Autunno di lotta in Europa. Nello stesso giorno della grande manifestazione di Roma per il reddito e la casa, il 19 ottobre, in Portogallo decine di migliaia di persone sono scese in strada per chiedere la fine delle politiche di austerità che stanno stremando il paese. La mobilitazione, promossa dal sindacato CGTP, arriva dopo il varo da parte del governo di Lisbona della nuova legge di bilancio per il 2014, che non modifica di una virgola la linea del rigore fin qui seguita, anzi l’accentua, in virtù degli impegni che il paese ha sottoscritto con Bruxelles e la Troika.
L’obiettivo della manovra sarebbe quello di rispettare il 4 per cento nel rapporto deficit/Pil richiesto per il prossimo anno dalla Troika, agendo ancora una volta su tagli alla spesa pubblica per un totale di 3,9 miliardi di euro, pari al 2,3% del PIL.
Gli aspetti più odiosi dell’operazione sono l’ulteriore riduzione dei salari, delle pensione e dei dipendenti pubblici, l’aumento di cinque ore settimanali lavorative nel pubblico impiego, l’aumento dell’età pensionabile a 66 anni, il blocco delle pensioni di reversibilità se il cumulo supera i duemila euro mensili.
Ricordiamo che il Portogallo ottenne nel 2011 un prestito di 78 miliardi con l’impegno di ridurre in maniera draconiana la spesa pubblica. Cosa che il governo finora ha fatto con pedissequa applicazione. Intanto crescono disagio sociale e disoccupazione. Quest’ultima, secondo le stesse stime del FMI è al 17,4% e per il 2014 è prevista al 17,7%. Striamo parlando della terza percentuale più alta dell’Unione europea dopo Grecia (27) e Spagna (26,9).
Nella città di Porto sono stati più di 50.000 i manifestanti che hanno chiesto a viva voce le dimissioni del governo di centrodestra guidato da Pedro Passos Coelho (PSD), definito “illegittimo”, e le elezioni anticipate.
“Si tratta di un bilancio incostituzionale, di un bilancio di saccheggi”, ha tuonato il capo della Unione generale dei sindacati di Porto e membro del comitato esecutivo della CGTP, John Torres, durante il suo discorso in Viale degli Alleati.
Anche il coordinatore del Blocco di sinistra, João Semedo, presente alla manifestazione, ha chiesto esplicitamente che il governo si faccia da parte. “Questo bilancio è brutale. Il governo ha mentito molto su questa manovra che rischia di affondare del tutto l’economia portoghese. Nel 2014, avremo più tagli ai salari ed alle pensioni. Insomma ancora più austerità di quella che già avevamo. Questo bilancio va respinto e il Paese ha bisogno di nuove elezioni e di un nuovo governo. “
Il discorso del leader della CGTP, svolto dal tetto di un autobus a due piani alla fine del Viale degli Alleati, ha segnato il momento più forte della manifestazione. “Questo bilancio è veramente miserabile, perché conduce alla miseria sempre più persone, oltre quelle che ci sono già. Ecco perché non può passare. Chiediamo pertanto l’intervento del Presidente della Repubblica affinché apponga il suo veto o si faccia carico di sottoporre il documento al controllo preventivo della Suprema Corte.”
Torres ha anche accusato il governo di essere una “banda”, un “affronto al popolo e alla Costituzione”. Di più: ha parlato di governo “immorale e antidemocratico”, “una dittatura che fa politiche distruttive per il paese “.
E’stata una delle più grandi manifestazioni che si sono svolte nella città di Porto negli ultimi anni. Segno che c’è un’altra Europa, quella dei popoli, che lentamente sta cercando di aprire una breccia nel muro della follia rigorista assunta a vangelo da Bruxelles. Ciò mentre la Germania si appresterebbe a chiedere ancora più rigore e controlli più stringenti sui bilanci pubblici. Chi vincerà la sfida?
di Redazione