Tra la posta in questi giorni in molte famiglie è stata recapitata una lettera. Non è una lettera del decaduto Cavaliere. In essa si espone un’iniziativa “referendaria” fatta in casa propria da Plebiscito.eu che non ha un valore effettivo, ma è un segnale da non sottovalutare affatto, visto che l’effetto Crimea ha la sua ricaduta e certamente soffia su quei movimenti separatisti e antieuropeisti.
Di chi stiamo parlando e di che cosa?
Parliamo di un referendum per l’indipendenza del Veneto. C’è un sito di riferimento appunto Plebiscito.eu. e una lettera recapitata a tutte le famiglie venete.
Nella lettera si dichiara la sostenibilità di un referendum separatista, la nomina di 10 delegati che negozieranno con lo Stato le modalità di ottenere l’autonomia o l’indipendenza, la garanzia di una presenza di osservatori internazionali e altre considerazioni che possiamo classificare delle vere e proprie baggianate.
Tra l’altro sorge spontaneo porsi alcune domande. La prima è quella di poter conoscere da quale provenienza possano essere arrivati i fondi certamente non di poca entità che sono impiegati per gestire questa iniziativa.
La seconda sarebbe interessante ancora un volta capire come sia possibile che un “privato” possa essere in possesso degli indirizzi di tutti gli adulti del veneto senza che ci sia una palese violazione di qualche norma perché è fuori di dubbio che sono state utilizzate fonti direttamente legate alle “anagrafi comunali” per la formazione delle liste elettorali, per l’invio delle lettere. Ricordate la lettera agli italiani del decaduto Cavaliere?
Veniamo alle modalità del “referendum”.
Il voto si può esprimere da parte di tutti i cittadini veneti dal 16 al 21 marzo.
Si vota rispondendo a una domanda secca con un sì o con un no: “Vuoi tu che il Veneto diventi una Repubblica Federale indipendente e sovrana?”,
C’è un Comitato del “Si” per l’indipendenza del Veneto, che si adopera per portare a conoscenza di più persone possibile le ragioni alla base dell’indipendenza. Per fare questo si è dato vita a una nuova organizzazione temporanea, il Comitato del Sì al Referendum per l’indipendenza del Veneto. Il Comitato assume la denominazione “Veneto Sì” e ha come sito internet www.venetosi.org.
C’è pure un Comitato del “No”, ma con grande sorpresa si scopre che sul sito non sono ancora pubblicate le ragioni del “No” all’indipendenza. Campeggia nella pagina un perentorio: “A breve pubblicheremo le ragioni del Comitato del no”.
Bella storia, che serietà dimostrano. Siamo al 20 marzo, ancora un giorno di voto e le ragioni del si sono spiegate ampiamente, quelle del no non sono pubblicate.
I promotori autonomisti di Plebiscito.eu per bocca del presidente del Comitato Gianluca Busato dichiarano: “Siamo a quota 1,3 milioni, oltre il 35%”, dati non verificabili.
La verità è che nella lettera, che è arrivata come un fulmine a ciel sereno, si propone una metodologia molto sofisticata di espressione del voto, ma soprattutto si danno notizie tendenziose e incentivati una forma di separazione dall’Italia che a mio parere non possono essere lasciate cadere come si trattasse di folclore.
Colpisce come per il governatore del Veneto Zaia tale iniziativa sia espressione di una volontà che si colloca all’interno di un percorso che viene da lontano e che lo stesso Zaia auspica si concretizzi in un provvedimento del Consiglio Regionale che indica ufficialmente il Referendum per l’indipendenza.
Zaia ha votato, lo ha ammesso lui stesso: “Io il referendum consultivo di questi giorni l’ho votato. E ho votato sì. Sondaggi ne girano e sono certo che più del 50% dei veneti la pensa come noi, per impostazione culturale ma anche perché in periodo di crisi quei 21 miliardi di residuo fiscale che ogni anno lasciamo a Roma pesano”.
La cosa è più seria di quanto si possa pensare. Necessario non sottovalutare la questione. In merito riporto il pensiero di Corrado Pertile, Segretario del Circolo del Partito Democratico del mio paese natale: “Credo che questo percorso sia stato colpevolmente sottostimato visto che, in quasi tutti i Consigli Comunali del Veneto, nei mesi scorsi sono state proposte delibere di supporto alla richiesta di indizione del referendum; è un risultato casualmente fortunato che solo circa 180 comuni abbiano adottato questi provvedimenti (per l’iniziativa di REFERENDUM.EU si lascerebbe capire che i comuni che hanno richiesto l’indizione in accordo con la Regione siano quasi la totalità). Purtroppo in quel percorso di avvicinamento ogni amministrazione è stata lasciata sola nel decidere mentre a mio parere si sarebbe dovuto sviluppare un forte coordinamento del partito per osteggiare sin dalla nascita, questa aberrazione producendo una documentazione adeguata a far capire che l’adozione di una siffatta delibera potrebbe anche essere penalmente perseguibile.”
Un’ultima cosa. I giornali esteri hanno dato grande risalto all’iniziativa consultiva e alcuni giornali inglesi hanno titolato: “Venezia lascia l’Italia”. Il carnevale è finito e una simile boutade forse serve a vendere qualche copia in più
Credo che l’agenda politica abbia altre più urgenti priorità e che tale spinta separatista sia solo da considerarsi poco più che folclore, ma non da sottovalutare mai.
Viva l’Italia, viva il Veneto.
di Ivano Maddalena
da http://ilpopoloveneto.blogspot.it/2014/03/referendum-per-lindipendenza-il.html