La legge giapponese fissa la soglia massima di esposizione a radiazioni a 50 millisievert/ora per i lavoratori delle centrali nucleari, ma a Fukushima il livello è 36 volte superiore. Un dato preoccupante che aggrava la già difficile situazione della centrale atomica Giapponese a due anni dal disastro nucleare.
La centrale era rimasta gravemente danneggiata dal sisma e dallo tsunami dell’11 marzo 2011, che provocò la fusione delle barre di carburante in tre reattori, contaminazione radioattiva di aria, terreno ed acqua e l’evacuazione di 160.000 persone. Il giorno dopo la tragedia fu proclamato il massimo grado di emergenza possibile, il numero 7. Adesso, dopo mesi in cui si era stabilizzato a livello 1, l’allarme torna a salire.
Le ultime rilevazioni effettuate e comunicate dall’operatore Tepco parlano di circa 1.800 millisievert all’ora. Una quantità in grado di uccidere una persona esposta nel giro di appena quattro ore.
Il livello era già cresciuto il 22 agosto, raggiungendo i 100 millisievert/ora. Ma adesso la radioattività è letteralmente ‘esplosa’, moltiplicando per diciotto i dati già preoccupanti dello scorso mese.
In quell’occasione l’operatore Tepco aveva anche annunciato che il serbatoio aveva subito un’ulteriore perdita, e l’agenzia per la sicurezza nucleare nipponica aveva deciso di elevare la gravità dell’incidente dal livello 1 (anomalia) al livello 3 (incidente grave). Secondo quanto dichiarato dal portavoce della società, Masayuki Ono, l’acqua filtrata non aveva raggiunto l’Oceano Pacifico, ma potrebbe farlo nel giro di un paio d’anni, mescolandosi con quella presente nel terreno. Sempre ad agosto la Tepco era stata costretta ad ammettere (dopo averlo negato a lungo) che acqua contaminata fuoriuscita dalla centrale in passato ha raggiunto il mare. Nei giorni scorsi, il premier giapponese Abe si era recato sul posto e aveva chiesto alla Tepco di fare tutto il possibile per “tenere sotto controllo” la fuoriuscita di acqua e di “evitare” il rischio di una “possibile contaminazione” del terreno e delle acque circostanti.
Nella cisterna restano tuttavia 670 tonnellate di liquido radioattivo, da cui provengono le emissioni in continuo aumento.
l premier Shinzo Abe cerca di tranquillizzare l’opinione pubblica, parlando ai delegati del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) a Buenos Aires, ha detto che “non c’è da preoccuparsi, perchè la situazione è sotto controllo: non ci sarà alcun rischio per la citta’ di Tokyo”.
Critico Hiroaki Koide, professore dell’Università1 di Kyoto, esperto di questioni nucleari: “Sono rimasto perplesso dal discorso di Abe.Il problema dell’acqua contaminata è lontano dall’essere risolto e dura da quando i reattori sono stati danneggiati nel 2011. Da allora l’acqua radioattiva ha iniziato a confluire nell’Oceano.
Il direttore del centro ricerche per gli Ecosistemi marini, Tomoo Watanabe, ha detto che la situazione della radioattività nella centrale di Fukushima “non è esattamente come è stata riportata dai media: osservatori esterni possono avere l’impressione che l’oceano sia molto inquinato dalle radiazioni, ma non abbiamo notato segni di contaminazione sui pesci” ha detto Watanabe.
Ieri un portavoce della Tepco, la compagnia elettrica che gestisce l’impianto nucleare di Fukushima ha dichiarato che “trecento tonnellate di acqua radioattiva confluisce ogni giorno nell’Oceano”. Nel frattempo è scoppiata la polemica sulla società che ha ammesso di aver deliberatamente utilizzato rilevatori di radiazioni che forniscono i dati inferiori alla realtà.
di Francesco Madrigrano