Roberto Giachetti, vice presidente della Camera, è deciso, vuole andare fino in fondo alla battaglia di riforma della legge elettorale, iniziando un nuovo sciopero della fame e lanciando per il prossimo 31 ottobre il “no porcellum day”.
Onorevole Giachetti, sul Porcellum sfida un’altra volta il suo partito.
La mia non è una sfida al partito democratico, non lo è mai stata. Io credo che il rispetto degli impegni assunti di fronte agli elettori non debba considerarsi una sfida ma una regola, direi quasi l’abc della politica. Ci eravamo ripromessi di abolire il Porcellum, per mesi lo abbiamo ripetuto urbi et orbi in ogni circostanza; sulla medesima linea il Presidente del Consiglio e autorevoli membri del governo, tutti a ribadire che la materia è di stretta competenza parlamentare. Peccato che poi lo scorso maggio, quando si è avuta l’occasione di dare una risposta concreta su questo, abbiamo visto com’è finita.
Ritiene le “titubanze” del Pd sulla legge elettorale condizionate dalle larghe intese?
Come ho già detto il tema è di competenza del Parlamento. E se il Governo, a mio avviso giustamente, ha ritenuto di procedere attraverso i due canali paralleli della ‘messa in sicurezza’ della legge elettorale in caso di voto anticipato e della realizzazione, con l’apporto del lavoro dei saggi, di una riforma strutturale nell’alveo delle riforme costituzionali, è perché sa che la partita è delicata, sa che se si tornerà ad elezioni con il Porcellum i cittadini non concederanno altri bonus. Le larghe intese sono una necessità dovuta proprio alla frammentazione prodotta dal Porcellum ma non sono un dogma nel cui nome sacrificare tutto. Il Pd, che è il primo partito, a mio avviso deve giocare questa partita e vincerla, svelando il bluff degli altri e mettendo le altre forze politiche davanti alle proprie responsabilità.
Il Pd a parole non vuole il Porcellum, ma poi utilizza le liste bloccate come metodo di elezione dei rappresentanti negli organismi nazionali. Un comportamento contraddittorio che rischia di rendere vana la sua protesta.
Non è una questione di Pd, Pdl o di un singolo partito quella delle liste bloccate. E’ il problema di una parte di classe dirigente la cui sopravvivenza è legata anche alla scelta dei parlamentari da nominare nelle proprie liste.
Anna Finocchiaro, del suo stesso partito, sostiene che lei sia un prepotente e per questa ragione il Pd ha votato contro la sua mozione per ritornare al Mattarellum. Cosa le fa pensare che la sua nuova battaglia possa essere sostenuta dai suoi colleghi.
Io non porto avanti delle battaglie sapendo che troveranno certamente una sponda tra i colleghi. So che questa è una causa giusta per il Paese, vedo e mi confronto quotidianamente con tanta gente che sente questo tema molto più di quanto si creda. E la politica la si fa per i cittadini, non per trovare riscontri dentro i partiti. E in ogni caso se il Pd davvero vuole cancellare il Porcellum ha tutti gli strumenti per farlo; io mi metto in un angolo e spero che ciò avvenga prima che la Consulta si pronunci. Sarebbe paradossale che la legge elettorale venisse scritta dalla Corte Costituzionale, certificherebbe in qualche modo la resa finale della politica.
Uno degli aspetti che induce a misurare la qualità di una democrazia sta proprio nel buon funzionamento del sistema dei partiti, che va valutato in funzione del ruolo che questi sono tenuti a svolgere come mediatori sociali, cioè come anello di collegamento tra i cittadini e i propri governanti. I partiti, quelli di oggi, assolvono questo compito?
Devo dire che il mio partito da questo punto di vista è più avanti di altri. Al di là del non aver sposato le linee guida dell’ultima segreteria perché convinto che il modello più autentico di Pd sia quello originario indicato al Lingotto, penso che pochi partiti come il mio abbiano capito l’importanza dell’apertura alla partecipazione diretta dei cittadini. E il successo delle primarie sta lì a dimostrarlo. Mi auguro che questo ripensamento del modello di partito possa ‘far breccia’ anche a destra, credo che questo sia un momento maturo per un cambiamento in tal senso.
I costituenti con l’art. 49, introdussero un richiamo alla realtà dei partiti ponendo l’accento sul concorso alla determinazione della politica nazionale che i cittadini possono esercitare attraverso di essi. Concorso, sempre secondo l’art. 49, che deve però ispirarsi a un metodo democratico. E’ sufficiente cambiare il Porcellum per rendere nuovamente i cittadini protagonisti delle scelte?
No non è sufficiente. Ma se ad una casa si abbattono le fondamenta la casa crolla. Quindi prima ricostruiamo la base, e poi vedrete che sarà molto più facile ricostruire tutto il resto. La fiducia dei cittadini la si riconquista intanto restituendo un po’ di credibilità a tutto il sistema.
Ritiene che il Pd debba farsi carico anche di indicare una legge per la democrazia interna dei partiti?
Io credo che il Pd debba fare il suo e, come dicevo prima, può solo auspicare che lo stesso avvenga anche nelle altre forze politiche.
La scena politica in questo momento è occupata da organismi allo stato “fluido”, sempre più condizionati dalle nuove forme di comunicazione, e profondamente diversi da quelli che Duverger qualificava come partiti-chiesa. Pensa che le primarie con preferenze, regolamentate per legge, possano essere una soluzione al nuovo modello di funzionamento dei partiti?
Come accaduto alle ultime elezioni siamo andati a votare per l’ennesima volta col Porcellum che non garantisce la possibilità ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti. Il Pd ha deciso in autonomia di prevedere le primarie per individuare i propri candidati in Parlamento. Se poi nelle forme e nei modi tutto ciò sarà possibile regolamentarlo per legge, attraverso il consenso di tutte le forze politiche, ben venga. Sarebbe il sistema intero a guadagnarci.
di Francesco Madrigrano