Nonostante anni di opposizione e di protesta dei residenti locali, l’India ha aperto la sua più grande centrale nucleare martedì: l’impianto nucleare di Kudankulam, situato nello stato sud-orientale del Tamil Nadu, in un tratto di costa sul quale si è abbattuto lo tsunami del 2004.
L’impianto è stato attivato dopo la recente visita del primo ministro indiano in Russia, durante la quale Manmohan Singh ha siglato col Presidente della Russia Vladimir Putin una joint venture tra India e Russia per la costruzione di alcuni reattori per la centrale nucleare, la cui costruzione è stata protratta per decenni.
L’apertura è avvenuta nonostante le protesta di migliaia di persone nel fine settimana e all’arresto di oltre 200 manifestanti
L’impianto, che è stato progettato nel 1988 e ha iniziato la fase di costruzione nel 1997, ha dovuto affrontare una serie di ritardi dovuti alle proteste da parte delle comunità locali interessate, preoccupate dell’inquinamento dell’ecosistema del Golfo del Bengala e le conseguenze economiche per il mercato ittico locale.
Le proteste sono aumentate di intensità e regolarità dopo che lo tsunami ha distrutto la centrale nucleare di Fukushima in Giappone nel 2011.
Per celebrare il secondo anniversario del disastro di Fukushima nel marzo 2013, 600 imbarcazioni piene di 4.000 lavoratori del settore della pesca hanno sventolato bandiere nere in mare dietro la centrale nucleare di Kudankulam.
Nonostante le preoccupazioni diffuse, il primo ministro indiano Singh ha promesso di ampliare drasticamente l’energia nucleare in India, in conseguenza anche della crisi energetica indiana avvenuta nel 2012.
di Francesco Madrigrano