Lo scorso 21 aprile, un gruppo di volontari calabresi è partito per Idomeni, in Grecia, luogo simbolo dell’emergenza profughi al confine con la Macedonia, con un carico di beni di prima necessità (prodotti per l’igiene personale, omogeneizzati, pappine solubili, biancheria intima, medicinali, ecc.). Sono stati lì sei giorni, ma annunciano che una nuova missione è pronta per partire, il prossimo 2 maggio. Raggiunta da Scenari Globali, Josephine Cacciaguerra, cooperante internazionale che svolge una funzione di coordinamento delle attività, di «ponte tra Italia e Grecia», ha annunciato che nel frattempo «è stato aperto un conto corrente per le donazioni e si lavora ad un vero e proprio progetto per il campo che accoglie oltre 12 mila rifugiati».
Di seguito pubblichiamo il loro diario giornaliero.
Primo giorno. Due furgoni, 5 operatori, 1 traghetto, 800km e 178 pacchi. No, non è la sintesi di una vacanza. Qui raccontiamo di disperazione, di binari che diventano giacigli, di tende smosse dal vento che si trasformano in “case”, di file di ore per un pasto caldo, di filo spinato. Ma soprattutto raccontiamo dei sorrisi dei bambini, delle braccia che ti stringono e dei volontari di ogni parte del mondo che si sporcano le mani. Lungo la strada verso Idomeni vediamo tre piccoli campi, gente che a piedi si muove da un posto all’altro per trovare sollievo. Grazie ad un ragazzo pugliese arriviamo al campo base gestito dai volontari e scarichiamo i mezzi per mettere al “sicuro” tutti i viveri portati dall’Italia. Ci chiamano “tedeschi” per la meticolosa impostazione del l’inventario! Sorridiamo! Dividiamo tutto per categoria e ci avviamo al Campo di Idomeni. Non troviamo le parole per descrivere ciò che abbiamo visto e provato. Eppure anche lì tra il fango ci travolgono i sorrisi dei bambini, l’umanità di chi ci invita a cenare in tenda con loro e la speranza che nemmeno un filo spinato può contenere. Ritorno al campo base per il briefing e l’organizzazione della giornata di domani, tra di noi una sola certezza: solo restando umani potremo ridare dignità e valore a chi ha perso tutto sperando in un futuro di accoglienza. Buona notte…a chi può dormire senza vergognarsi per non essere rimasto indifferente!
Secondo giorno. Dopo la notte, ospiti nella tenda della famiglia di Mosa, inizia la distribuzione dei beni di prima necessità. Un furgone recupera i beni dal magazzino e gli altri operatori con la guida di Mosa e di altri amici siriani vanno tenda per tenda a distribuirli. Oggi abbiamo assaporato il significato delle parole: collaborazione, solidarietà condivisa e fratellanza. È dove vivono gli ultimi che trovi i valori più alti fatti di sincera emozione. È ad Idomeni che trovi l’umanità vera e te la regala chi era venuto fin qui per cercarla.
Terzo giorno. E’ difficile spiegare a parole alcuni concetti, alcune situazioni che appaiono chiare, invece, solo se osservate con i propri stessi occhi, in prima persona. Sono bastate poche ore per capire da subito quanta disperazione circoli nell’immenso campo di Idomeni, ma è stato altrettanto semplice constatare che qui, nonostante le difficoltà, non si rinuncia mai ad un sorriso. Vivere nel fango e nella miseria sta ormai diventando la normalità per i profughi siriani, consapevoli da un lato di non trovarsi nella migliore delle situazioni ma sollevati, dall’altro, per il fatto di essere fuggiti via dalla guerra. Ciro, Nicola, Natale, Enzo e Francesco sono stati travolti da subito dall’affetto di un popolo provato dalla sofferenza, e grato per l’aiuto offertogli. Una famiglia siriana gli offre ospitalità per la prima notte senza pensarci due volte e, fra un sorriso e l’altro, si apre il racconto di episodi sconvolgenti. I nostri volontari scoprono di quanto sia non difficile, ma impossibile attraversare il confine: l’unica soluzione sarebbe pagare una somma di 2.000€ a testa (sostenere una spesa del genere diventa quindi impossibile per una famiglia con tanti figli); farlo illegalmente, invece, significa avere una possibilità su 1000 di non essere scoperti dalla polizia che rispedisce violentemente indietro tutti coloro che vengono beccati. Oltrepassare il confine è un’impresa così irrealizzabile che alcuni di essi valutano addirittura l’idea di ritornare indietro nella loro terra per combattere il mostro dell’Isis. La meta più ambita sembra proprio essere la Germania: per raggiungerla e per abbandonare Idomeni i siriani sono disposti a tutto, e quotidianamente molti di loro escogitano tentativi di fuga notturni che falliscono, però, il più delle volte. La famiglia siriana che ospita i cinque volontari calabresi racconta,infatti, di come la polizia non si faccia scrupoli a sparare e a colpire violentemente con pietre chi trasgredisce: non esiste neanche più la dignità umana per i profughi siriani. Nulla è in grado di giustificare uno squallore simile, il mondo piange forte e guarirlo è difficile ma non impossibile: curarlo con la solidarietà e la politica della non indifferenza è il punto da cui partire per realizzare questa impresa!
Quarto giorno. Un viaggio ti porta a conoscere nuovi luoghi, nuove persone, nuovi orizzonti. Un viaggio umanitario ti porta nei luoghi dove non si mandano cartoline tra fango e grandine, ti porta dentro le vite di chi incontri e mescola la tua anima con la loro. Oggi termina la prima parte della missione #calabriaXidomeni. Pensavamo che il difficile era giungere li, invece la parte logorante è stata andarcene via… Abbracciare chi in questi giorni ci ha fatto posto nella loro tenda, salutare quei bambini che ci hanno fatto da “scorta”, rassicurare chi da “destinatario” degli aiuti si è trasformato in operatore. Qui ad Idomeni, dove le istituzioni, i governi e le torri d’avorio si sono girati dall’altra parte noi ci stiamo lasciando il cuore ed il nostro Nicola! Oggi partiamo verso l’Italia ma lo facciamo con la promessa che ritorneremo e saremo un ponte verso la vita che gli spetta e gli stiamo negando! Ad i legami che sfidano le distanze, i luoghi e soprattutto i confini. A presto Idomeni.
Quinto giorno. Ore 9.21 un’altra notte sotto la pioggia ed il nostro Nicola ci informa che il vento ha spazzato via nuovamente le tende e spezzato i pali che ieri erano stati piantati per dare maggiore stabilità. Servono alternative: fatevi avanti! Dateci consigli e/o proposte considerando il poco materiale che si riesce a reperire!
Sesto giorno. Prima di andare via abbiamo riempito tre tende di vestiti, cibo, giochi e tanto altro… Ora la nostra famiglia curda distribuisce il tutto senza il nostro aiuto… Ogni 10 minuti arriva qualcuno a prendere roba senza creare lunghe code e problemi come accade ogni giorno nei punti di distribuzione… I nostri bimbi danno i giochi agli altri bimbi, le nostre sorelle Hevin e Rakasha danno vestiti alle altre donne e i nostri fratelli Musa e Mustapha insieme ad altri amici distribuiscono il resto…Vedere rifugiati che aiutano rifugiati é meraviglioso…chiamiamola genialità..ma forse é meglio chiamarla UMANITA…
Ciro Palomba, Natale Leonessa, Francesco Stabile, Enzo Infantino, Nicola Regina