Arresti domiciliari per tre superpoliziotti per le violenze alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. Si tratta di Spartaco Mortola, che allora dirigeva la Digos di Genova (otto mesi da scontare), Giovanni Luperi, ex dirigente dell’Ucigos ora in pensione (deve scontare ancora un anno) e Francesco Gratteri, ex numero tre della polizia, anche per lui un anno da scontare. Sono stati arrestati nei giorni scorsi, dopo che è stata respinta dal giudice di sorveglianza la loro domanda per l’affidamento ai servizi sociali, ma potranno beneficiare di alcune ore di libertà (fino a 4) e usare il telefono. Potranno chiedere il riconoscimento della buona condotta e avere uno sconto di pena.
Stesso provvedimento era stato emesso nelle settimane scorse per Nando Dominici, Massimo Nucera, Maurizio Panzieri, Fabio Ciccimarra, Salvatore Gava e Filippo Ferri. A uno solo, Carlo Di Sarro, è stato concesso l’affidamento in prova ai servizi sociali.
“Meglio tardi che mai… ” Così commenta il provvedimento Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social Forum nel 2001. “Dopo quasi 13 anni dai fatti, tre dei poliziotti più alti in grado presenti a Genova durante il G8 del 2001 sono stati arrestati per la “macelleria messicana” della notte della Diaz. Sono stati condannati agli arresti domiciliari ed è stata rifiutata la loro richiesta di essere inviati ai servizi sociali”.
“Nei lunghi anni del processo, mentre i magistrati li inquisivano, le loro carriere progredivano vertiginosamente di promozione in promozione con il beneplacito del governo di turno e con il silenzio del Parlamento; nessuno nella polizia, come nel governo, ha mai sentito la necessità, nemmeno dopo le condanne di primo e secondo grado, di rimuoverli dai loro incarichi”. Anche per queste ragioni, scrive ancora l’ex portavoce del Forum, la decisone dei magistrati “è di estrema importanza ed è stata possibile proprio per l’indipendenza dal potere politico che l’attuale Costituzione garantisce alla magistratura”.
Gran parte della pena, ricorda infine Agnoletto, è stata cancellata dal “provvidenziale” indulto del 2006, “ma la decisione del giudice prova, tra mille difficoltà, a ribadire un principio fondamentale: non ci sono zone franche, non ci sono impunità garantite dalla divisa che si indossa. Le vittime della violenza perpetrata dagli uomini in divisa la notte della Diaz stanno ancora aspettando da dodici anni una parola di scuse dalle nostre istituzioni; che finora non c’è stata”.
di Redazione