A poco meno di un mese e mezzo dall’inizio dei mondiali di calcio, la situazione in Brasile, soprattutto a Rio de Janeiro non è per niente confortante. L’escalation di violenza nelle favelas raggiunge livelli preoccupanti. A inizio Aprile più di 2500 agenti di polizia e marines sono stati inviati tra le favelas per assistere la polizia locale e tenere sotto controllo la situazione ma hanno ottenuto l’effetto contrario. Il 15 Aprile scorso un uomo di 67 anni è morto a causa di un proiettile vagante nella periferia di Rio de Janeiro dove addirittura è stato inviato l’esercito poiché gli scontri tra popolazione e polizia si aggirano intorno ai due al giorno.
In realtà, nonostante la popolazione, sia scettica e piuttosto snervata da questa costante presenza armata, il problema non sono gli abitanti delle favelas ma le gang che le popolano e che fanno aumentare i tassi di criminalità in maniera esponenziale. In particolar modo, nella favela Mare non molto lontano dall’aeroporto di Rio, c’è una sanguinosa guerra tra gang: Terceiro Comando Puro contro Comando Vermelho e secondo le autorità organizzano attacchi alle unità di polizia stazionate in altre favelas. Dall’inizio dell’anno, 16 poliziotti sono morti in questa “programma pacificatore” com’è stato definito dal governo due anni fa, quando è stato elaborato per diminuire il tasso di criminalità nelle favelas, inserendo unità di polizia nelle comunità.
Al Sunday Telegraph un esponente di queste comunità ha dichiarato: “La verità è che non c’è nessuna pacificazione. La polizia entra dentro le favelas ma lo spaccio di droga continua e nulla è cambiato. Tutto questo è per i turisti e per i mondiali di calcio ma non cambierà nulla”. Inoltre molti accusano la polizia di un uso indiscriminato ed eccessivo della violenza fino a produrre morti innocenti. Il 22 Aprile un famoso cantante e ballerino locale, Douglas Rafael da Silva Pereira, è stato ucciso a Pavao Pavaozinho, una favela vicino a Copacabana, e la popolazione è convinta che la polizia ne sia responsabile. La situazione era talmente pericolosa che gli hotel della zona, che sono molti considerato l’elevato numero di turisti che Copacabana attira, hanno dovuto sbarrare le porte dei propri edifici dopo che la polizia ha chiuso le strade e la vicina stazione della metro.
Un residente di questa favela di Copacabana ha dichiarato all’Associated Press: “Questo sforzo di pacificare le favelas è un fallimento; la violenza della polizia ha sostituito quella che prima veniva praticata dalle gang per lo spaccio di droga”. Infatti sono molti a sostenere che questo programma, che si concentra per lo più nei centri delle città, non ha fatto altro che spostare le attività criminali dalla città ai sobborghi i cui livelli di criminalità sono notevolmente aumentati: secondo un rapporto dell’ONU dall’anno scorso dove i furti sono stati 4.700 quest’anno sono passati a 6.700 e ancor più grave il tasso di omicidi è di 50.000 all’anno rendendo il Brasile più pericoloso di Rwanda, Sierra Leone, Nicaragua. Tuttavia a onor di cronaca, è importante riportare che inizialmente questo programma di pacificazione ha portato qualche miglioramento: nel 2007 il tasso di omicidi era 37,8 ogni 100.000 persone ma nel 2012 si è ridotto della metà attestandosi a 18.9.
Non è difficile notare come man mano che i mondiali di calcio si avvicinano più la situazione si aggrava.La tensione è alle stelle: si attendono 600.000 persone da tutto il mondo e ripulire le città è necessario per non perdere la faccia, lo sa bene la presidente Rousseff che tra l’altro è in piena campagna elettorale.
Infatti, la stessa FIFA è preoccupata della situazione, nelle parole del direttore marketing Thierry Weil: “Fra nostri partner commerciali, sicuramente c’è molta discussione sulle rivolte e se si ripeteranno gli episodi della Confederations Cup, quindi ci sono molte domande”. Ha poi aggiunto che le immagini che stanno facendo il giro del mondo non sono belle ma “crediamo fermamente nel paese, nelle città, nel governo e nel loro avanzato sistema di sicurezza”. Sì, le immagini che circolano sono veramente preoccupanti: l’omicidio di Pereira ha scatenato una rivolta violentissima dove i residenti hanno fabbricato esplosivi in casa, dunque pericolosissimi, e hanno appiccato incendi nel quartiere.
Sembra che il programma di pacificazione sia veramente sfuggito di mano e lo stato di polizia che si sta creando non fa che peggiorare la situazione e alimentare le frustrazioni e i risentimenti della popolazione, stanca di abusi e violenze. Mancano pochi giorni all’inizio dei mondiali di calcio e le città brasiliane sono una vera e propria polveriera pronta ad esplodere.
di Ludovica Morselli