di Stefano Zecchinelli
L’amministrazione Trump, col colpo di stato in Bolivia, si colloca in perfetta continuità col neo-monronismo dei suoi predecessori. Nei momenti di crisi, l’imperialismo non tollera nemmeno delle alternative di riformismo sociale (socialdemocrazia, laburismo radicale, populismo indigeno) se queste si propongono la costruzione di un mondo multipolare.
Ha ragione Álvaro García Linera, Vicepresidente della Bolivia dal 2006 e teorico della inclusione indigena nel capitalismo sociale proposto dal presidente Morales: ‘’nei periodi di crisi, dietro ogni liberale spunta un fascista’’. Per Linera, ‘Jeanine Ánhez è una marionetta: le persone dal vero potere sono polizia e comando dell’esercito’’. La spaccatura fra la polizia, fortemente ideologizzata dalle sette evangeliche, i vertici dell’esercito e la base delle forze armate potrebbe diventare, prossimamente, la chiave di svolta. Chi sono gli autori del golpe, avvenuto sotto l’incoraggiamento dell’amministrazione Trump e dell’Alt Right statunitense: ‘’Carlos Mesa fu vicepresidente di Gonzalo Sánchez de Lozada e, più recentemente, candidato alla presidenza. Si presenta come un uomo di centrodestra, ma negli ultimi eventi si è radicalizzato, proprio come ha fatto la classe media tradizionale. Fu lui a rifiutarsi di riconoscere la nostra vittoria’’; ‘’Mantenne il silenzio assoluto sui suoi atteggiamenti dittatoriali, violazione della costituzione, massacro del popolo. Passò dall’essere un liberale moderato a sostenitore del colpo di Stato. Ecco perché dico che in momenti di crisi, dietro ogni moderato liberale si trova un fascista. Da parte sua, Luis Fernandez Camacho proviene da una famiglia molto conservatrice. Suo padre era membro dell’Acción Democrática Nacionalista, il partito dell’ex-dittatore [Hugo] Banzer Suárez. Uomo d’affari, capitalizzò la sensibilità antigovernativa di una certa parte della società della regione di Santa Cruz. Fu anche in grado di usare il discorso religioso razzializzato per radunare e mobilitare la sua gente. Fa pregare pubblicamente le persone e ha anche detto che il suo eroe è Pablo Escobar perché, come lui, ha una lista nera di persone da cacciare’’ (Ibidem). Ripercorrendo le biografie del golpisti prendiamo atto che l’estrema destra euro-atlantica ha interessi radicati in Bolivia fin dai tempi dell’Operazione Odessa, successiva al secondo conflitto (inter-imperialista) mondiale.
L’alleanza di Washington col neofascismo mondiale
Padre politico di Camacho è l’oligarca croato, Branco Markovic, erede di una famiglia legata agli ustascia ed al regime sanguinario di Ante Pavelic (1941-’46), oggi entusiasta sostenitore di Bolsonaro e del terrorista venezuelano Leopoldo Lopez. Nel 2008 tentò di assassinare il presidente Evo Morales insieme ad elementi croati, ungheresi ed al neofascista irlandese Michael Dwyer. Messo in fuga dalle autorità boliviane, ottenne asilo politico negli USA dove riorganizzò diverse attività criminali in stretto contatto col narcotraffico. Rientrato, col sostegno delle sette evangeliche si mise ai vertici del Comitato separatista Santa Cruz che la Federazione Internazionale dei Diritti Umani ha definito “attore e promotore di razzismo e violenza in Bolivia”. Il giornalista Fulvio Grimaldi ci informa sulla gravità del fenomeno neofascista in Bolivia: “Quella che si vede ora per le strade del paese, nella caccia all’indio e all’evista (fenomeno di cui i nostri media invertono cacciatori e prede). Il Comitato è il successore della Falange Socialista Boliviana, gruppo fascista, stavolta con precisa ideologia, che ospitò molti gerarchi nazisti, compreso Klaus Barbie’’ .
Un altro esponente della destabilizzazione USA in Bolivia era Eduardo Rosza-Flores, membro dell’Opus dei. La disgregazione della Jugoslavia è stata il banco di prova del neonazismo mondiale, ripercorriamo la biografia politica di Rosza-Flores: ‘’Protagonista del tentativo di assassinare il primo presidente indio dell’America Latina (Chavez era meticcio), aveva combattuto contro la Jugoslavia unita nella formazione neo-ustasha croata, “Primo Plotone Internazionale (PIV)”, un reparto tracimante elementi criminali, fascisti e nazisti, tedeschi e irlandesi. Rientrato in Bolivia, fu ucciso in un hotel di lusso di Santa Cruz. Il governo boliviano pubblicò una serie di messaggi email tra il terrorista e l’agente Cia ungherese Istvan Beloval’’ (Ibidem). Lo Stato profondo USA creò, nei primissimi anni ’80, un circuito eversivo che dall’America Latina (Operazione Odessa, Piano Condor, ecc …) si spostò alla Jugoslavia antimperialista per poi ritornare nel ‘’cortile di casa’’. Gli USA, così facendo, hanno utilizzato l’estrema destra mondiale sovrapponendo la patria etnica alle tesi progressiste di matrice continentalista.
Il colpo di stato boliviano è stato organizzato dagli evangelici in collaborazione coi suprematisti bianchi, le documentazioni – come abbiamo già visto – sono tutte di ottima qualità. Per il giornalista Max Blumenthal la Union Juvenil Cruceñista, o Santa Cruz Youth Union (UJC) è ‘’un’organizzazione paramilitare fascista coinvolta in tentativi di omicidio contro Morales. Il gruppo è noto per le sue aggressioni a esponenti di sinistra, a contadini indigeni e giornalisti, manifestando un’ideologia profondamente razzista e omofobica’’. I membri dell’UJC sono soliti salutarsi col braccio teso, in perfetto stile nazista. Blumenthal inquadra le dinamiche del terrorismo occidentale ripercorrendo l’alleanza fra l’estrema destra USA ed i neofascisti in fuga dopo il ’45:
‘’La Falange socialista boliviana è un gruppo fascista che fornì un rifugio sicuro, durante la Guerra Fredda, al criminale di guerra nazista Klaus Barbie. Quest’ultimo, un ex esperto di torture della Gestapo, venne poi riutilizzato dalla CIA nell’ambito del suo programma Operation Condor, che mirava a sterminare i comunisti in tutto il continente. (Nonostante il suo nome antiquato, come quello dei nazionalsocialisti tedeschi, questo gruppo estremista di estrema destra era violentemente anti-di sinistra, impegnato a uccidere i socialisti).
La Falange boliviana salì al potere nel 1971 quando il suo leader, il generale Hugo Banzer Suarez, rovesciò il governo di sinistra del generale Juan Jose Torres Gonzales. Il governo di Gonzales aveva fatto infuriare gli imprenditori nazionalizzando le industrie, e contrariato Washington espellendo il Peace Corps, che considerava uno strumento di penetrazione della CIA. L’amministrazione Nixon accolse immediatamente Banzer a braccia aperte, considerandolo un baluardo chiave contro la diffusione del socialismo nella regione. (Un cablo particolarmente comico del 1973 è stato pubblicato da Wikileaks e mostra il Segretario di Stato Henry Kissinger che ringrazia Banzer per essersi congratulato con lui in occasione del conferimento al primo del premio Nobel per la pace)’’ (Ibidem)
Se l’Europa non ha saputo fare i conti col colonialismo ed il fascismo, gli USA hanno deciso di riciclare gli strateghi hitleriani, esperti nelle tecniche di guerriglia e controguerriglia, gettando il sub-continente latino-americano nel caos. Si tratta d’una prassi politica cinica, funzionale al piano dei neoconservatori: la guerra permanente. Washington, persa nel tentativo di globalizzare il neoliberismo, legittima i pogrom anti-indios. Per Trump, razzismo, omofobia ed antisocialismo, ‘’preservano la democrazia’’.