La prima partita di armi chimiche siriane ha lasciato giorni fa il porto di Latakia a bordo del cargo danese “Ark Futura”. Non si conosce con esattezza la quantità dell’arsenale chimico di Assad finora distrutta, ma a bordo della nave sembrerebbero trovarsi circa 20 tonnellate (560 tonnellate indicano le stime Onu) di “composti critici”.
I componenti, saranno trasferiti sulla nave americana MV “Cape Ray” in Italia, per poi essere distrutti in acque internazionali con l’ormai noto processo”Field Deployable Hydrolysis Systems”.
Le intense battaglie in atto tra le zone di Damasco e Latakia hanno reso problematici i trasferimenti, rallentando le operazioni – che si sarebbero dovute concludere entro il 31 dicembre scorso –, già complicate dalle ovvie difficoltà diplomatiche per cui gli Stati Uniti non avrebbero potuto prelevare direttamente le sostanze.
Lo scalo italiano scelto dal Governo per il trasferimento dei container (60 per 560 tonnellate di materiale) dalla nave danese a quella americana è il porto di Gioia Tauro. Il trasferimento delle armi chimiche, sigillate in contenitori stagni, comporta rischi molto limitati. Invece l’operazione di bonifica in alto mare, una procedura mai realizzata prima, presenta diverse incognite.
Il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi ha specificato oggi alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato che gli elementi che hanno determinato la scelta del porto sono stati di tipo tecnico al fine di garantire la sicurezza del trasbordo delle armi chimiche. Si “tratta di sostanze normalmente già stoccate nei porti italiani. Nello scalo italiano sono presenti poi operatori terminalistici specializzati ad operazioni di questo tipo. Non ci sarà stoccaggio a terra”. La scelta di Gioia Tauro – eccellenza italiana secondo il ministro – è scaturita dal posizionamento strategico del porto calabrese, al centro del Mediterraneo dove saranno distrutte le armi. Già nel 2012 e 2013 “a Gioia Tauro sono stati movimentati oltre 3000 container circa 60.000 tonnellate della stessa categoria.”
Secondo il ministro degli Esteri Emma Bonino “è la più importante operazione di disarmo degli ultimi dieci anni”, mentre per l’Ambasciatore Ahmet Üzümcü, Direttore generale della Organization for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW), “l’Italia è stata molto generosa nel mettere a disposizione il porto italiano per questa operazione. E’ stata presa ogni misura possibile per un trasferimento sicuro: i rischi sono molto evidenti e abbiamo preso tutte le misure per ridurli al minimo. E’ un tassello fondamentale di un puzzle molto complicato. Saranno presenti alle operazioni ispettori dell’OPCW”.
L’obiettivo per l’Italia quindi è quello di giocare un ruolo centrale nella questione siriana, in un percorso che andrà ben oltre l’appuntamento di Montreux del 22 gennaio – i cosiddetti colloqui di pace “Ginevra 2” – e che passerà per l’importante conferenza umanitaria sulla Siria, che si svolgerà il 3 febbraio a Roma.
di Francesco Madrigrano