Inferno canto terzo. “‘Per me si va ne la città dolente,per me si va ne l’eterno dolore, per me si va tra la perduta gente.’” E se esistesse fisicamente davvero la porta dell’inferno raccontata qui metaforicamente dal sommo poeta?
Viaggiamo nello sperduto deserto del Karakum, in Turkmenistan. Troviamo un’enorme voragine di origine artificiale causata da un incidente nel 1971, quando una perforazione effettuata con lo scopo di cercare petrolio in questa zona ha fatto crollare il terreno e aperto una via di fuga al gas naturale che ad oggi non si è ancora spento!
Il cratere, per la precisione, è situato vicino al piccolo villaggio di Derweze. Per una curiosa coincidenza Derweze, anche nota come Darvaza, significa proprio ”porta” in lingua turkmena. Conta circa 350 abitanti. Come già accennato, il tutto iniziò nel 1971 quando alcuni geologi sovietici stabilirono una piattaforma di perforazione nella zona in cerca di petrolio. Il terreno sotto la piattaforma crollò precipitando in una caverna piena di gas naturale ed inghiottendo tutte le attrezzature degli scienziati, per fortuna non causando vittime fra i ricercatori. Anche se non è da escludere che l’enorme quantità di gas sprigionatasi in questi 42 anni abbia provocato delle vittime tra i villaggi vicini. Resosi conto del “pasticcio” creato, i geologi, spinti dal timore che si potesse diffondere gas velenoso pensarono “bene” di innescare l’incendio ancora in corso, nella speranza, rivelatasi vana, che il fuoco consumasse tutto il gas combustibile presente all’interno della caverna nel giro di qualche giorno. Le fiamme, invece hanno continuato a bruciare inestinte finora.
La scelta di dare fuoco al deposito nel tentativo di frenare la perdita di gas naturale è stata dettata sia dalla sua tossicità, dalla pericolosità per l’ecosistema locale, dal fatto che il metano agisce come un gas serra con un’azione molto forte, va però sottolineato che comunque i danni locali avrebbero avuto un impatto molto più limitato, dal momento che comunque la zona dove si trova la porta dell’inferno è desertica e praticamente disabitata. Il cratere adesso ha 42 anni di vita, in cui non ha mai smesso un secondo di bruciare, oggi il cratere presenta un diametro di 60-70 m e una profondità di circa 20 m e tra gli autoctoni è diffusa la credenza che si tratti addirittura di un fenomeno soprannaturale. In ragione del continuo bruciare di gas, il bagliore che nasce dal foro è visibile, di notte, da chilometri di distanza. Ciò ha fatto sì che, nonostante l’isolamento e il forte odore esalato dalle fiamme che pervade tutta la zona, la “porta dell’inferno” diventasse una fra le mete turistiche più visitate del Turkmenistan.
Non si sa quanto ancora brucerà questo cratere e se mai un giorno si spegnerà. Per ora al Presidente del Turkmenistan ha ordinato, infatti, di chiudere il cratere o comunque di adottare misure che limitino l’influenza della perdita di gas rispetto allo sviluppo di altri giacimenti di gas naturale nell’area.
di Redazione
Fonte: http://www.senzabarcode.it/2013/05/03/la-porta-dellinferno-esiste-davvero-e-in-turkmenistan/