Sarebbe il caso che qualcuno, tra i suoi più stretti collaboratori, spiegasse a Renzi che insistere sul recupero di qualche decimale tra il 2,6% ed il 3% del rapporto tra deficit e Pil non ha alcun senso, stante la pendenza sul capo del nostro paese dei nuovi vincoli di bilancio imposti dal “Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria”, meglio conosciuto come Fiscal compact.
Senza entrare nel dettaglio del meccanismo – piuttosto complesso – di riduzione fiscale previsto dal nuovo patto di bilancio, è bene ricordare che il nostro paese, entro il 2016, dovrà convergere verso il “pareggio di bilancio strutturale“, ovvero verso un equilibro delle entrate e delle uscite dello stato al netto dei fattori congiunturali.
Tale regola si considera rispettata se il deficit dello stato non eccede lo 0,5% del Pil. Non solo: stando al dettato del regolamento UE n. 1175/2011 (Six Pack), integrato poi nel Fiscal compact, che prevede per il saldo strutturale una forcella tra il -1% del Pil e il pareggio o l’attivo, il nostro paese dovrebbe addirittura conseguire un “avanzo strutturale” dello 0,2%!
Posto che il conseguimento di tale obiettivo, insieme alla riduzione delle eccedenze del debito, richiederebbe un massacro sociale di proporzioni inaudite, più terribile di quello perpetrato ai danni del popolo greco, è lecito chiedersi se Renzi faccia finta di non conoscerne i contenuti – il che sarebbe già grave di per sé – oppure se non li conosca affatto.
In entrambi i casi stiamo parlando di una situazione davvero surreale, al limite della tragicommedia. Si discute di rastrellare qualche miliardo per dare una mancia in busta paga a qualche milione di lavoratori dipendenti (Meglio di niente, per carità), di svincolare i fondi europei dal patto di stabilità, e di altre misure di ristoro dell’economia, quando già a partire dai prossimi mesi si dovrà pensare a manovre draconiane per rispettare gli impegni assunti con la ratifica del nuovo patto di bilancio, i cui effetti non potranno che essere recessivi.
E’ stato stimato che un’applicazione pedissequa del meccanismo di riduzione fiscale ci costerebbe, già a partire da quest’anno, una manovra da 75-80 miliardi di euro. Possiamo permettercela? Ma soprattutto: sarebbe compatibile con le misure annunciate da Renzi in tema di Irpef, Irap e debiti della pubblica amministrazione?
Forse che Renzi intende non rispettare i vincoli del Fiscal compact? Vuole rinegoziarli? Lo dica. Sarebbe una cosa diversa del dire “i compiti a casa li facciamo per i nostri figli“. E’ evidente che il rinnovamento, al punto in cui siamo, passi innanzitutto dall’essere seri.
di Luigi Pandolfi