di Mario Occhinero
Il territorio dell’Honduras, che una volta apparteneva alla civiltà Maya, prese l’attuale denominazione, che si riferisce alla profondità delle acque, con l’arrivo di Cristoforo Colombo, nel 1502. Con lo steso criterio, oggi, questo Paese si potrebbe denominare “Blanduras”, stante l’attuazione di una serie di golpes blandi nell’ultimo periodo.
Dopo un XX secolo caratterizzato dall’alternanza di governi del Partido Liberal di Honduraas (PLH) e del Partido Nacional di Honduras (PNH), entrambi di orientamento conservatore, e golpes militari, si giunge all’elezione di “Mel” Manuel Zelaya Rosales.
Mel Zelaya
Zelaya, anche lui del Partito Liberale, è stato eletto nel 2005 e si è insediato il 27 gennaio 2006. La sua prima azione è stata quella di approvare la Legge di Partecipazione Cittadina, permettendo referendum su questioni nazionali.
Con il suo arrivo al potere, la situazione economica in Honduras registra un notevole miglioramento. Prova di ciò è che la Commissione economica delle Nazioni Unite per l’America Latina e i Caraibi aveva classificato il paese come la prima delle nazioni con la più alta crescita economica nella regione e il tasso più basso di inflazione negli ultimi quindici anni.
Nel 2008, l’Honduras si unisce alla Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA), che fu promossa da Venezuela e Cuba. I benefici avevano permesso di stanziare più risorse per programmi sociali e fare investimenti nel settore della salute e dell’istruzione. Inoltre, il salario minimo era aumentato dall’11% nel 2007 al 60% nel 2008.
La vicinanza con i governi e gli organismi progressisti dell’America Latina, però, sarà fatale per Manuel Zelaya.
Mel Zelaya con Hugo Chavez e Raul Castro
Il golpe
Nel 2009 il presidente Zelaya aveva proposto l’elezione di un’Assemblea Costituente col proposito di modificare la Costituzione del 1981. Questa iniziativa fu respinta dal Tribunale Supremo Elettorale (TSE), dal Procuratore Generale, dalla Corte Suprema e dal Congresso Nazionale, gestito dai conservatori.
Arriva invece il colpo di stato, all’alba del 28 giugno 2009. Il presidente viene prelevato nella notte (e con la forza) dalla sua residenza, caricato in un aereo militare e scaricato ancora in pigiama nella pista del aeroporto della Base 2 del Costa Rica. Poco dopo essere stato espulso, nel luglio 2009, Zelaya cerca di tornare nel suo paese accompagnato dal presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Miguel D’Escoto, ma l’esercito impedisce all’aereo di atterrare, disponendo mezzi militari di traverso sulle piste. Nell’occasione, ci sono stati anche diversi feriti, perché i militari hanno sparato contro le persone che venivano a ricevere il loro presidente.
Il ruolo degli Stati Uniti
L’ex segretaria del Dipartimento di Stato del governo degli Stati Uniti, Hillary Clinton, rivelò di aver esercitato la sua “influenza” per impedire a Manuel Zelaya di tornare alla presidenza, dopo il defenestramento del giugno 2009. La Clinton ha ammesso nel suo libro Hard Choices che “nei giorni successivi al colpo di stato ho parlato con le mie controparti di tutto l’emisfero, con l’obiettivo di organizzare rapidamente le elezioni che avrebbero reso irrilevante la questione Zelaya.”
Elezioni del 2009
Il capo del Congresso, Roberto Micheletti, originario di Bergamo in Italia, assunse la funzione di capo provvisorio dello Stato fino al 29 novembre 2009, quando si sono svolte in stato di assedio le elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria del candidato del Partido Nacional, Porfirio Lobo Sosa.
Roberto Micheletti
Elezioni del 2013
Il nuovo movimento politico denominato Libertad y Refundación, fondato nel 2010 da Manuel Zelaya candida per le elezioni presidenziali del 2013 la moglie Xiomara Castro de Zelaya, che arriva seconda, rompendo dopo oltre un secolo il regime bipartitico del paese. A vincere è Juan Orlando Hernández (JOH) del Partido Nacional. Secondo lo stesso Congresso degli Stati Uniti sull’America Latina, “le elezioni sono state piene di irregolarità e intimidazioni violente, minacciando di gettare la nazione in ulteriore scompiglio politico.” Di fatto nel suo mandato i tassi di violenza e disuguaglianza sociale sono aumentati costantemente.
Xiomara Castro con il marito Manuel Zelaya
Frode del 2017
Nel 2017, in alternativa all’attuale presidente si costituisce la “La Alianza de Oposición contra la Dictadura” formata da una coalizione di partiti politici che includono il Partito Libertad y Refundación (LIBRE) e il Partido Innovación y Unidad (PINU). Il candidato presidente è il presentatore televisivo Salvador Nasralla e il coordinatore il deposto Manuel Zelaya Rosales. La Alianza con il 71% dei voti scrutati era avanti di oltre 5 punti (una differenza di 46.533 voti), e il vantaggio come spiegato dagli esperti era irrecuperabile. A quel punto lo scrutinio viene bloccato e, dopo 24 ore circa, alla sua ripresa Hernandez inizia a salire fino alla chiusura, con un presunto vantaggio dell’1,6%. Per adesso, il TSE ha convalidato la vittoria di Hernández, ma il risultato è stato impugnato sia dal candidato dell’Allianza che dal candidato del Partido Liberal arrivato in terza posizione, che riconosce la vittoria di Salvador Nasralla.
Salvador Nasralla con la moglie Iroshka Elvir
Il golpe per cavilli formali, scontri tra i poteri o all’interno di essi, riuscito in Honduras nel 2009 è stato già riproposto con successo in altri paesi come il Paraguay o il Brasile. La sperimentazione di forme blande di golpes rende l’Honduras un laboratorio dal quale siamo tutti a rischio. L’ingiustizia in qualsiasi luogo, come ammoniva Martin Luther King, è una minaccia alla giustizia ovunque.