E’ in libreria per i tipi di Marsilio (Collana I Grilli) un nuovo libro di Gianni De Michelis e Francesco Kostner “La lezione della storia. Sul futuro dell’Italia e le prospettive dell’Europa”.
De Michelis protagonista della politica italiana per lunghi anni, personalità senz’altro sagace tra i tanti intellettuali e politici che cercano di fornire interpretazioni plausibili sul presente, indicando anche soluzioni concrete per il futuro. Il lavoro, frutto di un confronto appassionato, vivace, con il giornalista Francesco Kostner, già autore e curatore di interessanti saggi politici e di cronaca, tra cui “Agguato a Giacomo Mancini”, scritto a quattro mani con Enzo Paolini, è un attraversamento di fatti ed eventi che hanno scandito, segnandolo, l’ultimo scorcio di secolo appena trascorso, dalla caduta del Muro di Berlino ai mutamenti geopolitici indotti dall’attentato alle Torri gemelle nel 2001, fino alla crisi economico-finanziaria che ancora attanaglia l’Europa.
Fatti, vicissitudini, che De Michelis ha vissuto per una parte da protagonista, in quanto esponente di spicco del Psi e uomo di governo. Interessanti alcuni aneddoti, come quello sul vertice di Parigi in cui Andreotti urtò la sensibilità dei tedeschi con la sua posizione scettica sulla riunificazione delle due germanie (“Voglio così bene alla Germania che ne preferisco due”), nel quale poi lo stesso De Michelis convinse il Presidente del Consiglio italiano a fare una proposta per evitare il fallimento di quell’importante summit. Oppure il racconto dei suoi viaggi nell’ex Yugoslavia per scongiurare la guerra etnica, il colloquio avuto con Milosevic, nel quale il leader serbo gli prefigurò “lo scenario che poi insanguinò la Iugoslavia negli anni successivi” .
Interessante anche il punto che De Michelis fa sui negoziati di Maastricht, il suo giudizio critico su come si è arrivati anche all’integrazione monetaria, senza procedere di pari passo con l’integrazione politica: “Non solo non venne mantenuto il momentum, la spinta, sia pure incrementale e a piccole tappe, nella giusta direzione, ma, addirittura, vennero fatti passi indietro rispetto a quelli compiuti precedentemente. Non si tenne presente, soprattutto, un punto che a noi era chiarissimo, mentre negoziavamo il trattato di Maastricht: vale a dire che il deepening e il widening, cioè l’allargamento e la trasformazione istituzionale, avrebbero dovuto procedere di pari passo. Per una serie di errori commessi dai nostri successori, invece, si è pensato di poter anticipare il widening, mentre il deepening è avvenuto solo nel 2009, con un divario temporale di cinque anni, per di più aggravato dalla crisi scoppiata nel frattempo, creando le condizioni per quello che abbiamo oggi sotto gli occhi”.
Ma il libro non si limita ad una rivisitazione di avvenimenti del passato, per quanto importanti ai fini della comprensione del presente. In esso si tenta anche di indicare soluzioni e di avanzare proposte concrete per il futuro.
Questa la premessa: “La questione principale è la differenza tra il modo in cui abbiamo descritto il mondo negli anni settanta, esattamente nel momento in cui cominciai la mia riflessione sul flesso della storia, e come lo descriveremmo oggi. Alla fine della prima decade del xxi secolo. Negli anni settanta, la logica era quella di capire come governare il mondo andando oltre i limiti del cosiddetto sottosviluppo. Ebbene, quel mondo non c’è più. Davanti a noi abbiamo una realtà completamente diversa.”
Passando poi per una analisi sui temi più stringenti della contemporaneità, dall’ambiente ai fenomeni migratori, dall’istruzione alle nuove tecnologie, alla demografia, ai termini dell’attuale globalizzazione economica, l’autore cerca di indicare una possibile “via d’uscita”.
“Il difficilissimo momento di crisi che stiamo vivendo – dice De Michelis – è il frutto di squilibri che, in qualche maniera, devono essere riportati sotto controllo. Per fare ciò va costruito un sistema di regole, a livello globale, che renda possibile la gestione di un mondo multipolare e con polarità che hanno interessi contrastanti.”
In questa ottica secondo gli autori la prima cosa da fare “è concentrarsi sul dossier monetario”. In particolare sarà necessario trovare un’intesa “su come riuscire a governare in rapporto alle diverse monete, si lascia in piedi un sistema basato sul dollaro, cioè una moneta il cui controllo dipende dalle autorità nazionali di un paese”.
Il dollaro come moneta unica mondiale? Si, a condizione che “il governo di questa divisa non sia più esclusivo potere degli Stati Uniti”.
Il mondo non potrà continuare a sopportare la crisi per un periodo molto lungo, è la tesi di De Michelis, e quindi bisognerà imprimere un’accelerazione rispetto ai problemi sul tappeto.
Per quanto riguarda l’Europa nel corso dei prossimi anni dovrà “correre il rischio” di rinegoziare i termini di un nuovo trattato, con l’obiettivo di accelerare col processo di integrazione politica, ripensando anche all’architettura stessa dell’Unione europea se sarà necessario.
La prospettiva indicata da De Michelis, insomma, è quella di un mondo più integrato, dove a prevalere sia l’elemento della cooperazione. In questo quadro l’Europa potrà giocare una partita importante solo a condizione che all’unione monetaria segua quella politica ed istituzionale.
Il finale è di quelli che lasciano aperta la porta alla speranza di un mondo migliore: senza un ulteriore passo in avanti nella direzione dell’integrazione si rischierebbe di vanificare “la costruzione di un modello di convivenza civile e di rispetto delle diverse culture su cui è stata edificata l’idea di un mondo finalmente sottratto allo spettro della guerra e del conflitto. In definitiva la stessa proposta di Europa unita”.
Si può essere d’accordo o no con questa prospettiva, ma ciò che vale è il fatto che si cerchi di indicarne una. E di questi tempi è già tanto.