In questi ultimi anni, nel nostro Paese, pian piano, si sta perdendo la speranza del futuro. Sto parlando di quel futuro di cambiamento, di quei sogni, di quelle speranze che dovrebbero appartenere alle giovani generazioni, vittime incolpevoli dell’attuale situazione di crisi economica, politica e sociale.
Questo sentimento di scoramento accomuna la maggior parte di noi giovani. Le cause sono diverse: prima di tutto mancano i “maestri”. Sono ben pochi, a mio avviso, i politici che attraverso il loro esempio suscitano l’ammirazione dei giovani. Poi manca l’ascolto, infatti sono una rarità gli amministratori disponibili a dialogare con i giovani per comprendere la loro esigenze, condizione necessaria per impostare serie ed efficaci politiche giovanili.
Questo di cui vi sto parlando è un fenomeno da non sottovalutare. In noi giovani, sta per spegnersi anche la speranza.
Pochi giorni fa, l’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ha diffuso l’ultimo dato sulla disoccupazione giovanile: pari al 40% (record dal 1977), quasi un giovane su due non lavora. Un dato agghiacciante, basti pensare a quei laureati, magari con un curriculum meritevole, costretti ad emigrare per trovare un’occupazione, ovvero il fenomeno della “fuga dei cervelli”.
Mancando il lavoro il sogno di indipendenza o quello di “costruirsi” una famiglia è, per quella fascia di età tra i 20 e i 35 anni, ormai un miraggio. Ed intanto, questa nostra Italia diventa sempre più povera, povera in tutti gli ambiti: povera di sapere, povera di vite, povera di energie, e si spegne anche il suo futuro, il futuro di noi giovani.
Quindi mi chiedo: se non si spera in noi giovani, se non si garantisce a tutti il diritto allo studio e ad un lavoro dignitoso, se si impedisce ai giovani l’accesso alla politica, per colpa di un sistema gerontocratico ed autoreferenziale, se non si permette a noi di contribuire allo sviluppo culturale, insomma se si continua così, quale futuro ci aspetterà?
di Lorenzo Caffè