Antonella Bundu, quarantanove anni, è nata da madre italiana e da padre della Sierra Leone ed è la sorella del pugile campione europeo dei pesi welter Leonard Bundu. Attivista per i diritti civili, delle donne e dei migranti, testimonial per alcune campagne di Oxfam, è candidata a sindaca di Firenze per una coalizione che comprende Firenze città aperta, Rifondazione comunista, Possibile, Sinistra italiana, Mdp – art.1 e Potere al Popolo.
di Barbara Presta
“Sono Antonella Bundu: una donna nera, fiorentina e di sinistra”. Con questa frase ha annunciato la sua candidatura a sindaca di Firenze. Vogliamo spiegare che significato dà a quelle parole?
Per il periodo in cui stiamo vivendo, questa mia candidatura ha anche una forte valenza simbolica, un segnale che una parte della società civile non ci sta a essere complice di questa deriva sessista e razzista. Anche se ci raccontano che dobbiamo avere paura soprattutto dell’immigrato (subito dopo le ONG), sappiamo dai dati del Viminale che l’unico reato in aumento in Italia e a Firenze è la violenza di genere – femminicidi e violenza sulle donne. Abbiamo un ministro dell’Interno che fino a poco tempo fa sventolava bambole gonfiabili sul palco, abbiamo un senatore che con il ddl Pillon che porta il suo nome, cerca di riportarci indietro e di cancellare tutti i diritti e le libertà conquistate dalle donne negli ultimi decenni, abbiamo un Ministro per la famiglia che partecipa attivamente a manifestazione anti LGBTQ, abbiamo un rappresentante della Lega che si rivolge a una giovani donna dicendole di gambe e farsi pagare. Poi sono nera, e tutta la destra becera che crede al piano Kalergi dell’africanizzazione del continente Europa non dorme la notte all’idea di una sindaca nera. Nera e di sinistra…perché credo fermamente nella differenza fra Destra e Sinistra, sono convinta che laddove diciamo che non siamo né di destra né di sinistra, significhi non volere una città aperta, una città dell’uguaglianza, una città aperta.
Dalla militanza per i diritti sociali e civili alla candidatura per diventare sindaca di una grande città. Come sta vivendo questa nuova esperienza?
Devo dire che sono abbastanza spaventata perché vengo sì dalla militanza e dall’attivismo ma non ho mai fatto parte né di un partito né di un movimento specifico. Non conosco i meccanismi ma ho una grande squadra che mi appoggia, fatta da persone che da anni lavorano sui grandi temi della città e che sono tutti disponibili a fare la loro parte e darmi una mano là dove ne ho bisogno. Ho una grande sete di imparare e sono felice di poter vivere questa esperienza unica.
Intorno al suo nome si è realizzato un piccolo miracolo: un’ampia convergenza delle forze di sinistra che invece, su scala nazionale, appaiono troppo spesso litigiose ed in competizione tra di loro. A chi va ascritto il merito?
Questa coalizione è una risposta seria e concreta a coloro che dicono di non volere votare una sinistra frammentata. Siamo la vera alternativa al vento di destra che sta attraversando non solo la città di Firenze, ma l’Italia intera. Speriamo che la nostra esperienza riesca presto a diventare un modello da seguire anche su scala nazionale. Il merito va a tutti le forze coinvolte, da MDP a Sinistra Italiana, a Possibile, Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e la lista civica Firenze Città Aperta, che hanno saputo mettere da parte le sfumature e sensibilità diverse, per concentrarsi sul compito di riunirsi per quello che conta davvero: una sinistra che sappia dare delle risposte da Sinistra alle questioni che riguardano tutti noi cittadini.
Come descriverebbe la Firenze di oggi, dopo gli anni di Renzi e di Nardella?
La Firenze di oggi è una città vetrina, inaccessibile ai cittadini e che vive ancora di rendita di quanto fatto 500 anni fa.
Qual è il modello di città che propone ai fiorentini?
Noi vorremmo una Firenze da vivere e che sia un buon abitare, a partire dall’emergenza casa e che sappia stare accanto a chi sta pagando sulla sua pelle la crisi economica. Una Firenze che metta la tutela dell’ambiente prima del profitto, una città con una programmazione culturale contemporanea, una città che dice no alle esternalizzazioni, per dare pari dignità ai lavoratori, contraria alle privatizzazioni. Una Firenze che dia voce anche agli ultimi, una città che promuova politiche di genere e che pratichi la disobbedienza civile, sempre nel rispetto della Costituzione, per garantire ad ognuno una uguaglianza davanti alla legge, senza alcuna distinzione di genere, etnia, religione o altro. Una città laica che si ricordi di rimanere umana.
Le foto di Antonella Bundu sono di © Graziano Staino