di RE
Storico accordo tra Macedonia e Grecia: siglata l’intesa sul cambio di nome del Paese ex jugoslavo (Fyrom) in Repubblica di Macedonia del nord. La cerimonia è stata officiata dai due ministri degli esteri, il macedone Nikola Dimitrov e il greco Nikos Kotzias, alla presenza dei premier Zoran Zaev e Alexis Tsipras, del mediatore Onu Matthew Nimetz, dell’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini e del commissario europeo all’allargamento Johannes Hahn.
La controversia inizia nel 1991, con la fine della Jugoslavia. La Macedonia dichiara la sua indipendenza e la Grecia considera la decisione del nuovo Paese di chiamarsi Macedonia come un sopruso, un’usurpazione. Non solo. Atene teme che questa scelta possa preludere ad una politica di rivendicazione sulla propria regione settentrionale che porta lo stesso nome. Sullo sfondo la memoria contesa di Alessandro Magno, il “macedone”.
Da allora i governi ellenici si sono sempre opposti all’ingresso del paese nella Nato e nell’Ue. Ora, però, questo veto verrebbe a cadere e per Skopje si aprirebbe una nuova stagione di relazioni internazionali. La Repubblica di Macedonia è già membro dell’Onu, ma con il nome di Ex Repubblica Jugoslava della Macedonia, più noto nell’acronimo inglese Fyrom.
Le parole di Alexis Tsipras, Primo ministro greco:
“Caro Zoran,
Abbiamo un debito storico, in questo passaggio, che facciamo insieme, per assicurarci che non resti indietro.
E sono ottimista sul fatto che avremo successo.
Sono fiducioso che il nostro popolo sarà un esempio di fratellanza in un periodo storico di destabilizzazione diffusa e di conflitti geopolitici.
Perché non solo la nostra regione, ma tutta l’umanità ha bisogno di esempi come il nostro. Esempi di popoli e paesi che stanno catturando le orde di odio e costruendo insieme il loro futuro. Il destino dei popoli e dei paesi dei Balcani è, inoltre, interdipendente. Come il destino dei popoli e dei paesi europei. Abbiamo grandi sfide da affrontare. Geopolitiche, economiche, sociali, ambientali.
L’unico modo per affrontarli con successo è una strategia coerente di cooperazione transfrontaliera, regionale e internazionale. Una strategia di estroversione e un corso europeo comune dei Balcani. Un corso che cancellerà definitivamente le forze di instabilità geopolitica e chiuderà per sempre il doloroso capitolo del cambio di confine”.
In Grecia, anche in concomitanza con la firma dell’accordo, non sono mancati scontri e momenti di tensione. La destra nazionalista, da Nuova Democrazia ai fascisti di Alba Dorata, protesta contro questa intesa, utilizzando strumentalmente la questione anche a fini interni, contro il governo di sinistra e in vista delle prossime elezioni.