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L’autoconoscenza per ritrovare la propria anima: intervista al poeta greco Haris Koudounas

Vi racconto l’autoconoscenza per ritrovare la vostra anima: intervista al poeta greco Haris Koudounas, autore di “MP213 Tokyo-Salonicco: Il volo della verità”, Sbc Edizioni.

 

Lo spirito, l’autoconoscenza, l’anima e quel balzo ideale in avanti che differenzia il corpo dalla mente. Haris Koudounas, poeta e scrittore, nel suo ultimo volume (“MP213 Tokyo-Salonicco: Il volo della verità”, Sbc Edizioni) non racconta solo storie che si intrecciano in luoghi misteriosi e profondi. Ma offre al lettore l’occasione di guardare dentro se stesso e, sostenuto da quel fil rouge spirituale presente massicciamente in Giappone e in Grecia, lo accompagna in una vera e propria riscoperta perosnale.

Haris, cos’hanno in comune i maestri orientali con i monaci ortodossi delle Meteore?

Attraverso il diario del maestro Nikiforos viene descritta l’immagine di un monaco filosofo, che sta al centro tra il pensiero filosofico orientale e quello occidentale, una sintesi armoniosa tra un monaco ortodosso ed un maestro spirituale orientale. Sia l’uno che l’altro rappresentano oggi due realtà e due culture con elementi comuni, ma allo stesso tempo diversi. Eppure è una diversità che aiuta a completare la propria vita, a prendere la Via verso la salvezza dell’anima ed il contatto con Dio. Sia il buddismo in Giappone che il monachesimo occidentale ortodosso si sono sviluppati all’incirca nel XI secolo, ma pur essendo contemporanee, c’è una fondamentale differenza sul metodo di studio e riflessione. Mentre il monaco occidentale è abituato a pensare e riflettere in modo ordinario, ragionato, senza mai uscire dagli schemi, il monaco orientale, nel trasmettere la dottrina Zen, ha il fine di “illuminare” l’allievo. E affinché ciò avvenga, è necessario che tra il maestro e l’allievo nasca una dialettica intelligente, che faccia uso del dialogo come del silenzio, della parabola come dell’immagine e del confronto. Il maestro supera il dualismo del pensiero della nostra mente, e aiuta l’allievo ad usare l’intuizione, per scavalcare la mente logica, ed arrivare al dualismo cosmico, l’Uno-Tutto, che ha bisogno di spontaneità per potervi “accedere”. L’allievo deve riuscire a non pensare con la mente per capire la filosofia Zen: deve pensare con la pancia, cioè deve sentire la verità e non cercare di comprenderla. La meditazione, indispensabile per ogni cammino di autoconoscenza, è un elemento che accomuna fortemente un monaco ortodosso ed un maestro filosofico orientale, ma possiamo trovare molti altri fattori comuni, sapendo che entrambi rifiutano una religiosità formale ed esteriore. Essi sono: la preghiera individuale, la fatica fisica, il lavoro intenso quotidiano, la disciplina, la condivisione con gli altri del sapere, della cultura e delle esperienze. Il messaggio che ci arriva costantemente è il bisogno di un distacco da ciò che ci circonda, di purificazione e concentrazione per ritrovare il possesso di noi stessi. Solo così potremo finalmente procedere lungo il cammino interiore -lo stesso che fanno i due monaci – per collegarci con Dio o con le Divinità.

Riscoprire, assaporare, immaginare, comprendere: da dove nascono questi quattro verbi che affiorano nel diario del protagonista?

Questi quattro verbi, rappresentano quattro tappe del cammino interiore per la nostra autoconoscenza. Come la traiettoria del sole dall’alba al tramonto e di nuovo all’alba, come il cerchio della nostra vita dalla nascita alla morte e di nuovo alla vita fino all’infinito, rappresentano il Samsara, secondo la filosofia induista. Riscoprire la nostra anima, quell’anima eterna, quel soffio divino che è dentro di noi, la nostra coscienza, sé stessi. E questo lo possiamo fare solo assaporando con amore, coscientemente ed intensamente, ogni momento della nostra vita. Nel contemplativo verbo immaginare non c’è solo la speranza per un domani migliore, ma c’è anche tutta la meraviglia e le bellezze della nostra Terra, il miracolo dell’Universo. Comprendere poi, è il verbo che usa la Verità prima di essere vissuta. E’ la tappa fondamentale ed obbligatoria per noi, prima di prendere delle decisioni importanti che riguardano la vita, i rapporti con gli altri, la felicità, il collegamento con Dio. Quando quotidianamente viviamo oltre questi quattro verbi, allora la nostra vita è armoniosa e felice. Questa è la filosofia della momentaneità, del Carpe Diem.

Non numeri ma anime: è questo il bivio storico-sociale a cui l’uomo europeo oggi è chiamato?

Il tempo scorre con i suoi numeri. Numeri di nascite, di produzione, di fatturato, di vendite, di fallimenti, di morti. Conti a destra e a manca, tasse, imposte, Pil. Sempre numeri! Sono le ore 17:50 di Domenica 08 settembre 2013. Guardo le statistiche mondiali: la popolazione in questo istante è di 7.177.667.589 persone. Oggi, mentre la spesa pubblica per la difesa militare è di 3.565.798.142 dollari e sono rimasti ancora 60.122 giorni dalla fine del Gas e 14.696 giorni per la fine del petrolio. Oggi sono nate 284.165 persone -anime nuove- e sono morte 117.260 persone, di cui ben 22.862 di esse sono morte di fame! Che tristezza il mondo con questi numeri! Solo quando nasciamo siamo delle anime, siamo il soffio divino che sceglie di nascere e vivere in questa nostra Terra. Piano piano diventiamo anche noi dei numeri! Il mondo potente ha associato il numeri con la ricchezza. Più numeri riesce a controllare, più pensa di essere ricco e potente! Mano a mano che l’America, l’Europa e gran parte del mondo si arricchiva con i numeri, l’Uomo diventava però più povero spiritualmente. Scegliere il materialismo, dimenticando il cammino terrestre della nostra anima, è stato devastante. E’ stata scelta una strada verso la nostra autodistruzione. Ma oggi, per colpa della cosiddetta “crisi economica e sociale”, l’anima della Terra si sta svegliando. Siamo al punto matematico, nel quale si può ancora cambiare direzione. Da quella orizzontale del materialismo, delle menzogne, delle falsità e delle ipocrisie a quella verticale, un cammino senz’altro rivoluzionario con la coscienza accesa, verso la Via della Verità. L’uomo oggi viene chiamato ad essere consapevole di possedere un’anima: egli non è un numero qualsiasi. Deve comprendere la sua vita e “viverla intensamente e coscientemente”. La Terra, le persone che ancora ci amano e che non sono più accanto a noi, i grandi maestri che si sono sacrificati per il mondo, aspettano che ognuno di noi possa contribuire non con i suoi numeri, ma con la sua anima, alla salvezza della Terra e dei nostri figli.

Quanto stiamo dimenticando il valore del silenzio?

Purtroppo diamo più valore alle nostre parole, spesso non sagge, che al silenzio, dimenticando che “Tutto ciò che siamo oggi è nato dal silenzio di ieri”, come diceva il filosofo e poeta Gibran. Oggi, braccati dal tempo, dallo stress, dalle angosce quotidiane, dalla parola “crisi”, giochiamo al gioco degli “scacchi parlanti”. Ogni mossa è comunicata non al nostro cuore, ma all’esterno con voce alta, arrogante ed egoistica. E poi noi continuiamo ad interrogare la mente sul perché abbiamo perso il cavallo oppure la regina. Non abbiamo più la pazienza di aspettare, di muoverci in silenzio, di elaborare pensieri positivi sotto il silenzio della nostra coscienza nata dentro di noi, dalla Notte di Tempi. Soltanto nel nostro silenzio possiamo vedere i limiti dell’oscurità, sede dei nostri difetti. Solo così possiamo piano piano guardarli negli occhi, condannarli e distruggerli per sempre. Ogni distruzione di un difetto aumenta di mille volte l’intensità della coscienza. Noi, che del silenzio non conosciamo il valore, ci stiamo ogni giorno perdendo nelle chiacchiere, nella politica non costruttiva, nel teorizzare, nell’ipotizzare, giocando con il tempo, con il cielo e con gli uomini. Ma quando saremo silenziosi e maestri nell’arte di essere liberi come il cielo, solo allora troveremo la Via che non è né dell’andata, né del ritorno, perché quella Via è oltre l’andata ed il ritorno degli uomini, delle cose, degli eventi!

Lo spirito prima di carne e ossa: come l’uomo moderno può salvare la propria (ψυχη) psikì?

Secondo la filosofia orientale, durante il nostro percorso terrestre, insieme al corpo erano innate anche le nove coscienze: i cinque sensi, la mente, l’io consapevole. L’ottava coscienza altro non è che l’inconscio, cioè il magazzino del nostro Karma. Infine la nona coscienza, l’io più intimo, il livello più profondo in cui l’energia positiva Universale scorre pura ed incontaminata. Quest’ultima coscienza che rappresenta lo spirito, accompagna l’entità vitale dopo la morte verso la Via eterna vitale dell’Universo, fino alla rinascita, quando si potrà riunirsi fisicamente e spiritualmente. Oggi l’Uomo moderno, stratega della tecnologia, della navigazione, degli spostamenti aerei e terrestri, che ha inventato tutto in tutti i campi, quello che utilizza le finanze e le armi nella stessa maniera, senza distinzioni né valori, rimane incerto ed incapace davanti al grande quesito della salvezza della sua psiche. Nella maggior parte dei casi, però, egli è fuggito dal punto cruciale della sua vita: non si è mai chiesto come poter proteggere la sua anima. Cercando di salvare invece tra favoritismi e propri interessi gli altri e se stesso, ha modificato in realtà la storia della sua esistenza naturale e della stessa Terra, creando un enorme squilibrio tra ricchi e poveri, tra le classi sociali, tra il nord ed il sud di ogni paese del mondo. Molte volte l’Uomo ha dovuto scegliere, prendendo spesso la strada sbagliata. Ora che le scelte sono quasi esaurite, a Lui non resta che una sola via per salvare la sua psiche: sviluppare, coltivare, elevare la propria vita, preparandosi anche alla morte che fa inevitabilmente parte della vita stessa. L’uomo moderno deve smettere di rivolgere il proprio sguardo all’esterno e deve piuttosto fermarsi un momento a guardare dentro di sé. Solo così potrà smettere di avere paura della morte. D’altra parte una società come quella di oggi come potrebbe essere una vera guida per il benessere e la felicità di ognuno di noi, se sta dimenticando i diritti ed i principi fondamentali dei suoi cittadini, dimenticando così i veri valori del loro spirito?

di Francesco De Palo – twitter@FDepalo

Scritto da Redazione

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