da SAN PAOLO – O gigante acordou è lo slogan che accompagna questi giorni di protesta che stanno scuotendo il Brasile. Tutto è iniziato con la decisione del governo di San Paolo di aumentare di venti centesimi di real il costo del biglietto dei trasporti pubblici portandolo a 3,20 reais (1 euro e 10 centesemi).
Circa 20000 persone si sono radunate nell’avenida paulista (la principale arteria della città) per protestare contro l’aumento, dal loro punto di vista, ingiustificato vista la scarsa qualità del trasporto pubblico di San Paolo. Tramite lutilizzo dei social network, la protesta si è allaragata a macchia d`olio e ha coinvolto molte città in tutti gli stati del Paese, da Rio a Salvador, da Belo Horizonte a Fortaleza fino a Brasilia dove alcuni manifestanti sono entrati nel Congresso. Il governo di San Paulo ha cancellato l’aumento delle tariffe ma questo non è bastato a calmare le proteste. Anzi il movimento è cresciuto e ha inglobato l’insoddisfazione dei brasiliani per la carenza di infrastrutture, l’educazione pubblica approssimativa, la mancanza di medici e ospedali per grosse fette della popolazione e la corruzione.
Emblema della situazione drammatica della rete infrastrutturale e della ricaduta sulla crescita economica e la produttività dell’industria è la soia. Il Brasile insieme agli Stati Uniti ne è il maggior produttore ed esportatore al mondo. Il trasporto si realizza principalmente su strada, con distanze medie percorse dai camion prossime ai 1000 chilometri, la rete stradale è molto carente soprattutto nelle aree interne, le reti ferroviaria ed idroviaria sono praticamente inesistenti e i porti hanno una capacità di smaltimento delle merci insufficiente che si traduce in attese medie di una settimana per scaricare i camion e caricare le navi.
Il sistema educativo non è all’altezza delle potenzialità economiche del Paese. La situazione più precaria riguarda le scuole elementari e medie dove la mancanza di aule, di materiale didattico e di insegnanti qualificati ha inchiodato il Brasile ad un misero 53 posto su 65 paesi valutati (PISA). Inoltre, nonostante i programmi sociali di incentivazione, 731 mila bambini non vanno a scuola; il 34% dei bambini che raggiungono il 5 anno di scolarizzazione non sanno leggere e l’analfabetismo funzionale tra persone dai 15 ai 64 anni e` stato stimato al 28% nel 2009 (fonte IBOPE).
La situazione della Sanità pubblica offre un altro spaccato desolante. Molte aree interne del Brasile non hanno abbastanza medici e ospedali. Gli ospedali spesso non hanno materiale sufficiente per far fronte alle emergenze. Anche a San Paolo che è la città più ricca e più evoluta dell’America Latina, ci sono delle zone dove vivono 3 milioni di abitanti senza avere un ospedale. Da una ricerca fatta dai comuni di San Paolo, Rio de Janeiro, Fortaleza, Belo Horizonte, Salvador, Brasilia e Curitiba è risultato che 172.000 persone erano in lista per una chirurgia elettiva negli ospedali pubblici, cioè si poteva arrivare ad un’attesa di 5 anni!
La domanda che tutti si fanno qui è perchè i soldi che sono stati utilizzati per costruire gli stadi, già ne sono stati spesi il doppio delle stime e alcuni stadi sono ancora in costruzione, non sono stati destinati a scuola e sanità?
Il refrain di tutte le persone con cui ho parlato è che il Brasile non è un paese povero, le tasse sono elevate e quindi non ci sarebbe ragione per queste carenze. Ma tutti mi dicono che la colpa è dei politici che rubano! Mi suona familiare. Vari scandali di corruzione si sono succeduti negli anni, quasi tutti impuniti. Recentemente alcuni dirigenti del Partito dei Trabalhadores che è il partito del presidente della repubblica sono stati condannati per aver organizzato il più grande scandalo di corruzione della storia del Brasile con sottrazione di ingenti quantità di denaro dallo casse dello stato (il cosidetto mensalão). Ma sono già stati presentati emendamenti costituzionali per sottomettere le decisione della Corte Suprema al Parlamento, in questo modo si scongiurerebbe il carcere per i politici.
A mettere benzina sul fuoco un reportage della tv Globo (trasmesso solo in un’edizione del telegiornale e poi sparito) sui costi della politica. Secondo questo servizio un parlamentare brasiliano costa ai contribuenti brasiliani più di qualsiasi altro parlamentare al mondo e 3 volte più di un pari grado italiano.
La cosa più strabiliante che ha sorpreso i manifestanti stessi è la partecipazione di massa dopo decenni di apatia. Persone di tutti gli strati sociali, di tutte le estrazioni culturali, famiglie con bambini stanno manifestando in un paese dove quasi mai la popolazione è scesa in piazza per protestare.
Eppure raramente le cose sono andate meglio di così. Le politiche di inclusione del governo Lula attraverso la bolsa familia (mandare i figli a scuola in cambio di un sussidio governativo) hanno fatto uscire dalla povertà 40 milioni di persone e la disoccupazione lo scorso anno è scesa al 4,6%, il minimo storico assoluto. Ma ora si avvertano i primi segnali di un rallentamento della crescita e di un aumento dell`inflazione.
La Presidenta Dilma in un discorso televisivo ha promesso maggiore trasparenza e l`utilizzo delle royalties del petrolio nella Scuola pubblica. La piazza sembra scettica e sui social network è partito il tam tam per una grande manifestazione e uno sciopero generale in tutto il paese il primo Luglio.
di Alessandro Vivacqua