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80 euro in busta paga. I tweet ci sono, ma il decreto dov’è?

Per avere un’idea più precisa delle misure varate ieri dall’esecutivo “per la competitività e la giustizia sociale” (gli 80 euro) sono andato sul sito governo.it, pensando di trovare il testo del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri. Non l’ho trovato. Sulla home, in alto e in bella mostrasi trovano i Tweet, gli hashtag, le slide e i video della conferenza del premier, ma del decreto nemmeno l’ombra.

Visto che c’ero, ho aperto il link al video della conferenza stampa e ho riascoltato le parole di Renzi. Ha detto: “La conferenza stampa la faremo con 10 tweet, perché per le slide non c’era tempo“. Poi, alzando dei fogli dal tavolo, ha aggiunto: “Questo è il decreto che è in fase di coordinamento testo con i singoli ministri e che, credo, sarà pubblicato in gazzetta ufficiale all’inizio della settimana prossima“.

Ora, senza voler mettere in dubbio che i fogli alzati dal premier fossero proprio quelli del decreto, mi chiedo cosa significhi che lo stesso è “in fase di coordinamento“. Salvo che non siano cambiate le regole basilari del nostro Ordinamento giuridico, il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto semplicemente approvare con propria deliberazione la proposta di decreto formulata dal ministro competente, trasmettendolo il giorno stesso dell’adozione alle Camere per la conversione, per come stabilisce l’art.77 della Costituzione.

Non solo. In omaggio al principio della trasparenza degli atti della pubblica amministrazione, sarebbe stato opportuno che il testo della proposta di decreto avanzata dalla Presidenza del Consiglio e dal Ministero dell’Economia fosse stata resa pubblica già in sede di convocazione del Consiglio dei Ministri, prima, insomma, della sua approvazione.

Ma tant’è. Mi sono soffermato su questi aspetti procedurali (rispetto ai quali non disdegnerei comunque una risposta) non per sottrarmi ad una riflessione di merito su quanto stabilito dall’Esecutivo, quanto per sottolineare come la strategia dell’annuncio stia prendendo il sopravvento nel nostro Paese perfino sui presupposti formali della democrazia.

Qualcuno, a proposito di questo nuovo corso di Renzi, ha parlato di web-democrazia. Se il problema fosse solo quello di mettere più proficuamente a servizio della democrazia gli strumenti della rete, credo che nessuno avrebbe l’ardire di recriminare alcunché. Il dato preoccupante è invece che spesso dietro i tweet, i post, gli hashtag, le slide, non c’è nulla oppure c’è qualcosa di diverso dal messaggio che si vuole veicolare.

E che di questi tempi il dato della comunicazione, della propaganda, sia preponderante rispetto alla pregnanza ed alla formalità delle decisioni che si assumono, lo dimostra anche il caso dello coperture finanziarie indicate da Renzi per l’operazione di cui stiamo parlando. La sostenibilità della manovra è data prevalentemente da tagli alla spesa pubblica, ma gli unici tagli annunciati con enfasi sono quelli alla difesa, i 150 milioni del non meglio precisato “spostamento” del programma di acquisto degli F-35.

Una presa in giro bella e buona, visto che il risparmio di 150 milioni nella fattispecie significherebbe rinunciare ad un solo velivolo su 90, quanti sono quelli che il Governo ha in programma di acquistare. Ma quello che vale in questo caso non è la sostanza dell’operazione, quanto l’aver annunciato che una parte delle coperture deriveranno da una riduzione delle spese militari, che fa più effetto.

Qualche hanno fa uscì un libro di Claudio Fracassi dal titolo “Sotto la notizia niente“, in cui si dava conto di come spesso le notizie false sopravvivano alla realtà e si facciano storia. Non è il caso degli 80 euro, beninteso, che ci saranno sicuramente, dovranno esserci a questo punto. Ma siamo sicuri che ieri il Consiglio dei Ministri abbia formalmente adottato un decreto?

di Luigi Pandolfi

da Huffingtonpost

Scritto da Redazione

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