armi nucleari in Medio Oriente, ha esortato Israele, l’unico Paese della regione che non fa parte del TNP, a rinunciare al possesso di armi nucleari e ad aderire al Trattato senza precondizioni ed ulteriori ritardi. Muhammad Nawaz Sharif, Primo Ministro del Pakistan, ha affermato che il suo Paese è impegnato con convinzione al conseguimento dell’obiettivo del disarmo generale completo, ma all’interno di un processo globale non discriminatorio e verificabile. L’approccio del Pakistan segue, infatti, i principi guida della Prima Sessione Speciale dell’Assemblea Generale dedicata al disarmo del 1978, in cui si era riconosciuto il diritto di ogni Stato alla sicurezza “at the lowest level of armaments”, diritto interpretato come un diritto alla sicurezza per tutti e non un privilegio per pochi. Sharif ha ricordato, infine, che fu sotto il suo mandato in qualità di Primo Ministro, nel 1998, che il Pakistan aveva condotto test nucleari: nel ribadire l’invito la comunità internazionale ad invertire la tendenza della discriminazione nucleare, ha assicurato che tale decisione non era stata presa alla leggera, ma in nome della stabilità strategica nella regione.

Salman Khurshid, Ministro degli Affari Esteri indiano, ha confermato il sostegno del suo Paese verso il disarmo nucleare, in particolare attraverso un processo step-by-step e la sottoscrizione di impegno universale in un quadro multilaterale. Per l’India, c’é bisogno dell’apertura di un dialogo costruttivo tra i Paesi dotati di armi nucleari al fine di costruire fiducia reciproca così da ridurre la rilevanza delle armi nucleari negli affari internazionali e nelle dottrine di sicurezza. Egli ha assicurato, poi, che in qualità di potenza nucleare responsabile, l’India non parteciperebbe mai ad una corsa agli armamenti nucleari; l’India si dice inoltre favorevole ad un rapido avvio dei negoziati in seno alla Conferenza sul disarmo nucleare e per la conclusione di un trattato di cut-off del materiale fissile, rimarcando come la Conferenza ginevrina risulti tutt’oggi il consesso di riferimento per la negoziazione multilaterale del disarmo. Ricordando come quarantacinque anni fa, con il TNP le Potenze nucleari si siano assunte l’impegno per il disarmo nucleare, mentre gli Stati non dotati di arminucleari quello per la non proliferazione, Pak Kil-yon, vice Ministro degli Affari Esteri della Corea del Nord, ha voluto segnalare nel suo intervento come la priorità sia stata data alla non proliferazione, piuttosto che all’attuazione del disarmo nucleare. Inoltre, sempre per il rappresentante nord-coreano, con il pretesto del disarmo nucleare, sono stati sviluppati nuovi tipi di armi nucleari di capacità maggiore e “further manoeuvres to conduct nuclear pre-emptive strikes” contro Paesi con idee e sistemi diversi. Solo la totale eliminazione delle armi nucleari, pertanto, potrebbe risolvere la questione della proliferazione alla radice, poichè nessun progresso può essere previsto “if nuclear disarmament initiatives are purely for the sake of holding strategic superiority or if abandonment of nuclear deterrence is requested unilaterally“.

Gli Stati Uniti, poi, in quanto Paese che aveva usato armi nucleari per primo e con ancora oggi il più grande arsenale nucleare del mondo, dovrebbero prendere l’iniziativa e realizzare unilateralmente il disarmo nucleare. “The anachronistic logic that the possession of nuclear weapons enables a State to do whatever they like should not be tolerated“, ha concluso Pak, poiché non avrebbe altro risultato che forzare gli Stati non dotati di armi nucleari ad adottare anche loro una politica di deterrenza nucleare. Fiona Blyth (Regno Unito), parlando anche a nome della Francia e degli Stati Uniti, ha dichiarato che il disarmo nucleare è una responsabilità condivisa da tutti gli Stati membri del TNP. Stati dotati di armi nucleari e non devono, pertanto, collaborare per creare le condizioni in cui il duplice obiettivo del disarmo e della non proliferazione possa essere perseguito in maniera costruttiva; al fine di preservare l’integrità del regime di non proliferazione, la comunità internazionale deve, quindi, affrontare il problema della non conformità di alcuni Stati membri ai loro obblighi. Illustrando, poi, i progressi da parte dei Paesi dotati di armi nucleari nella riduzione di armamenti nucleari, nel disarmo, nell’attuazione di misure volte ad aumentare la fiducia e la trasparenza, sono stati portati ad esempio: il nuovo trattato START fra gli Stati Uniti e la Federazione russa; le riduzioni apportate dalla Gran Bretagna al numero di testate e di missili a bordo dei sottomarini; i tagli della Francia di un terzo del numero totale di armi nucleari. I tre Paesi hanno, inoltre, cercato di far avanzare i negoziati anche sul trattato di cut-off di materiale fissile e per l’entrata in vigore del CTBT. Blyth ha rimarcato comunque che, poiché esistono già numerosi forum che si occupano dei processi di disarmo, compresa la Prima commissione dell’Assemblea Generale, la Commissione Disarmo e la Conferenza sul disarmo, “this energy is being directed toward initiatives such as this high-level meeting, the humanitarian consequences campaign, the openended working group and the push for a nuclear weapons convention” sarebbe auspicabile fosse incanalata verso i processi già esistenti. In linea con queste considerazioni, Anita Friedt (Stati Uniti) ha affermato che gli sforzi per raggiungere l’ obiettivo a lungo termine di un mondo senza armi nucleari sono stati fondati su un “realistic framework of iterative, mutually reinforcing, and progressive steps, with each one building on the accomplishment and momentum of the preceding steps and taking into account changes in the international security environment”.

 Il nuovo Trattato START, ad esempio, permette la riduzione degli arsenali degli Stati Uniti e della Federazione russa fino al conseguimento del più basso numero di armi nucleari strategiche mai schierate dal 1950. Nel contesto multilaterale, invece, gli Stati Uniti ritengono che l’attenzione debba essere rivolta verso obiettivirealizzabili, a partire dall’avvio immediato degli a lungo rimandati negoziati sul cut-off del materiale fissile e del superamento dello stallo alla Conferenza sul disarmo. Pascal Teixeira (Francia) ha ammonito, da parte sua, del pericolo che il disarmo nucleare possa potenzialmente condurre ad una corsa agli armamenti in altri settori e, in tale contesto, ha sottolineato la necessità di portare avanti un approccio globale per il disarmo. La Francia ha, dal canto suo, ridotto la sua componente aerea di un terzo, totalmente smantellato la componente suolo e ridotto la componente marittima di un terzo. Inoltre, la Francia è stata uno tra i primi cinque Stati dotati di armi nucleari ad aver ratificato il CTBT ed ha posto fine unilateralmente alla produzione di materiale fissile per armi nucleari. Alex Karpov, vice Direttore del Dipartimento per gli Affari di Sicurezza e il Disarmo del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, ha affermato che, prima di lanciare nuove iniziative importanti nel campo del disarmo nucleare, è necessario innanzitutto applicare il nuovo trattato START. I negoziati per ulteriori riduzioni delle armi strategiche offensive saranno possibili, per la Russia, solo se tutti i fattori che influenzano la stabilità globale saranno stati tenuti in debito conto, ovvero: i piani di implementazione unilaterale di un sistema di difesa missilistico strategico, lo sviluppo delle armi strategiche offensive non-nucleari; il potenziale dispiegamento di armi nello spazio; l’aumento degli squilibri quantitativi e qualitativi delle armi convenzionali, gli emergenti conflitti regionali e l’incertezza sulla data di entrata in vigore del CTBT.

Nel suo intervento, Pang Sen, Direttore Generale del Dipartimento di controllo degli armamenti e il disarmo del Ministero degli Affari Esteri cinese, ha affermanto che “nuclear-weapon States should publicly undertake not to seek permanent possession of nuclear weapons, adding that countries with the largest nuclear arsenals should make further substantial reductions in a verifiable, irreversible and legally binding manner, and when conditions were ripe, other nuclear-weapon States should join the multilateral negotiations on nuclear disarmament”. Pang si è inoltre detto d’accordo con gli interventi precedenti per quanto riguarda la creazione di zone di sicurezza a livello regionale ed internazionale, considerate presupposti fondamentali per il progresso degli obiettivi del disarmo. Dovrebbe essere abbandonato, al contrario, lo sviluppo di sistemi di difesa missilistica, in quanto altamente destabilizzanti; gli sforzi dovrebbero essere puntati, invece, alla promozione di negoziati multilaterali contro la militarizzazione dello spazio. Stati dotati di armi nucleari dovrebbero abbandonare la dottrina di deterrenza nucleare e impegnarsi in modo inequivocabile a non usare o minacciare di usare queste armi contro Stati non dotati di armi nucleari o nelle freezones. Il delegato cinese ha, oltre a ciò, ribadito come la Conferenza sul disarmo sia un forum insostituibile ed ha aggiunto che tutte le questioni legate alle armi nucleari debbano essere lì gestite. In quanto Stato dotato di armi nucleari, la Cina non ha mai eluso le proprie responsabilità e non ha mai schierato armi nucleari su territori stranieri o preso parte ad alcuna corsa agli armamenti nucleari. Offrendo la propria prospettiva umanitaria, Walter A. Füllemann, capo delegazione e Osservatore Permanente alle Nazioni Unite del Comitato Internazionale della Croce Rossa, ha descritto le armi nucleari come uniche nel loro potere distruttivo: per la indicibile sofferenza umana in grado di causare, per l’impossibilità di controllare iloro effetti nello spazio e nel tempo, per la minaccia che essi rappresentavano per l’ambiente, per le generazioni future e, in definitiva, per la sopravvivenza stessa dell’umanità. Egli ha esortato, pertanto, tutti gli Stati a garantire che le armi nucleari non siano mai più utilizzate ed a proseguire i negoziati per la loro eliminazione completa. In rappresentanza della società civile si è registrato l’intervento di Nosizwe Lise Baqwa, della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari: il fatto che le armi nucleari non siano state chiaramente dichiarate illegali insieme alle altre armi di distruzione di massa proibite è da considerarsi un fallimento della responsabilità collettiva di ognuno.

Nel suo discorso di chiusura dei lavori, il Presidente dell’Assemblea Generale Ashe ha dichiarato che l’alto livello di partecipazione mostrato da parte delle delegazioni prova chiaramente la determinazione degli Stati membri a proseguire gli sforzi globali verso il disarmo nucleare, insieme al forte impegno della società civile, la quale ha giocato e continua giocare un ruolo importante nel plasmare l’agenda del disarmo. Ashe ha esaminato, inoltre, le preoccupazioni espresse durante gli interventi: nonostante i successi nelle riduzioni bilaterali e unilaterali dello stock nucleare, il numero totale di armi esistenti è ancora pari a diverse migliaia; l’uso di tali armi, intenzionale o accidentale, avrebbe un impatto umanitario e ambientale comunque devastante. Molte, poi, sono state le espressioni di disappunto registrate a causa della mancanza di volontà politica per superare lo stallo in seno alla Conferenza sul disarmo.

Numerosi sono stati i suggerimenti costruttivi, oltre al resto, come la richiesta dell’entrata in vigore del CTBT e l’avvio di negoziati su un trattato per il cut-off del materiale fissile, mentre un discreto numero di delegazioni ha anche chiesto una convenzione globale sulle armi nucleari, insieme alla necessità di convocare senza ulteriori ritardi una conferenza per l’istituzione in Medio Oriente di una nuclear freezone. Alcuni delegati, infine, hanno suggerito che la data del 26 settembre fosse intitolata “Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari”, mentre altri hanno proposto di indire una conferenza internazionale ad alto livello sul disarmo nucleare entro cinque anni per portare avanti i progressi della riunione appena conclusasi.

Nonostante questi buoni auspici, si deve tuttavia rilevare una triste ironia: ad oggi tra tutti gli sforzi fatti per migliorare la vita delle persone in ogni parte del mondo, l’investimento più significativo7 è stato fatto proprio in strumenti che potrebbero annientare quelle vite.  

di Roberta Daveri – archivio disarmo 

 

 1 Entrato in vigore nel 1970, il TNP mira a prevenire la diffusione delle armi nucleari e la relativa tecnologia, a promuovere la cooperazione sugli usi pacifici dell’energia nucleare e per perseguire l’obiettivo del disarmo nucleare. Il CTBT vieta tutte le esplosioni nucleari in tutti gli ambienti, per scopi militari o civili. Esso è stato adottato dall’Assemblea Generale nel settembre 1996, ma non è ancora entrato in vigore. Sul TNP vedi Martina Paone, Il TNP, una pietra miliare nel disordine nucleare, pp. 47- 60, in Simoncelli, M.(a/c): La pace possibile. Successi e fallimenti degli accordi internazionali sul disarmo e sul controllo degli armamenti, Roma, Ediesse, 2012, pp.175, mentre sul CTBT vedi Giulia Ferraa, CTBT, un trattato sospeso, pp. 93-102 in ibidem.

2 http://www.un.org/News/Press/docs//2013/sgsm15335.doc.htm

3 http://www.un.org/en/ga/president/68/pdf/statements/09262013HLM_on_Nuclear_Disarmament_PGA_ Statement2.pdf 

4 http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=46030&Cr=nuclear&Cr1=#.UkVEXChVFqM

5 http://www.un.org/News/Press/docs/2013/ga11426.doc.htm  

6 Vedi Romano Zampetti, Terrorismo nucleare. Le vulnerabilità del contesto internazionale e l’evoluzione del fenomeno terroristico alimentano la minaccia di una possibile deriva nucleare e radiologica delle formazioni illegali, in “Nuclear News”, 4/2012, diponibile al link http://www.archiviodisarmo.it/siti/sito_archiviodisarmo/upload/documenti/8151_Zampetti_- _TERRORISMO_NUCLEARE_2012.pdf  

7 Non si hanno dato precisi per il settore, ma si stima che siano annualmente spesi 100 miliardi di dollari per le armi nucleari. Vedi Isabella Abbate e Roberta Daveri, Passato, presente e futuro del TNP ed il ruolo dell’Italia, in Nuclear News” 8/2013, disponibile al link http://www.archiviodisarmo.it/siti/sito_archiviodisarmo/upload/documenti/57020_Abbate_Daveri_TNP_ ott_2013.pdf   

Scritto da Redazione

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