E’ di queste ore la notizia secondo cui i membri della commissione parlamentare della Difesa del PD sarebbero intenzionati a chiedere il dimezzamento del numero dei cacciabombardieri F35 JSF ordinati, passando da 90 a 45. L’aereo, oggetto di forti critiche e di severi rilievi recentemente anche da parte della stessa amministrazione statunitense (vedi il Report ufficiale DOT&E del Pentagono), doveva rappresentare il supersistema d’arma aerea più avanzato al mondo, ma, oltre ad una lievitazione enorme dei costi, non sembra ancora rispondere ai requisiti fondamentali.
Va ricordato inoltre che il cuore tecnologico dell’aereo, la parte più avanzata, rimane strettamente in mano statunitense, al punto che tutte le aeronautiche che ne saranno dotate si troveranno totalmente dipendenti da oltreoceano. (LEGGI LO STUDIO DI CARLINI E NIBALI SUGLI EUROFIGHTER E F-35)
Né va dimenticato che l’Italia, aderendo a questo progetto, ha di fatto rinunciato a quello dell’Eurofighter, aereo da noi coprodotto a livello europeo e dalle prestazioni analoghe a quelle dell’F35, seppur non con capacità stealth (invisibilità ai radar). Questo rappresenta una scelta dalle pesanti conseguenze non solo a livello industriale, tecnologico ed occupazionale, ma anche in una prospettiva di politica europea della difesa.
Infine, non va dimenticato che un aereo con capacità stealth si configura come un sistema d’attacco a sorpresa che non può non allarmare altri paesi (in primis la Russia), contribuendo – in questo caso – ad un deterioramento ulteriore dei rapporti con Mosca.
Ancora una volta, tali scelte strategiche sono state effettuate in assenza di un quadro strategico di riferimento, visto che da oltre dieci anni non è stato più elaborato in Italia un documento relativo alla sicurezza nazionale dagli organismi competenti, cioè governo e parlamento.
Pur portando certamente ad un risparmio per un sistema d’arma i cui enormi costi non sono ancora definitivi, la positiva iniziativa del PD tesa a dimezzare gli ordinativi degli F35 non risolve il nodo politico sulle scelte strategiche fondamentali per il nostro paese.
Appare necessario che governo e parlamento delineino prima la strategia di sicurezza nazionale e solo dopo si decida cosa serve in tale prospettiva. Sinora, purtroppo, si è fatto il contrario, seguendo decisioni assunte altrove.
di Maurizio Simoncelli – archivio disarmo