ROMA – Quello dei compensi d’oro ai top manager pubblici è un tema caldo, per due motivi. Il primo: le dichiarazioni di Mauro Moretti, numero uno di Ferrovie dello Stato – “Se il governo taglierà gli stipendi dei manager pubblici, i dirigenti andranno all’estero, me compreso” – hanno scatenato le ire degli “anti-Casta”. E non solo, dato che anche il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha invitato Moretti “ad andar via, se lo vuole”. Il secondo: è tempo di nomine per le società partecipate dal Tesoro, da Eni a Enel, da Poste italiane a Terna. Nessuno vuole esporsi troppo, qualcuno invece è in cerca di “soluzioni” (almeno a parole).
Per il premier Matteo Renzi, nessun manager pubblico dovrebbe avere uno stipendio più alto del presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano riceve un assegno annuo di 239.181 euro, al lordo delle tasse. L’indennità è fissata da una legge che prevede ogni anno l’adeguamento automatico all’inflazione, ma dal 2010 Napolitano ha rinunciato a quest’aumento. A tagliare i compensi dei “Paperoni di Stato” ci avevano già provato i governi Prodi, Berlusconi, Monti e Letta, senza riuscirci. Scrive il Sole24Ore:
Avevano introdotto un tetto pari allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, un importo che l’anno scorso era di 302.937 euro e quest’anno è fissato in circa 311mila euro, sempre al lordo dell’Irpef. Questa tagliola per le buste paga è scattata, durante il governo Monti, solo per i dirigenti della pubblica amministrazione, dei ministeri, delle agenzie, ma per estenderla ai manager delle società controllate dallo Stato occorreva un ulteriore decreto del ministero dell’Economia che è stato varato solo negli ultimi mesi del governo Letta. Se passerà la proposta Renzi il tetto agli stipendi sarà di 239.181 euro lordi annui, cioè 71.819 euro in meno (- 23%) dello stipendio del primo presidente della Cassazione.
Le retribuzioni dei top manager pubblici, insomma, rimangono faraoniche. Ci chiediamo: quanto guadagna l’amministratore delegato di Fs Mauro Moretti per minacciare la fuga all’estero in caso di taglio? Esattamente 873.666,03 euro. Tanti, troppi ma non certo un caso isolato. Secondo gli ultimi dati, ad esempio, per il mandato 2011-2014 lo stipendio per la guida operativa di Poste, Massimo Sarmi, arriva a 1.563.719,83 euro. Al suo presidente, Giovanni Ialongo, sono andati comunque oltre 900 mila euro. Al presidente del Coni, Gianni Petrucci sono spettati complessivamente 194 mila euro e 336 mila all’a.d, Raffaele Pagnozzi. Ancora meglio è andata a Mauro Masi, a.d. Consap, autorità che gestisce i servizi assicurativi della P.A, che al 2012 ha ricevuto come totale erogato oltre 473 mila euro. Di tutto rispetto anche la retribuzione annua del presidente dello stesso ente, Andrea Monorchio, ex direttore generale del Tesoro: poco meno di 226 mila euro.
Addirittura superiori sono i compensi per i “gioielli” quotati dello Stato, i colossi dell’industria a partecipazione pubblica. L’ad di Eni, Paolo Scaroni ha visto lo stipendio salire per il 2012 a 6,4 milioni (di cui quasi 5 milioni di bonus), staccando l’ad dell’Enel, Fulvio Conti, i cui compensi sono scesi a poco meno di 4 milioni (con un bonus di 2,5 milioni) ma posizionandosi un pochino sotto il timoniere della controllata Saipem, dove l’ex a.d. Pietro Franco Tali ha incassato 6,94 milioni comprensivo però della buonuscita dopo le dimissioni per lo scandalo in Algeria nonché un bonus di 2,28 milioni. Per il presidente del Cane a sei zampe, Giuseppe Recchi, si è passati nello stesso periodo da 637 mila a poco più di un milione. A Flavio Cattaneo, amministratore e direttore generale di Terna sono andati 2,35 milioni.
Lo stipendio del nuovo presidente di Finmeccanica Giovanni De Gennaro, pur essendo il gruppo quotato, rientra invece nel tetto dei 300 mila euro previsto per i compensi dei manager previsto dal decreto SalvaItalia. A stabilirlo è stato il Comitato per le remunerazioni del gruppo nell’ambito della nuova politica di moderazione dei costi e degli stipendi. La decisione di De Gennaro era stata preceduta da quella adottata dall’a.d. e direttore generale di Finmeccanica, Alessandro Pansa, che aveva rinunciato alla parte fissa dello stipendio.
Tra i manager più pagati c’è anche Domenico Arcuri, nel 2012 remunerato con quasi 800 mila euro, stipendio decurtato nel 2012 secondo quanto previsto dalle nuove leggi, così come potrebbe essere accaduto anche ad altri. Dietro di lui l’amministratore unico di Anas, Pietro Ciucci (750 mila) e quello dell’Enav, Massimo Garbini (poco meno di 503 mila euro), l’a.d di Sogin, Giuseppe Nucci (570 mila) e dell’Expo 2015 Giuseppe Sala (428 mila contro i solo 47 mila per la presidente Diana Bracco). Seguono il numero uno del Gse (il gestore dei servizi energetici), Nando Pasquali (oltre 411 mila). Di oltre 600 mila euro è stata invece la retribuzione complessiva nel 2012 di Maurizio Prato, presidente e a.d. del Poligrafico e Zecca dello Stato. Alla presidente della Rai Anna Maria Tarantola, in carica dal 10 luglio sono andati invece 140 mila euro. Ben remunerate anche le cariche apicali di Eur Spa nel 2012: oltre 287 mila per l’a.d. Riccardo Mancini, poco meno di 129 mila per il presidente Pierluigi Borghini.
Fonte: http://www.today.it/