Noti economisti convergono su un punto: la Grecia non “sopravviverà” a lungo se Bruxelles continuerà con la sua politica di austerità e di tagli.
Un ulteriore pacchetto di stimoli e tagli per la ripresa ad appannaggio di un Paese che non sarebbe dovuto entrare nell’Eurozona, che non riesce a portare a termine le privatizzazioni, ma che nel proprio sottosuolo ha oro, argento e gas. Sulla scia delle dichiarazioni del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble (“la Grecia avrà bisogno di un nuovo pacchetto di misure”) e della cancelliera Angela Merkel (“un errore ammetterla nell’Ue”), noti economisti convergono su un punto: la Grecia non “sopravviverà” a lungo se Bruxelles continuerà con la sua politica di austerità e di tagli.
I tre “tenori”
Gli economisti in questione sono Nouriel Roubini, Paul Krugman e Yannis Varoufakis, di cui alcuni scritti apparsi negli ultimi giorni sulla stampa e sui loro blog personali rafforzano una personale convinzione: la Grecia deve tornare alla sua moneta nazionale. E all’orizzonte prevedono il collasso della zona euro.
Roubini
È economista, professore di economia alla New York University e presidente di RGE Monitor,una società economica specializzata in analisi finanziaria. Asserisce che il governo greco cadrà dopo le elezioni tedesche, in quanto “l’attuale politica tedesca per quanto riguarda la crisi nella zona euro non cambierà”. Prevede una rottura del governo italiano oltre che di quello greco. La parola d’ordine che cita sovente è “destruction“.
Krugman
Economista e saggista statunitense, attualmente è professore di Economia e di Relazioni Internazionali all’università di Princeton, ha vinto il Premio Nobel per l’economia nel 2008. Krugman confronta il crollo in Indonesia nel 1997 e quello della Grecia. Atene dopo l’intervento della Troika è “affondata” ancor di più in debiti e recessione. Aggiunge che fino a quando la Grecia sarà nell’Eurozona e continuerà a perseguire politiche di tagli, non tornerà a crescere. E allora com’è che la Grecia si è ridotta in questo stato? “La colpa è dell’euro”, ha scritto sul NYT: “Quindici anni fa la Grecia non era un paradiso ma non era nemmeno in crisi. La disoccupazione era alta ma non a livelli catastrofici. Poi la Grecia è entrata nell’euro, ed è successa una cosa terribile: la gente ha iniziato a credere che si trattasse di un buon posto per investire. Capitali stranieri si sono riversati sulla Grecia, in parte a finanziare il debito pubblico; l’economia è esplosa, l’inflazione è salita e la Grecia è diventata sempre meno competitiva. Certo, i greci hanno scialacquato molto se non quasi tutto il denaro che era rapidamente affluito nel Paese, ma è la stessa cosa che hanno fatto tutti coloro che si sono trovati coinvolti nella bolla dell’euro”.
Varoufakis
È un economista greco-australiano, insegna Teoria Economica presso l’Università di Atene ed è consulente privato per Valve Corporation. Ha scritto: “Merkel aveva ragione, la Grecia non sarebbe dovuta entrare nell’Eurozona”. L’unica soluzione per Varoufakis è ammettere la verità delle cose: “Lo Stato greco non è affidabile, i nuovi pacchetti di stimolo hanno creato un regime trapezocentrico di banche e la crisi quadrupla (società, banche, investimenti e povertà) non può essere affrontata da nuovi prestiti con l’incubo dell’austerità“. Nel suo blog osserva che la Grecia e altri Paesi periferici, fin dall’inizio, sono sopravvissuti nella moneta unica senza avere un surplus. Per cui ritiene che la zona euro dovrebbe essere composta solo da Germania, Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Lussemburgo. Perché è stata attaccata la Grecia? In quanto è stata la prima economia che ha rivelato pubblicamente “il grande segreto: che la zona euro ha avuto un cattiva strutturazione. La Grecia – conclude – è solo un capro espiatorio“.
di Francesco De Palo – twitter@FDepalo
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