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Bamboccione a chi?

Il problema della disoccupazione in Italia è divenuto oggetto di studio di sociologi e politologi da poco tempo. Bisognerebbe però domandarsi da dove nasce questa emergenza che sembra non trovare soluzione. Io credo si debba fare un’analisi iniziale degli avvenimenti storici che mettono in risalto le differenze culturali tra Nord e Sud.

 Sicuramente le opportunità nella zona settentrionale sono maggiori vista la sua industrializzazione. Il Mezzogiorno è invece sommerso da lavori sottopagati, sempre più propensi a contratti di lavoro part-time (quali call center e porta a porta lavori presenti anche al Nord). Il Sud dovrebbe vivere di agricoltura eppure anche questo settore sembra affacciarsi alla crisi. Sebbene vi sia una netta spartizione dell’Italia noteremo che alcune delle caratteristiche dell’italiano tipo permangono. Padre di famiglia, lavoratore e tradizionalista. Oggi però si è messo in risalto il problema dei cosiddetti bamboccioni che andrebbero suddivisi, a mio parere, in due categorie:

1. Alcuni costretti a rintanarsi nella protezione della famiglia a causa delle scarse opportunità di lavoro (definizione in senso positivo).

2. Altri fortemente attaccati alla famiglia nonostante siano in possesso di un’occupazione talvolta anche stabile (definizione in seno negativo).

Questa suddivisione la si deve al fatto che il termine bamboccione non deve essere inteso solo in senso negativo. Infatti l’attaccamento al tetto familiare non sempre è dovuto alla volontà ma a volte è determinato dalle condizioni economico-sociali della persona umana. In questo senso lo definiamo definizione in senso positivo. In realtà il termine bamboccione è comunemente utilizzato per definire coloro che non vogliono volontariamente lasciare casa dei genitori a prescindere dalla propria condizione economica. Questo dilemma probabilmente è frutto dell’attuazione di politiche riluttanti che hanno portato ad un incremento costante delle tassazioni tralasciando invece, quella che dovrebbe rappresentare il pane quotidiano, l’utilizzo di queste entrate per Investimenti. Nonostante gli Investimenti tendenzialmente comportino dei rischi, non bisogna dimenticare che escluderli a priori non comporterebbe meno rischi. Si andrebbe comunque incontro, come nel caso italiano, ad un continuo aumento del numero di disoccupati oltre che al fallimento delle imprese. Pertanto sarebbe necessario riattivare un meccanismo di rivalorizzazione dei giovani nel mondo del lavoro. Solo così, a mio modesto parere, sarebbe possibile riattivare l’economia oltre che garantire ai pensionati uno stile di vita più tranquillo dopo gli innumerevoli sacrifici. Nel testo di Emilio Reyneri, Sociologia del mercato del lavoro, è emerso che i giovani italiani hanno difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro. Noteremo anche che le persone possono contare soprattutto sul sostegno economico della famiglia visto che vi sono scarsi sussidi da parte dello Stato. A mio parere l’Italia necessita non solo di un confronto ma di prendere ad esempio alcuni Paesi eccellenti dal punto di vista economico. Ad esempio la Germania ha messo a disposizione della popolazione a basso livello di istruzione il praticantato che in passato veniva utilizzato anche in Italia ma che successivamente fu abbandonato. Ad oggi per fortuna si sta tentando di ritornare all’uso di questo meccanismo che potrebbe sia riportare in vita mestieri a rischio estinzione che facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro. Un altro esempio è la Svizzera che da un supporto ai propri cittadini nel periodo in cui sono senza occupazione. Essa però dà anche dei limiti di tempo per trovare un mestiere prima di inserirli in liste speciali. Insomma in Italia è possibile risolvere tale situazione però c’è bisogno di idee che portino alla creazione di posti occupazionali, di politiche migliori che portino ad una riduzione delle tasse e di Investimenti da parte dello Stato che dovrebbe mirare a sviluppare il processo occupazionale giovanile. L’Italia necessita della collaborazione tra politica e cittadini. Fate spazio ai giovani.

di Luana La Camera – scrittrice 

Scritto da Redazione

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