In questo articolo abbiamo deciso di provare a concentrare, in poche righe, tutte le incoerenze e incongruenze di Matteo Renzi. Se pensi di conoscerle già tutte, ti assicuriamo che qualcuna ti sarà sfuggita, perchè sono davvero tante. Se non ne sai nulla, a maggior ragione questo articolo potrà esserti molto utile.
Non è certo la prima volta che succede che ascoltiamo, rapiti, le promesse che ci vengono fatte dall’alto, abbandonandoci come in questo caso all’adorazione del bugiardo di turno, concentrandoci sempre e soltanto sull’ultimo slogan e dimenticandoci beatamente di verificare l’attuazione di tutti quelli precedenti. Anzi, a dir la verità, molto spesso ci dimentichiamo addirittura dell’esistenza delle vecchie promesse che tanto ci avevano entusiasmato.
Partiamo da qualche dettaglio su colui che ha fondato molti dei suoi slogan sulla necessità di ridurre drasticamente gli sprechi della politica e della macchina statale. Bene, se ancora lo ignorate, anche e soprattutto a causa del completo silenzio di televisioni e giornali, dovete sapere che Renzi nel 2011 è stato condannato in primo grado per danno erariale quando era Presidente di provincia. In particolare, tra le altre cose, Renzi è stato giudicato colpevole per aver effettuato assunzioni clientelari (per un danno di 2.155.000 euro) e per aver speso circa 600 mila euro di soldi pubblici in cinque anni tra viaggi, ristoranti, regali e ospitalità. Tanto per dirne una: la visita di Renzi negli Stati Uniti nei giorni in cui Obama fu eletto presidente è costata ben 70mila euro. Potete trovare maggiori informazioni in questo articolo.
Ma questo era solo il suo biglietto da visita! Vogliamo ora concentrarci su alcune delle promesse (probabilmente ne mancherà qualcuna, visto che è davvero difficile star dietro a tutti i suoi annunci) fatte dal nostro Presidente del Consiglio nell’ultimo anno e mezzo.
Un esempio a caso? Semplice! Vi ricordate per cosa è diventato famoso Matteo Renzi e su cosa ha fondato tutta la sua campagna per le primarie? E’ passato meno di un anno e mezzo dalle prime primarie, perse, ma molti di noi probabilmente hanno dimenticato che il suo cavallo di battaglia in quell’occasione era la rottamazione, per svecchiare i cosiddetti “dinosauri” e ridare vigore e freschezza alla politica, in primis all’interno dello stesso partito democratico. Bene, come potete facilmente verificare, non è andata esattamente così.Nessuna vecchia cariatide ha perso la poltrona, men che meno D’Alema, contro cui sembrava fondarsi in modo particolare la fantomatica rottamazione. In questi giorni si discute addirittura di candidarlo come commissario europeo, per “cambiare insieme l’Europa”. Ben altra cosa dal mandarlo a casa, che dite? Ecco qui una simpatica foto che ritrae i due alla presentazione del nuovo libro di Massimo D’Alema.
Volete altri esempi dell’incoerenza di Renzi? Tranquilli, siamo solo all’inizio! Come dimenticare del suo rapporto bipolare con Silvio Berlusconi? Il 10 dicembre 2012 Renzi twittava spavaldo:
Ma non ci è sembrato poi così freddoloso quando, una volta segretario, ha annunciato in diretta:“Vedrò Berlusconi, nella sede del Pd, sotto il quadro di Che Guevara”, alla vigilia dell’incontro in cui di fatto Renzi, ricevendo il pregiudicato, lo ha riesumato come leader politico, per decidere con lui a porte chiuse la nuova legge elettorale,“in profonda sintonia” (ma Berlusconi non era “Game over”?).
Dei vizi di incostituzionalità dell’Italicum abbiamo già ampiamente discusso in questo articolo, ora vogliamo concentrarci in particolare sul tema delle preferenze. Sì, perchè prima di diventare segretario Renzi si era autoproclamato paladino delle preferenze, ragion per cui alcuni hanno storto il naso al notare che l’Italicum non prevede le preferenze, ma le solite liste bloccate. Ma poi è caduta nel dimenticatoio anche questa, e tutti a seguire incantati il pifferaio magico verso una nuova avventura!
E’ quindi toccato a Enrico Letta fare le spese dell’incoerenza di Renzi, che il 16 gennaio 2014 sosteneva: “Non voglio fare le scarpe a Letta. Anzi, le critiche al governo sono un segnale di affetto.” Per non parlare dell’ormai celeberrimo: “#Enrico stai sereno!” del giorno dopo, 17 gennaio. Bè, sappiamo tutti com’è andata a finire. Renzi non ha aspettato nemmeno un mese per fare le scarpe a Letta, il 13 febbraio 2014, proponendo una mozione di sfiducia ai suoi danni nell’assemblea interna della direzione PD, votata a maggioranza con 136 voti su 160. (Potete trovare qui il testo completo della mozione).
Ma non è da “turboRenzi” rallentare, ed eccoci quindi approdati ad una nuova incoerenza, forse una delle più discusse. Renzi, come ricorderete, è sempre stato un fervido sostenitore delle elezioni e della necessità di un’investitura popolare per essere legittimato a governare. Ma questo solo fino al suo sgambetto a Letta e alla sua nomina a Presidente del Consiglio, senza alcuna legittimazione popolare, sostenendo per di più, fin dall’inizio del suo nuovo incarico, che il suo mandato durerà fino al 2018. Non possiamo che chiederci: in virtù di cosa? Deciso da chi? Sicuramente non bastano meno di 2 milioni di voti a suo favore alle primarie del PD, tra l’altro per eleggerlo come segretario di partito e non come Presidente del Consiglio, su un totale di più di 50 milioni di aventi diritto al voto.
Ma oltre alla dichiarazione: “Mai più un governo di nominati!”, totalmente disattesa dato che lui stesso è stato nominato, e non eletto, come Presidente del Consiglio, non dimentichiamoci anche della famosa: “Mai più larghe intese!”. Anche questa categorica affermazione non ha tardato a lungo ad essere smentita dai fatti, dato che Renzi ha immolato Letta per governare in un governo di larghe intese con la sua stessa maggioranza, e molti dei suoi stessi ministri, compreso l’alleato Alfano, anche lui non eletto, che sta reggendo i giochi politici solo in virtù di una scissione interna.
Ma è arrivato il momento di entrare nel merito delle nuove promesse di Renzi come Presidente del Consiglio. Basta richiamare alla memoria la tabella di marcia che si era riproposto per capire che già ha tradito le aspettative. Entro febbraio si sarebbe dovuto risolvere il problema della legge elettorale, che invece ad oggi è stata approvata solo alla Camera ed è incostituzionale almeno quanto il Porcellum, per i medesimi motivi (assenza di preferenze e premio di maggioranza spropositato). Marzo sarebbe dovuto essere dedicato al lavoro. A questo punto però, avendo approfondito cosa comporterà il Jobs Act per i lavoratori italiani (leggi assolutamente questo articolo!), speriamo che i tempi si protraggano ulteriormente. Entro aprile poi il governo Renzi avrebbe dovuto rimborsare totalmente i debiti delle pubbliche amministrazioni alle imprese, ma non se ne è più parlato dai primi famosi annunci, e visti gli arretrati già accumulati abbiamo seri dubbi che se ne torni a discutere in tempi brevi.
Non parliamo poi della falsa abolizione delle Province, uno slogan particolarmente utilizzato nelle scorse settimane, salvo poi dover scoprire che questi enti saranno solo “svuotati”, e come se non bastasse si aggiungeranno città metropolitane e unioni di comuni. La stessa Corte dei Conti afferma che la riforma in questione comporterà un aumento dei costi invece che una riduzione, anche considerando i 25000 consiglieri comunali in più che ne deriveranno.
Per quanto riguarda l’altrettanto falsa, ma ancora più pericolosa, abolizione del Senato, ne abbiamo parlato in questo post, evidenziando come i costi non si ridurranno di 1 miliardo, come sosteneva Renzi, ma di 80 milioni al massimo, e la nostra democrazia ne uscirà fortemente compromessa.
Ma ancora non siete sazi di incoeRenzi? Bene, allora parliamo del suo ambiguo rapporto con l’Europa. Il 2 gennaio 2014 Renzi dichiarava: “Il tetto del rapporto deficit/Pil al 3% è evidente che si può sforare: si tratta di un vincolo anacronistico che risale a 20 anni fa”. Ma il 17 marzo, all’incontro con la Merkel, sosteneva: “Noi rispettiamo tutti i limiti che ci siamo dati, a partire dai limiti del Trattato di Maastricht. Quindi l’Italia NON chiede di sforare i limiti di Maastricht. L’Italia NON vuole cambiare le regole, dando il messaggio che le regole sono regole cattive, che vengono da qualcuno fuori da noi. Le regole ce le siamo date noi, insieme, e le regole sono importanti.” Tutt’altra cosa, non trovate?
Come se non bastasse il 19 marzo Renzi sosteneva: “La discussione di queste ore non è sul 3%, per il quale non ci sarà alcuno sforamento: il tema è prendersi lo spazio che noi abbiamo”, quindi riservandosi senza dubbio “la possibilità di un innalzamento dal 2,6% ad una soglia più alta”, in discontinuità con il governo Letta troppo rigoroso, che non era riuscito a dare aria all’economia. E invece indovinate un po’? Con il DEF che è stato approvato in data 10 aprile 2014 Renzi si è smentito di nuovo, tanto per cambiare, confermando il tetto del deficit solamente al 2,6% per quest’anno, per poi addirittura ridurlo ulteriormente e progressivamente fino al 2018, tendendo fortemente verso il pareggio di bilancio. Altro che sbattere i pugni sul tavolo, qui si tratta solo di continuare lungo quella strada fatta di tagli, svendite e privatizzazioni selvagge che sta tanto a cuore alla Troika.
Non ci sono dubbi che l’unica cosa coerente di Matteo Renzi sia la sua incoerenza. Sapendo che quando dice una cosa, poi ci si deve aspettare il contrario, per decidere se sostenerlo o meno bisognerebbe allora valutare sempre il contrario di ciò che dice o promette, altrimenti continueremo a farci prendere beatamente in giro, incantati dagli slogan e fermandoci ai titoli di decreti e riforme. Verifichiamo, prima di esultare per l’abolizione delle Province, se il titolo corrisponda a verità o se si tratti di una menzogna bella e buona, come in mille altri casi. Non permettiamo alla solita vecchia casta, che con Renzi ha fatto il lifting, ma è rimasta sempre la stessa, di trattarci come un gregge di pecore disinformate da direzionare a piacimento tramite false promesse mai mantenute.
A nostro parere, i valori più importanti da ricercare in politica (e non solo) oggi sono la credibilità e l’onestà. Non possiamo più permetterci di riporre la nostra fiducia in pifferai magici come Matteo Renzi, non possiamo più farci abbindolare, è ora di svegliarci e riaccendere il cervello!
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