Ventuno armi da fuoco tra fucili e pistole, di cui 13 non registrate, sono state scoperte e sequestrate la scorsa notte dalla polizia in casa dell’uomo d’affari latitante Anastasios Pallis, nella località di Voula a Sud di Atene, nell’ambito delle indagini sulle attività del partito nazista ellenico Chrysi Avgì (Alba Dorata) e le sue fonti di finanziamento occulte. Pallis è già ricercato per precedenti accuse di tentata estorsione, riciclaggio e frode bancaria ed ora anche perché sospettato di aver procurato armi e munizioni ad Alba Dorata. La perquisizione in casa di Pallis é stata condotta dopo che un suo ex collaboratore, l’ufficiale dell’esercito britannico in pensione Edward Pringle-Stacey, aveva rivelato alla polizia che l’uomo d’affari era in possesso di circa 4.000 armi – tra cui anche fucili d’assalto AK-47 ed M-16 – che potevano avere collegamenti con membri del partito di estrema destra. Oltre alle armi da fuoco, in due appartamenti di Pallis perquisiti la polizia ha trovato 60 coltelli e due pistole ‘Taser’ che emettono scariche elettriche ad alta tensione, ricetrasmittenti, apparecchiature per intercettazioni, mirini, puntatori laser, numerosi telefonini e schede sim. Secondo le forze dell’ordine altre armi e attrezzature riconducibili agli arsenali dei nazisti potrebbero essere nascoste in un container di proprietà di Pallis e da tempo abbandonato alla dogana ma stranamente non ancora aperto e controllato. Pallis formalmente è un armatore, e recentemente è diventato il principale azionista del più diffuso giornale domenicale ellenico, Proto Thema, da sempre schierato ferocemente contro la sinistra.
Le indagini su Alba Dorata e la sua rete criminale continuano mentre ieri la stragrande maggioranza dei deputati di Atene, con 247 voti su 300 totali, hanno deciso di revocare l’immunità parlamentare a sei eletti di Alba Dorata, accusati di essere i mandanti e gli organizzatori delle aggressioni, degli omicidi, delle estorsioni alle quali si dedicano gli squadristi di estrema destra. Sotto accusa Ilias Panagiotaros, Ilias Kassidiaris, Panayiotis Iliopoulos, Efstathios Mpoukouras, Giorgos Germenis e Chrysovalantis Alexopoulos. Tre dei parlamentari sono accusati di associazione a delinquere, altri tre di reati minori. Intanto la Corte suprema ha chiesto di poter processare Panagiotaros e Kassidiaris per un’aggressione nei confronti del sindaco di Meligalas, cittadina del Peloponneso, durante un suo discorso in ricordo delle vittime dei nazifascisti e delle battaglie dei partigiani della zona contro i reparti dei greci collaborazionisti (Alba Dorata si dichiara nazionalista ma parteggia per i soldati stranieri che durante la seconda guerra mondiale invasero e occuparono il paese facendo strage di centinaia di migliaia di greci).
Al momento del voto sull’immunità dei picchiatori di Alba Dorata tutti i deputati neonazisti sono usciti dall’aula, non prima di aver denunciato “un miserabile complotto straniero per demolire la Costituzione”. Al voto non hanno potuto partecipare il ‘fuhrer’ di Chrysi Avgi Nikolaos Michaloliakos, e neanche i suoi vice Christos Pappas e Yannis Lagos, per i quali la corte suprema ha respinto la liberazione e che rimangono in carcere dal giorno della maxiretata contro il movimento di estrema destra, lo scorso 17 settembre, scatenata dopo anni di tolleranza di governo, magistratura e polizia nei confronti degli attacchi squadristi dei fascisti di Atene.
I detenuti del carcere di Korydallos non hanno preso bene la presenza dei tre caporioni neonazisti nelle celle accanto alle loro. Fischi e proteste hanno accolto pochi giorni fa l’arrivo di Michaloliakos e Lagos nel più grande carcere ellenico, alle porte della capitale. Tanto che il direttore del carcere ha deciso di sistemarli nell’ala femminile del penitenziario, lontano dagli altri detenuti, in celle speciali e con un cortile per l’ora d’aria diverso da quello comune. Con loro anche qualche agente di polizia arrestato durante le operazioni contro la rete di Alba Dorata all’interno delle forze di sicurezza. Il capo del partito del quartiere di Nicea (quello che ha gestito in prima persona l’omicidio del rapper Pavlos Fyssas) è stato invece rinchiuso nel carcere di Malandrino, dove si trovava già l’esecutore materiale dell’assassinio, il sicario di Alba Dorata Giorgios Roupakias. Mentre invece la sergente della polizia del Pireo arrestata nella maxiretata è stato sistemata nel carcere femminile di Thiva.
Nonostante tutto ciò che sta emergendo sull’ideologia di Alba Dorata, sulle sue attività violente, sui suoi legami con gli apparati dello stato e sul fatto che i suoi finanziamenti arrivino da imprenditori e pezzi dell’establishment il partito di Michaloliakos continua ad essere accreditato nei sondaggi di un 7-8%. Meno del 12-13% al quale era dato prima della sua decapitazione, ma comunque un risultato pari se non superiore a quello raggiunto nella primavera-estate del 2012, quando i nazisti entrarono al parlamento ellenico con quasi il 7%. Non sarà la magistratura a fermare l’incubo neonazista, e neanche una classe politica che pensa di poter utilizzare i picchiatori di Michaloliakos a proprio piacimento.
di Marco Santopadre
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