Chiamato a deporre dai legali dell’ex sindaco di Scalea (CS), Pasquale Basile, e dell’avvocato Nocito, arrestati 5 mesi fa “per ‘ndrangheta”. È il presidente di sezione della Cassazione che ha confermato la condanna di Berlusconi.
Le singolari amicizie calabresi del “presidente”. Il colpo di scena arriva da una lista testi. Depositata dal collegio difensivo nel processo che a Paola (CS) vede imputati il sindaco Pasquale Basile, l’avvocato Mario Nocito e i componenti della giunta municipale di Scalea (CS) finiti in manette nel luglio scorso per mafia. Il nome più importante chiamato a deporre in favore dell’ex primo cittadino e del legale è quello del presidente di sezione della Corte di Cassazione, Antonio Esposito.
Si tratta del magistrato che, la scorsa estate, confermò in via definitiva la condanna per evasione fiscale dell’ex premier Silvio Berlusconi. Lo scrivono in un articolo pubblicato oggi su “Gazzetta del Sud” i giornalisti Arcangelo Badolati e Giovanni Pastore. Ma che c’entra la toga in servizio nella Capitale con le vicende d’una cittadina calabrese attraversata da un uragano giudiziario che ha spazzato via un’amministrazione in cui siedevano due parenti diretti di esponenti della ’ndrangheta? La risposta è nelle carte. Nelle trascrizioni delle conversazioni intercorse – per carità, nulla di penalmente rilevante – tra l’avvocato Nocito, il sindaco Basile e il giudice Esposito. Rapporti di estrema familiarità e confidenza legherebbero dunque il giudice, il legale (nel cui studio c’era una microspia piazzata dai Cc) e Basile, tanto da aver spinto i difensori dei due imputati a richiedere la deposizione in aula del togato. Il dibattimento si aprirà oggi davanti al Tribunale di Paola.
di Redazione