di RP
Donne incinte, bambini, un’umanità stremata, vittima di soprusi indicibili nel suo viaggio della speranza. «Questa è una nave che può ospitare al massimo 500-550 persone, perciò siamo oltre il limite. Abbiamo cibo, medicine e coperte ancora per pochi giorni, non più di 2 o 3. Poi non so che accadrà…», dice Aloys Vimard, il capo progetto di Medici Senza Frontiere che si trova a bordo della nave Aquarius.
«Quando sono saliti a bordo — riferisce Aloys Vimard — erano evidenti su molti di loro i segni del lungo viaggio, della fuga dalla Libia, delle violenze subìte dai trafficanti di uomini. Erano tutti disidratati, ma ora li abbiamo nutriti, reidratati e stanno abbastanza bene. Non ci sono casi gravi, per ora».
L’ultimo post su facebook di SOS Mediterranee è stato questo: «Secondo le istruzioni del centro di soccorso italiano, che ha coordinato la missione dell’Aquarius ieri notte, la nostra nave di soccorso sta andando verso nord. Il nostro equipaggio sta ancora aspettando l’assegnazione di un porto sicuro. Abbiamo preso atto della dichiarazione del ministro degli interni italiano attraverso i mezzi di comunicazione. Il nostro unico obiettivo è quello di portare in un porto sicuro le persone che abbiamo salvato ieri in condizioni difficili da un sicuro annegamento. Prendiamo inoltre atto del fatto che le autorità maltesi di ricerca e salvataggio sono state contattate dalle autorità italiane di ricerca e salvataggio per trovare una soluzione al benessere e alla sicurezza delle 629 persone a bordo dell’Aquarius».
Ecco cosa scrive invece Medici Senza Frontiere sullo stesso social network: «Abbiamo ricevuto istruzioni dal coordinamento della Guardia Costiera Italiana di rimanere in standby nell’attuale posizione, a 35 miglia nautiche dall’Italia e 27 da Malta. A bordo della nave Aquarius ci sono 629 persone – tra loro 123 minori non accompagnati, 11 bambini e 7 donne incinte. Ancora una volta la politica degli stati europei è posta al di sopra delle vite delle persone».
Intanto arriva uno schiaffo al Mistro dell’Interno italiano dal premier spagnolo Sanchez: «La nave può attraccare a Valencia. E’ nostro obbligo aiutare ad evitare una catastrofe umanitaria e offrire un porto sicuro a queste persone».