Il 25 gennaio la Grecia torna alle urne per il rinnovo del parlamento. Un voto che potrebbe cambiare non solo la Grecia ma la stessa Europa. Cosa farà Syriza se andrà al governo? E’ cambiato l’atteggiamento di Bruxelles verso Alexis Tsipras? Ne parliamo con Panos Lambrou, componente della segreteria politica di Syriza, tra i dirigenti più importanti ed influenti del partito.
Tutti i sondaggi danno Syriza in vantaggio. Se non avesse la maggioranza assoluta a quali forze si rivolgerà?
In tutta onestà mi sento di dire che noi otterremo la maggioranza assoluta. Nel caso non fosse così, perché tutto è aperto, ci saranno oggettivamente delle difficoltà a formare il governo. In questo momento noi non siamo in grado di sapere quali e quanti partiti entreranno in parlamento. Da ciò, evidentemente, dipenderà sia l’entità della nostra rappresentanza, sia la possibilità, eventualmente, di fare alleanze. Com’è noto Syriza ha più volte proposto al Partito comunista (KKE, ndr), che tra tutti i partiti in campo ha più possibilità di superare la soglia del 3% ed entrare in parlamento, una qualche forma di collaborazione, ma da quelle parti la risposta è sempre stata finora un secco no. Non escludo però che dopo le elezioni essi potrebbero ripensarci, la porta per loro rimane aperta. In ogni caso sono escluse categoricamente alleanze con quei partiti che hanno governato fino a questo momento, compreso il Pasok. Noi il nostro programma non lo ritrattiamo, con nessuno.
Quali saranno i primi provvedimenti che un governo guidato da Syriza adotterà?
La prima cosa da fare sarà affrontare la crisi umanitaria, che ha assunto ormai proporzioni enormi. Abbiamo un programma dettagliato, sostenibile, già noto da tempo. Misure di contrasto immediato alla povertà ed all’esclusione sociale. Bisogna innanzitutto dare alla gente di che vivere. Parliamo di cibo, luce, casa. Dopodiché sarà necessario ripristinare la contrattazione collettiva e la base minima salariale di 751 euro mensili. Questi provvedimenti non sono negoziabili, non potranno mai essere scambiati su un tavolo di confronto con altre forze politiche per la formazione del nuovo governo.
Euro non Euro. Su questo argomento si è detto e è scritto molto a proposito della posizione di Syriza. Come stanno davvero le cose?
Noi stiamo bene all’interno della grande famiglia europea, ma non in questa Europa, segnata dal neoliberismo e dall’austerità. Siamo, invero, favorevoli all’Euro ma in un’altra Europa. Syriza è una forza europeista perché ha nel suo dna l’internazionalismo. Gli attuali partiti di governo dicono di essere filoeuropei, ma, seguendo la Merkel, stanno contribuendo a distruggere l’Europa. Noi invece lavoriamo per salvare il progetto europeo. La stessa domanda, comunque, andrebbe rivolta alla Merkel, ai vari Samaras, che davvero rappresentano un pericolo per l’Europa e la sua tenuta.
Sembra che dalle parti di Bruxelles si sia un po’ ammorbidita la posizione nei confronti di Syriza e di Alexis Tsipras. E’ così? Se si, qual è la motivazione?
Si stanno convincendo che la vittoria di Syriza è certa e che sarà necessario venire a compromesso con noi. Sanno che presto potrebbero cambiare le cose anche in Spagna con la vittoria di Podemos e questo inciderà ulteriormente sui rapporti di forza in Europa. L’Europa sta cambiando, è inevitabile.
Molti pensano che la Grecia, da cavia per le politiche di austerità possa diventare presto il paese da cui prenderà il via cambiamento dell’Europa. E’ d’accordo?
E’ ciò per cui lavoriamo. Le crisi preludono sempre a grandi cambiamenti, la nostra vittoria potrebbe tradursi in grande tsunami.
di Luigi Pandolfi
Fonte:Linkiesta