Il titolo di questo articolo può sembrare una minchiata, lo so, ma se lo leggerete fino in fondo capirete che quell’iperbole non è tanto campata in aria.
Partiamo da un fatto, la Mafia è un fenomeno umano e come tale, diceva qualcuno più competente e autorevole di me, è possibile sconfiggerla.
Una medicina è meno efficace se cura soltanto gli effetti della malattia e allo stesso modo anche la lotta alla mafia è destinata a fallire se incide solo sugli aspetti più esteriori ed eclatanti: delinquenza, violenza, sopraffazione, sfruttamento ecc. senza cioè andare all’origine del male. Per far questo occorre, a mio parere, analizzarla da un punto di vista socioeconomico.
La Mafia, come fenomeno umano e sociale, risponde a una precisa richiesta di mercato, in altre parole la Mafia prospera perché le condizioni della società, il suo mercato di riferimento, lo consentono.
Quali sono queste condizioni? Le riassumo in una sola: il costante, endemico, perdurante e fatale stato di bisogno in cui viene artificialmente tenuta la popolazione e che rende fertile il terreno in cui prosperano le Mafie. Giacché, insieme a quella che spara e che rappresenta il livello militare e serve tra le altre cose a generare paura, esistono gruppi di potere che agiscono per prevaricare e prevalere in ambito politico e finanziario e prosperano perché occupano il posto lasciato vuoto da uno Stato debole moralmente ed eticamente ma più di tutto economicamente.
Provate a mettere da parte per un attimo le sovrastrutture culturali in campo economico che sono spacciate oggi come dogmi intoccabili e che vanificherebbero le nostre riflessioni; nel mio ragionamento faccio riferimento a una teoria oggi poco praticata ma di sicuro spessore teorico e pratico, quella di un grande economista di nome John Maynard Keynes.
Immaginate una Nazione che abbia debellato completamente la disoccupazione e in cui la prosperità economica sia tale da garantire ad ogni cittadino un lavoro soddisfacente, confacente alla sua indole o al suo talento e che in ogni caso siano sempre garantiti dallo Stato, oltre al reddito, anche il soddisfacimento degli altri bisogni primari cioè casa e salute, intesa come servizio sanitario pubblico.
Gli imprenditori, in una siffatta società dove il potere d’acquisto è diffuso e abbondante e quindi l’economia è florida, per fare profitto non hanno bisogno di truccare le gare di appalto o di corrompere, ne di sfruttare la manodopera perché i margini di profitto sono ampiamente soddisfacenti.
In una tale, ideale Nazione, la Mafia avrebbe ben poco appeal. Fare il mafioso è un lavoro pericoloso e spesso faticoso, nessuno lo farebbe se potesse farne a meno. Gli avidi e gli ambiziosi, i prevaricatori, i violenti certo continuerebbero ad esistere ma marginalizzati, senza alcun appeal e senza avere modo di infiltrarsi, per stato di necessità, nel tessuto sociale, nelle famiglie e nelle istituzioni. In uno Stato che garantisca il pieno soddisfacimento dei bisogni primari dell’uomo chi mai baratterebbe il proprio voto con il politicante di turno e ne farebbe merce invece di offrirlo a uomini capaci aspettandosi e pretendendo in cambio nient’altro che il buon governo della cosa pubblica, giacché al resto, per se e per la propria famiglia, ci ha già pensato lo Stato; chi mai frequenterebbe le segreterie dei partiti, luoghi alquanto noiosi e tetri, preferendoli ai teatri, ai Cinema o alle sale da ballo.
Capite bene le straordinarie prospettive che una Nazione in possesso di questi presupposti potrebbe offrire.
La domanda pertanto non può che essere la seguente: può esistere una società siffatta nel mondo reale?
Qui entra in scena Keynes. Egli aveva teorizzato che uno Stato Sovrano, con il pieno controllo delle sue Leggi e sopratutto della sua Moneta, poteva realizzare concretamente tutti i benefici che abbiamo appena descritto.
In pochi oggi sanno come funziona la Moneta moderna e quasi nessuno spiega che essendo essa svincolata dai depositi aurei il suo possesso determina un potere formidabile in mano agli Stati Democratici purché essi la gestiscano secondo i precetti Keynesiani e non quelli neoliberisti dell’Austerity e del dogma della riduzione del Debito Pubblico.
Gli Stati Sovrani, infatti, la Moneta, di cui sono proprietari e di cui dispongono in quantità illimitata, possono spenderla a deficit, cioè in misura maggiore di quanto non ne incassino con la riscossione delle tasse per garantire un benessere diffuso, un tasso di disoccupazione nullo, un’economia in salute e con tutto questo generare un terreno sociale inospitale per ogni tipo di Mafia.
Ovviamente oggi non siamo in queste condizioni: lo Stato è debole moralmente, eticamente e finanziariamente, non è politicamente sovrano ma deve sottostare a trattati e regolamenti decisi fuori dall’Italia e non possiede una sua moneta ma deve usarne una straniera, l’Euro, in cui risulta mortalmente indebitato, esattamente come uno Stato africano ridotto alla miseria perché indebitato in dollari.
Il discorso a questo punto sarebbe molto lungo e non pretendo di avervi convinto, non basterebbero altre diecimila parole per farlo, ma spero di avere acceso in voi un dubbio, di avervi fatto scoprire un nuovo punto di vista dal quale un fenomeno apparentemente ineluttabile come la Mafia, si mostra per quello che effettivamente è, un fenomeno umano che come tale è sempre possibile sconfiggere.
Un’ultima osservazione per smentire coloro che considereranno utopia o eresia economica quanto fin qui argomentato: per secoli siamo stati convinti che la terra fosse piatta e solo di recente ci siamo accorti che era una cazzata.
di Michele Signa