di Alfonso Gianni
Leggo e sento un gran parlare di democrazia a proposito delle primarie del Pd. E mi pare del tutto fuori luogo.
Un conto sono primarie di coalizione, entro la quale gli elettori della medesima scelgono chi meglio li può rappresentare. In questo caso se ne capisce la ragione, non esistendo un ambito organizzato nel quale i cittadini possono esprimersi.
Un altro sono le primarie di partito aperte a chiunque passa davanti a un gazebo. Questo significa esautorare gli iscritti a quel partito di un loro compito e di un loro diritto: quello di concorrere all’elezione del segretario.
Quindi se si pensa che i partiti siano indispensabili per il funzionamento della nostra democrazia, le primarie aperte sono un mezzo per affossarli ulteriormente. Se invece si ha un’altra idea di democrazia dove spariscono le intermediazioni, i partiti, magari anche i sindacati ecc., allora non si capisce perché fare le primarie. Bastano i sondaggi.
Nell’un caso e nell’altro le primarie di partito aperte ai non iscritti o sono in contraddizione con l’organizzazione di una democrazia che si fonda anche sull’esistenza di partiti o sono inutili. Ma, mi si potrebbe obiettare, i partiti sono in crisi, quindi non garantiscono più che la democrazia passi attraverso il loro contributo.
Vero, ma allora si affronti il problema da tutti i punti di vista, da quello politico a quello organizzativo come Costituzione prevede, con particolare riguardo alle norme sulla democrazia interna ai partiti medesimi, non certo risolvibile a colpi di gazebo più o meno frequentati che siano.