Abbiamo atteso, questo momento, per anni.
Per anni, abbiamo sperato che la nostra gente potesse non soltanto “resistere” a ciò che ingiustamente l’ha oppressa ma “riprendersi” la propria terra e la propria vita e dimostrare che non è più disposta a subire passivamente un destino scritto in altri luoghi e scritto da altri. Finalmente quel momento è arrivato e, non è il corteo cui hanno preso parte oggi più di 70000 persone, non è la fiumana viva ed inarrestabile che ha sfilato oggi orgogliosamente per le vie cittadine ma la consapevolezza “certa” di ciò che è stato, di ciò che è e di ciò che non dovrà mai più essere.
E’ la “forza” di opporsi a qualsiasi tentativo vecchio o nuovo, di “delegittimazione” e manipolazione della lotta: dalla secretazione degli atti, all’imposizione della macchina emergenziale, del Comando e Controllo; dall’accusa di essere omertosi o all’opposto allarmisti, o ancora complici dei camorristi, o semplicemente affetti da stili di vita sbagliati o da una banalissima sindrome Nimby, ai titoli “choc” dei giornali in mano alle lobby. E’ la “proposta” piuttosto che la protesta, la richiesta di un “coinvolgimento vero” nelle decisioni che riguardano i cittadini, il ribellarsi al Biocidio che attanaglia ormai non solo la Campania; la richiesta ineludibile del “risanamento” di un territorio brutalmente devastato, da un “sistema” industriale che ha scaricato il prezzo della sua “insostenibilità” sulla pelle dei cittadini.
Di risanamento perché bonifica è già una parola grossa anche se a molti fa fregare le mani per il business che può rappresentare, anche se fa fregare le mani a quegli stessi che le bonifiche finora hanno sempre finto di farle. E’ la riconsegna del territorio alle comunità per nuovi impieghi produttivi, il diritto di vedere difesa la propria agricoltura, di vedere messi i campi inquinati immediatamente in sicurezza e di far “pagare” i danni a chi ha inquinato. E’ la pretesa di vedere introdotto il reato ambientale nel codice penale che, ormai, è “reato di impresa” piuttosto che “reato di mafia”, e di “non vedere” mai più importanti processi ambientali andare “in prescrizione”.
E di vedere “riconosciuto e fatto valere”, da parte della sanità pubblica, il principio di precauzione, di vedere attuate strategie, oltre che di prevenzione primaria e secondaria, anche di riduzione del danno.
E’ il rifiuto delle Leggi Speciali, della militarizzazione del territorio.
E’ l’avvio di un piano di gestione virtuosa dei rifiuti basato sul modello delle 4 R: riduzione, raccolta differenziata porta a porta, riuso e riciclo.
Ma, soprattutto, è la necessita ineludibile di fondare nuove istituzioni perché tutto dipenderà, in futuro, anche dal voto della maggioranza dei cittadini, dalla capacità di spezzare l’intricato groviglio di interessi e intrecci politico-imprenditoriali criminali .
E’ la “certezza”, infine, di rigettare e rispedire al mittente tutto il veleno materiale e im-morale che per anni ci ha sommersi e, di mettere la parola fine agli “Affari Sporchi“.
di Monica Capo
da : http://www.italiamagazineonline.it/archives/36725/campania-adesso-questo-bevetene