Sempre più agitate le acque politiche nella vicina Slovenia. Per il premier Alenka Bratusek è arrivato il tempo delle scelte, dopo questi mesi di ondivaghe posizioni sulle misure da prendere sul fronte economico e del risanamento dei conti pubblici. L’Unione europea sta chiedendo misure di austerità più dure, ciò perché gli sforzi fatti in questi mesi, diretti a ridurre il deficit di bilancio si sarebbero rivelati del tutto inadeguati.
Intanto sono molti gli analisti che considerano la Slovenia come il prossimo candidato a finire nelle grinfie della Troika. Sarà per questo che, dopo l’ultima riunione dell’Eurogruppo, il ministro delle finanze Uros Cufer, ha iniziato perciò a concordare con i funzionari dell’UE le nuove misure di austerità che dovrebbero essere attuate nelle prossime settimane.
L’Ue ha recentemente concesso al governo di Lubiana altri due anni, fino al 2015, per centrare l’obiettivo del pareggio di bilancio, mentre il paese sta già pagando ingenti somme per ottenere prestiti esteri che possano servire a compensare l’attuale squilibrio nei conti pubblici.
In ogni caso sono in molti a dubitare che i tagli effettuati finora, e quelli che verranno, saranno sufficienti per stare nei parametri europei. Sarà una mattanza sul piano sociale, questo sì, con annessa svendita di molte aziende statali, che però non consentirà di scongiurare sic et simpliciter il ricorso al Fondo Salva Stati (MES).
Le tasse sono state già abbondantemente aumentate, l’Iva è stata ritoccata al rialzo di un ulteriore 1%, i tagli alla spesa pubblica sono stati anch’essi draconiani. Sono state svendute le azioni pubbliche della catena di supermercati Mercator, la più grande operazione di privatizzazione di questi ultimi anni. Lo Stato prevede inoltre di vendere le azioni pubbliche di altre 15 grandi aziende, tra cui quelle della seconda banca del paese, Nova KBM, quelle di Slovenia Telecom e Adria Airways.
Nel frattempo la disoccupazione nel paese è schizzata oltre il 10 per cento, la povertà sta diventando sempre più acuta: una famiglia media slovena oggi spende quasi il 25% del suo reddito solo per alimenti.
Dicevamo della crisi politica. Zoran Jankovic, sindaco di Lubiana ed ex capo del partito Slovenia Positiva (PS) si sta distinguendo per il suo no a queste scelte politiche. Lo scontro con il premier è a livelli altissimi. Ma, a ben vedere, si tratta solo di una lotta intestina per il riposizionamento di entrambi nel partito. Una lotta tattica, niente di più. Perché di Jankovic tutto si può dire eccetto che sia un noto detrattore delle politiche di austerità.
La vera opposizione è quella che si esprime nelle piazze, che coinvolge movimenti, nuovi soggetti antagonisti, la rete come luogo di travaso delle informazioni. Gotof je!, Andate via!, questo lo slogan che la protesta di piazza ha scelto da quando è scoppiata ormai molti mesi addietro.
Qualcuno ha parlato di “grillini” sloveni a proposito di questo fenomeno. Certo, negli slogan c’è qualche richiamo al noto fenomeno italiano, ma qui la lotta non si fa nel web ma nelle piazze, nelle strade, nei quartieri. Diventando spesso molto dura.