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I nuovi briganti alla (ri)conquista del Sud

Nel 2010, senza prevedere cosa sarebbe successo in seguito, un gruppo di giovani meridionali dà vita ad una pagina Facebook, “Briganti”. Un nome fortemente evocativo, che rimanda alla vicenda drammatica della “resistenza” delle popolazioni meridionali all’occupazione sabauda dei territori che furono del Regno delle Due Sicilie dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia. Come tante altre iniziative di stampo neomeridionalista, anche questa poteva rivelarsi una chimera, un fallimento annunciato. Ma non è stato così.  Oggi la pagina conta ben 72 mila fans ed è una  “piazza virtuale” dove si confrontano le varie anime del neomeridionalismo che anela all’autonomia o all’indipendenza del Sud. Ma non solo. Attraverso la pagina i “nuovi briganti” promuovono battaglie sociali e culturali, fanno controinformazione e contro-storia, denunciano i soprusi di cui ancora oggi è vittima il Sud, tentano di rianimare un sentimento “nazionale” fra gli abitanti delle regioni che un tempo ricadevano nei confini del Regno dei Borboni di Napoli. Tra le loro campagne più significative c’è quella denominata “Compra Sud”, che così viene spiegata: “Comprare prodotti fatti nelle regioni del Sud è utile non solo per aiutare la nostra economia e scongiurare l’emigrazione, ma anche per spezzare le catene del colonialismo interno che ci attanaglia da 150 anni”.

Ora, a poco a poco, i “Briganti” stanno tentando di “uscire dal web”, per proporsi come movimento reale nella società. Dicono di non avere fretta, ma intanto il successo che la loro iniziativa ha avuto pone inesorabilmente il problema del  “che fare”.

Facciamo parlare i protagonisti, in forma collettiva.

Sg: Per cominciare, chi sono i nuovi Briganti? Come nasce la vostra iniziativa?

Briganti: I nuovi briganti sono tutte quelle persone che si sono svegliate dal torpore inculcatoci con 152 anni di colonizzazione mentale. I nuovi briganti sono tutti coloro che oggi lottano per la propria terra, che la difendono, che la guardano continuamente con gli occhi stupiti di chi la vede per la prima volta. I nuovi Briganti sono tutti i “coscienti”, tutti quelli che hanno raggiunto una sorta di consapevolezza su quello che fu il Risorgimento e su ciò che, di conseguenza, oggi è l’Italia. Le verità storiche che pian piano stanno venendo a galla hanno portato molti meridionali – e non solo fortunatamente – alla voglia di riscatto sociale dallo stato di subalternità rispetto al resto del Paese. I nuovi Briganti portano avanti una battaglia con le armi della cultura e dell’informazione: la conoscenza può fare più fragore di un colpo di baionetta.

Sg: Vi definite “neoborbonici”?

Briganti: I neoborbonici hanno una doppia valenza. Hanno contribuito alla diffusione delle verità storiche, ma allo stesso tempo sono spesso presentati strumentalmente dai “media prezzolati” al fine di sminuire sarcasticamente un intero popolo che si sta sollevando. Dopo questa premessa, la risposta è no, non siamo neoborbonici, assolutamente no. Non siamo neanche monarchici e non auspichiamo una nuova restaurazione borbonica, poiché consideriamo fondamentale la “Res Publica”. Allo stesso tempo, però, proprio perché non si può parlare della nostra storia, senza parlare dei Borbone, non manchiamo di evidenziare tutte ciò che quella dinastia ha fatto di buono, sfatando luoghi comuni e falsi storici “creati ad arte” e resi celebri proprio per denigrare la nostra Terra e la nostra storia.

Sg: Gli attuali mali del sud, secondo voi, sono imputabili esclusivamente alla “malaunità” oppure ci sono responsabilità specifiche dei meridionali?

Briganti: La malaunità ha cagionato tanti dei mali del Sud, passati e attuali. Nel Meridione sono 152 anni che in diversi modi si combatte. Basta vedere le migliaia di vittime uccise dalla mafia per capire quanti eroi abbiamo. La gente del Sud è stata vittima di un sistema creato ad hoc per sottomettere un popolo una volta fiero e laborioso. Ci piace ricordare la metafora delle pulci chiuse in un barattolo di vetro, fatta da Pino Aprile nel saggio “Mala Unità”. Per giorni, saltando, le pulci provarono a uscire dal barattolo; poi, all’improvviso, smisero. Aperto il barattolo, le pulci restarono comunque ferme. Avevano smesso di “intraprendere”, poiché le contingenze le avevano portate a cambiare i propri comportamenti e a smettere di saltare. Con l’Unità è successo esattamente questo: i “peggiori” hanno portato gli altri a modificare i propri atteggiamenti e ad accettare, quasi passivamente, le condizioni di subalternità, nella quale, poi, viviamo ancora oggi. Altro discorso, invece, è per tutta la classe dirigente meridionale, dal sindaco del piccolo paese, passando per la provincia o la regione, fino ad arrivare al Senato. A parte piccoli esempi di uomini che spesso ci hanno rimesso la vita per tentare di spezzare queste catene, vedi il sindaco di Polla, la maggior parte di questi colletti bianchi è stata scelta dal sistema e messa lì affinché nulla cambiasse.

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Sg: Sembra di capire che la vostra iniziativa abbia come obiettivo di lungo periodo l’indipendenza del Sud. Come immaginate questa evenienza?

Briganti: Noi abbiamo diverse anime. C’è chi spesa nell’indipendenza, c’è chi spera in una autonomia molto forte e chi invece spera in una rivoluzione culturale che porti alla rinascita. Comunque sia l’indipendenza potrebbe essere la soluzione finale al mal d’Italia di cui le nostre terre soffrono.

Sg: Avete in mente di fondare un partito?

Briganti: La politica è un mondo così sporco che il sol pensiero di doverci rapportare con quegli individui ci fa ribrezzo. Comunque sia, tutto è difficile, ma nulla è impossibile.

Sg: Negli ultimi tempi, sebbene non ce ne sia riscontro sui grandi mezzi di comunicazione, ci sono stati vari tentativi di dare vita a formazioni indipendentiste anche al sud. Ad oggi, tuttavia,non sembra che iniziative di questo tipo stiano avendo successo. Perché ciò che è stato possibile al nord con la Lega non è possibile nel Mezzogiorno?

Briganti: Hai presente quella famosa pubblicità della tv che faceva: “ti piace vincere facile?” Beh, il discorso è più o meno quello. La Lega è nata dove è il potere economico politico che regge l’intero Paese. Inoltre, c’è da dire una cosa fondamentale e cioè che la Lega è sempre esistita ha solo avuto nomi e attori diversi nei decenni ma il suo scopo e le sue politiche esistono dal 1861.

Sg: Eppure al sud ci sarebbero maggiori ragioni, sul piano storico-politico, che al nord. E’ stato il sud che ha subito la “conquista”, non il nord…

Briganti: Solo con la consapevolezza si crea azione. Briganti fa questo, continue iniezioni di consapevolezza per chi è ancora ammalato di Italia.

Sg: Qual è la vostra idea sull’attuale modello di costruzione europea?

Briganti: Solito brodo. Niente di nuovo. Solo oligarchie su oligarchie che decidono sulla pelle e di milioni di persone. La vera Europa, quella giusta e solidale, sarà l’Europa dei Popoli e non degli stati.

 

di Redazione

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