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Camerati, miliziani e neofascisti Così cresce la nuova estrema destra

Con la crisi che ha impoverito la piccola borghesia creando sacche di insofferenza diffusa, i manipoli neri del nuovo millennio escono dalle catacombe e sognano la riscossa elettorale. Cavalcando lo spettro populista che oggi si aggira in tutta Europa.

Camerata Franco Bigonzetti. Al richiamo del leader segue il coro dei legionari: «Presente». La scena si ripete ogni anno il 7 gennaio davanti alla vecchia sede del Movimento sociale italiano in via Acca Larentia a Roma. Sfilano per ricordare i tre militanti del Fronte della gioventù uccisi nel 1978. “Vittime dell’odio comunista e dei servi dello Stato”, recita la targa. I “martiri” sono diventati il sacrario dell’ideologia neofascista: il luogo dove, tra nostalgici saluti romani e nuovi slogan, tenta di ripartire l’estrema destra italiana. Resta il motto antico “Dio, patria, famiglia”. Declinato però nell’anti europeismo, nella critica al sistema bancario, nell’intolleranza contro gli stranieri e l’omosessualità, nella rivendicazione del mutuo sociale. Parla alla pancia dei cittadini. E ora che la crisi ha impoverito la piccola borghesia, ha creato sacche di insofferenza diffusa, disoccupazione record, i manipoli neri del nuovo millennio escono dalle catacombe e sognano la riscossa elettorale. Cavalcando lo spettro populista che oggi si aggira in tutta Europa.

PERICOLO ALBA DORATA
In Grecia trionfano i neonazisti di Alba Dorata, in Francia i sondaggi danno sopra il 20 per cento il partito xenofobo del Front National di Marine Le Pen, a Budapest governa un fronte nazionalista. E in Norvegia le ultime elezioni hanno legittimato persino Progresso, il movimento in cui militava il massacratore neonazista Andres Brevik. E in Italia è possibile un caso Alba Dorata? «In politica il “mai” non esiste, e gli spazi di competizione vuoti sono destinati a riempirsi», spiega a “l’Espresso” Marco Tarchi, professore all’Università di Firenze, in passato ai vertici del Msi: «Quindi, se non ci fosse l’offerta alternativa dei grillini, una formazione populista più spostata a destra si potrebbe affermare. Dubito che i gruppi oggi esistenti abbiano comunque questa chance: l’ascendenza neofascista è per loro una palla al piede». Alle ultime elezioni politiche la galassia a destra del Pdl ha racimolato poco più di 400 mila voti. Ma il vento sta cambiando in fretta. Restano le divisioni e faide che hanno sempre caratterizzato le sfumature nere di questo fronte. Proteste come quella dei “Forconi” di un mese fa hanno però offerto un’improvvisa visibilità mediatica alle istanze più estreme, raccogliendo consensi imprevisti. Preoccupata l’analisi del politologo Marco Revelli, figlio dello scrittore partigiano Nuto: «Ci sono tutte le condizioni drammatiche per un’espansione sul modello Alba dorata o Front national. Per un semplice motivo: l’habitat della destra è rappresentato dalla crisi».

ROMA È PATRIA
Il cuore nero dell’Italia pulsa sempre nell’Urbe. Qui sulle macerie del Fronte della gioventù e del Movimento sociale, ma anche nell’ombra lunga degli Anni di piombo, sono fiorite le primule del neofascismo del terzo millennio. Una galassia dove fede ultras, visione cameratesca e ideologia nazionalista, si saldano producendo un mix spesso esplosivo. La costellazione di sigle è ampia, ma poche hanno ambizioni elettorali. Forza Nuova, il partito guidato da Roberto Fiore fondato nel ’97, ha come quartier generale Piazza Vescovio. Facile identificarlo: una croce celtica marca il territorio. Su uno dei lati della piazza c’è l’unico pub, ritrovo informale dei militanti e dei tifosi laziali, i famigerati “Irriducibili” e della banda “De noantri”. Forza Nuova è dinamica nei contatti europei: gli ultranazionalisti ungheresi Hvim erano con loro due anni fa alla “marcia per la vita” antiabortista e il leader capitolino ha partecipato al congresso di Stoccolma dal partito Svenskarnas Parti. Fiore padroneggia la piazza ma ha esperienza del Palazzo: nel 2008 è subentrato come europarlamentare ad Alessandra Mussolini. Inoltre la stagione al Campidoglio di Gianni Alemanno ha dato alla sua ed altre formazioni l’opportunità di intensificare l’impegno sociale. La più strutturata è sicuramente Casa Pound, che dalla palazzina occupata a due passi dalla stazione Termini fa proselitismo tra i giovani e gli scontenti, conquistando consensi in periferia e nei quartieri bene. In pochi anni ha costruito una rete nazionale, unendo iniziative culturali e concerti, mobilitazioni di protesta e distribuzioni di cibo alle famiglie povere. E anche per loro i “Forconi” sono stati un momento di gloria, con 300 militanti schierati nei presidi.

MILIZIANI DEL DUCE
Resta in un angolo Militia, descritta dai carabinieri del Ros come un’associazione «dedita alla commissione di atti violenti, anche di matrice xenofoba». Ne sa qualcosa il capo della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, minacciato con frasi tipo: «Io ‘sto sempre con na bomba a mano e nel momento che sta per esplodere, lui esplode insieme a me». I miliziani hanno lanciato accuse anche ad Alemanno, «sionista», e a Gianfranco Fini, «traditore antifascista». I leader Maurizio Boccacci, un passato in Fiamma Tricolore, e Stefano Schiavulli sono stati condannati nel 2012 in primo grado per ricostituzione del partito fascista. E sono sotto processo per violazione della legge Mancino insieme a Giuseppe Pieristè, già in Ordine Nuovo. Il fascismo continua a essere la loro unica fede. Le sedi principali sono la palestra occupata Primo Carnera, in via delle Vigne nuove, e il centro sportivo Doria di Albano Laziale, dove risiede Boccacci e dove hanno difeso il feretro di Erick Priebke dalla rivolta degli abitanti. Militia ha creato diverse sezioni distaccate al Nord e al Sud. Lavorano nell’ombra e rifiutano il dialogo con i gruppi istituzionalizzati. Sono pochi, il nucleo romano può contare su 30 persone, ma pronti a tutto. Secondo gli atti dell’inchiesta, volevano avviare un percorso politico rivoluzionario: «Militia è un’organizzazione politica di stampo nazional rivoluzionario, che si rifà alla memoria storica e alla dottrina di quei movimenti che presero il potere in Europa a cavallo degli anni ‘30-’40», si legge in un documento sequestrato. E tra i contatti spuntano cattivi maestri dell’eversione. Dal “Pantera” Luigi Aronica, ex Nar a Serafino Di Luia, ex Avanguardia nazionale.

LOMBARDIA NERA
In Lombardia la rinascita nera è meno visibile, ma trova spesso contatti con le frange radicali della Lega: un’intesa nel segno dell’odio razziale e del tradizionalismo cattolico. Milano è però diventata negli ultimi anni un crocevia di incontri internazionali estremisti, quattro solo nel 2013, e concerti nazirock. Ad aprile alle porte di Varese quattrocento persone hanno festeggiato il compleanno di Hitler, celebrando il ventennale di “Varese Skinheads”: li ha ospitati l’associazione culturale filoleghista “I nostar radis”. Il 21 aprile, eccoli tutti radunati con “Memento” al campo 10 del Cimitero Maggiore di Milano per onorare i caduti della X Mas: c’era persino una corona di fiori della giunta Maroni, posata accanto a un’insegna delle SS. Il 15 giugno in un capannone di Rogoredo sono arrivati in cinquecento: teste rasate di tutta Europa per una kermesse di musica e slogan sulla superiorità ariana. A settembre la replica a Cantù con il Festival boreale, organizzato da Forza nuova. Qui si sono trovati per tre giorni i principali movimenti nazionalisti europei. Nella ricca Brianza sono spuntati i “Leoni crociati” monzesi: creste punk, tute mimetiche, svastiche e croci celtiche tatuate. Appoggiati dai commercianti del centro storico per tenere lontano gli ambulanti stranieri, si sono dati da fare per raccogliere fondi a favore dei loro “camerati” carcerati o agli arresti domiciliari come il forzanovista Mirko Viola, esponente di Stormfront, sito neonazista chiuso per antisemitismo. Raccolgono firme contro Equitalia e contro i diritti delle coppie gay in difesa della famiglia naturale: temi che trovano sponda nella piccola borghesia lombarda.

FRONTE DEL NORD 
La centrale veneta è Verona, la città dei delitti neonazisti della banda “Ludwig”. Trent’anni dopo, a contendersi lo spazio più a destra sono i forzanovisti e Casa Pound. Le due sigle qui si fanno una vera guerra con agguati e raid. Ma anche la politica al potere è contagiata: a capo dell’associazione culturale Hellas Verona (la squadra di calcio in serie A) c’è Alberto Lomastro, il leader dei duri della curva nei primi anni ’90, coordinatore e candidato nelle liste della Fiamma Tricolore e poi accolto a braccia aperte nella Lega di Flavio Tosi. Un altro amico del sindaco è il presidente della municipalizzata Amia Andrea Miglioranzi, un passato nel “Veneto fronte skinhead”e a metà anni Novanta tra i primi a finire in cella per istigazione all’odio razziale. Gli snodi del network estremistico arrivano fino a Trieste, dove un anno fa è nata Alba Dorata made in Italy. La discesa in campo dei cugini filonazisti del partito greco è monitorata dai Ros che mettono sotto osservazione il fondatore Alessandro Gardossi, ex di Forza Nuova e Lega Nord: «Alba Dorata Italia intende accreditarsi, anche in prospettiva elettorale, quale catalizzatore del disagio sociale determinato dalla congiuntura economica».

TRA VIOLENZA E MALA
L’intreccio di estremismo e malavita si manifesta un po’ ovunque. L’icona è Massimo Carminati, il “Nero” di “Romanzo Criminale” passato dai Nar al rango di re degli affari illeciti di Roma. Ma a Milano ci sono forzanovisti condannati per ‘ndrangheta, come Giuseppe Amato, scagnozzo del padrino Pepè Flachi e due volte candidato nelle liste di Forza Nuova Milano. La palestra della violenza restano però soprattutto gli stadi, spesso cercando di indirizzare la forza verso una strategia politica. Nel 2007 Roma è scossa da due episodi drammatici. Il 30 ottobre muore Giovanna Reggiani, aggredita da due immigrati. Due settimane dopo un poliziotto uccide il tifoso laziale Gabriele Sandri. Il pretesto ideale per mobilitare squadracce di ultras e militanti di Forza nuova con l’obiettivo di «fare pulizia» e mettere in difficoltà il governo di centrosinistra di Romano Prodi. «Pulizia etnica, solo quella può salvarci», è una delle frasi captate dall’antiterrorismo del Ros: «Se no uscimo tutte le sere e famo come ieri sera… perché chi ti governa dall’alto inizia a strippare… pensano se questi hanno fatto una cosa del genere, fra due anni me se presentano sotto ar Parlamento e me danno la caccia».

PICCOLI NEOFASCISTI CRESCONO
Nelle scuole di Roma e provincia le sezioni giovanili di Casa Pound-Blocco Studentesco e i loro rivali in nero di Forza nuova-Lotta studentesca crescono. Il Blocco ha ottenuto oltre 40 rappresentanti negli organismi scolastici. «Un risultato figlio del sindacalismo studentesco che portiamo avanti da oltre sette anni», commenta deciso il giovanissimo camerata Fabio Di Martino, responsabile romano del movimento: «La lotta al caro libri, il contributo volontario obbligatorio e per una maggiore rappresentanza sono istanze molto sentite dagli studenti». Nel 2011 per il Blocco, che quest’anno per protesta non ha presentato proprie liste, si è candidato Manfredi Alemanno, figlio dell’allora sindaco. Ma pure nel Napoletano sono presenti e mirano ad altre città del Sud. Lo stesso fa Lotta studentesca, che si vanta: «Rappresentiamo il 15 per cento degli studenti di Roma e provincia». A Milano la presenza negli atenei sta diventando incisiva: alla Statale il prossimo incontro di Lealtà Azione è fissato per il 17 gennaio. Sono tutti virgulti di un’onda nera, che punta sui giovani delusi da tutti i partiti. E che potrebbero diventare la nuova leva del futuro prossimo.

di Giovanni Tizian

ha collaborato Michele Sasso

Fonte: http://espresso.repubblica.it

Scritto da Redazione

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