L’intricata questione dal punto di vista giuridico-politica è nota a tutti, quanto meno nei tratti giornalistici e per quei pochi documenti accessibili; una questione incredibilmente gestita male dal governo italiano. Al di là delle recenti ricostruzioni dei fatti.
Rimando ai miei precedenti post nel mio blog massimofragola.blogspot.it. Tuttavia, non può negarsi che l’India ha esorbitato dalle sue competenze in modo chiaro ed inequivocabile. Avocando a sé il diritto di giudicare i due militari italiani ha disatteso le convenzioni ed il diritto internazionale consuetudinario con un approccio sicuramente non diplomatico ma arrogante dal punto di vista giuridico-politico. Credo che il governo italiano, una volta costatata l’impossibilità di risolvere la questione in tempi brevi e in via diplomatica, avrebbe dovuto immediatamente richiedere un arbitrato internazionale, in modo unilaterale, che avrebbe potuto chiarire i fatti in modo terzo e indipendente. Troppi giorni in attesa di sviluppi diplomatici, troppe valutazioni errate. Perché non chiedere una rogatoria internazionale immediatamente? Le tardive richieste di rogatoria per consentire di svolgere i procedimenti penali in Italia rimangono tuttora prive di riscontro. La richiesta alle Autorità indiane di avviare consultazioni ex art. 100 e art. 283 della Convenzione sul Diritto del Mare (UNCLOS) non ha ricevuto riscontro ed ha allungato i tempi. Errori anche da parte Indiana. Come la decisione della Corte Suprema di precludere al nostro Ambasciatore Mancini di lasciare il Paese senza il permesso della stessa Corte. Una palese violazione delle immunità/inviolabilità diplomatiche. Questo atteggiamento costituisce una sproporzionata violazione della Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche che codifica principi universalmente riconosciuti. L’intera comunità internazionale continua a far valere anche questo principio, fondamentale per le relazioni tra gli Stati, e principio-cardine di diritto consuetudinario e pattizio costantemente ribadito dalla Corte Internazionale di Giustizia (ONU). Nel frattempo nell’opinione pubblica indiana saliva l’astio e il desiderio di vendetta. Dal punto di vista italiano non può sottacersi una verità, tra le tante, “economica”, dei fatti: evitare che l’Italia fosse andata in rotta di collisione con l’India laddove l’ipotesi più rosea sarebbe stata di mettere in discussione circa 8 miliardi di commesse. Questo è un dato. Per il resto occorre verificare la veridicità della ricostruzione apparsa sui media qualche giorno fa. Dal punto di vista giuridico di diritto internazionale nulla cambia. Dal punto di vista etico, della morale, nei confronti dell’essere umano c’è da aggiungere molto altro. Ma attendiamo.
di Massimo Fragola
docente di Diritto internazionale Università della Calabria