Oggi, ed in questo particolare periodo storico che stiamo vivendo, ricordare per la sua straordinaria valenza la data del 25 Aprile non è un dovere, bensì un obbligo.Un obbligo morale, un obbligo per ricordare la nostra Storia, un obbligo per ricordare il coraggio di molti uomini che hanno lottato per la loro e per la nostra libertà.
La “Resistenza italiana” è stata caratterizzata dalla presenza di tanti uomini e, soprattutto partigiani, provenienti da diverse ideologie politiche, ma uniti nel contrasto di un unico nemico: il nazifascismo. Non posso non citare la celebre e significativa descrizione del fascismo del compianto e carismatico Presidente della Repubblica Sandro Pertini:
“Il fascismo è l’antitesi della fede politica, perché opprime tutti coloro che la pensano diversamente.”
Attraverso questa breve citazione che contiene un immenso significato possiamo intuire e comprendere la pericolosità del nazifascismo ed, in modo particolare, del sistema governativo autoritario. Non ricordare la data del 25 Aprile, o ricordarla solo in modo superficiale, connotata come la Festa della Liberazione D’Italia sarebbe, da ogni punto di vista, vergognoso poiché i diritti di cui quotidianamente possiamo tutti usufruire sono merito della rinomata “Lotta Partigiana” (in modo diretto della nostra carta costituzionale), che per tanti è stata una lotta sanguinosa e fratricida.
Ciò dovrebbe portarci ad una profonda riflessione da estendere all’attualità per escludere un ritorno a quel periodo buio della nostra storia. Un insieme di uomini, caratterizzati da un comune ideale di libertà ed avversione alla dittatura, non hanno, come tanti, preferito chinare la testa e non sono stati indifferenti, al contrario hanno dato origine alla Resistenza, alla Lotta Partigiana. Hanno rischiato ogni frammento del loro cuore per conquistare la libertà, il diritto di essere liberi e, cito il titolo del libro del costituzionalista Stefano Rodotà, per “Il Diritto Di Avere Diritti”.
Questa lotta, a dir poco utopistica, ha concretizzato la libertà collettiva di un popolo, quello italiano, che è stato sottoposto ad una brutale dittatura, e da quest’ultima è stato privato di alcuni diritti fondamentali. Ormai è passato più di mezzo secolo da quel periodo storico, ma il pericolo purtroppo è sempre vivo fra di noi. La minaccia di un ritorno ad un sistema governativo autoritario, mai come in questo momento è così concreta ed avvertibile. Le cause sono tante, in modo particolare le scelte governative e politiche attuate in quest’ultimo ventennio hanno contribuito in modo evidente.
Queste ultime hanno influito sull’attuale crisi economica, ed hanno alimentato anche un rilevante e considerevole malcontento popolare. Un malcontento legittimo che però si sta e si può rivelare molto pericoloso.
Esso sta favorendo, in modo diretto, la crescita di fenomeni politici populistici e nostalgici allarmanti accomunati da un consistente e significativo tratto demagogico nel vero senso del termine. Un fenomeno non solo italiano, ma internazionale che strumentalizza il malcontento popolare per scopi extra-politici, non basati sul bene comune. Al contrario il malcontento deve essere utilizzato per dare una svolta concreta ed apprezzabile, in maniera tale da contribuire ognuno con le proprie idee ed il proprio animo ad un progresso del nostro paese, nella cornice di un’Europa unita, giusta e solidale. Quindi c’è urgente bisogno di persone che si attivino pacificamente, contrastando le linee ed i progetti eversivi di qualsiasi tipo, altrimenti affronteremo notevoli rischi e ci renderemo collettivamente uno strumento dei pochi che utilizzano il potere per altri scopi assoggettando e privando dei diritti fondamentali il popolo stesso.
Meno demagogia, più politica perbene!
di Lorenzo Caffè