Intervista a Nils Ohlsen, curatore del Nasjonalmuseet di Oslo, in occasione della mostra evento Munch 150, in corso in Norvegia.
Una grande mostra per il 150° di Edvard Munch. Quanto è attuale questo artista?
«Munch è molto attuale oggi, non è un artista nostalgico, è un artista estremamente vivo. Abbiamo visto gente piangere di fronte ai suoi dipinti. Le sue opere conservano ancora oggi un potere straordinario e sono completamente indipendenti dall’appartenenza ad un’epoca o ad un luogo. E credo che il segreto della sua arte stia proprio nell’importanza riservata ai sentimenti che sollevano letteralmente il grado di comprensione delle sue opere, al punto che chiunque riesce a cogliere e a comprendere il suo linguaggio, anche se a livelli differenti. Uomini e donne si ritrovano come di fronte ad uno specchio quando ammirano i dipinti di Munch. Sia tecnicamente sia a livello narrativo, le sue ‘storie’ si interrompono ad un certo punto, come fossero colte al culmine, a metà, come se ciascuno di noi potesse riconoscersi in esse e immaginare un proprio finale».
Cosa rappresenta per la Norvegia questo grande evento dedicato al maggiore artista nazionale?
«È stato doveroso celebrare il 150° anniversario della nascita di questo grande pittore che sicuramente è il maggiore artista della Norvegia, ma è anche uno dei maggiori protagonisti dell’Arte moderna a livello internazionale. E così abbiamo pensato che questa mostra doveva avere un carattere particolare: ogni anno l’arte di Munch viene esposta in molte parti del mondo. Ma questa mostra doveva avere un significato che nessun altro evento aveva mai avuto. Abbiamo riunito i suoi 250 dipinti più famosi e più importanti in una grande esposizione articolata in due parti, alla Galleria Nazionale e al Museo Munch».
Ma non solo mostre.
«Esattamente, il Jubileum Festival si festeggia in tutta la nazione. Munch è celebrato in diverse zone del paese, anche perché non fu solo un pittore ma anche uno scrittore apprezzato e visse in diverse aree della Norvegia, nel corso della sua vita. Abbiamo iniziato a dicembre 2012 e finiremo quest’anno nella stessa data, con un programma di circa 70 eventi, tra mostre, concerti, simposi, conferenze. Questo perché l’arte di Munch attraversò vari generi e può essere celebrata e ricordata in forme diverse. E questo non solo ad Oslo, dove sono visibili anche gli affreschi dell’Università e l’atelier dell’artista, un po’ fuori città. Ma si possono visitare anche le zone in cui Munch visse da bambino, la cittadina di Løten per esempio, e quelle in cui si spostò per il suo lavoro. È proprio una grande festa dedicata a Munch che dura 365 giorni».
La sorpresa più grande di questo evento?
«Le sorprese non sono mancate. Sicuramente, siamo abituati a migliaia di persone che vengono qui ogni anno, ma finora i visitatori sono stati quasi 170mila. E poi, non mi aspettavo così tanti giornalisti da tutti gli angoli del mondo, venuti qui per raccontare, come lei, di questo grande artista. Lei dall’Italia e molti altri dal Giappone e dall’Australia, dal Cile e dal Perù. La Norvegia a volte è considerata, a torto, una sorta di periferia dell’Europa. Ma è veramente favolosa. E chi è venuto ad ammirare Munch se n’è accorto».
E a livello artistico: qual è la vera sorpresa?
«Che ciascun visitatore possa scoprire il proprio Munch. La mostra è così ampia e così piena di angolazioni diverse che ciascun visitatore scopre un nuovo volto di Munch. Tutti conoscono L’Urlo e la Madonna, famosissimi nel mondo. Ma Munch è molto altro: è altri stili, altri temi, altre storie, altre suggestioni. E questa esibizione mostra, in una visione generale, tutto l’universo di Munch attraverso tutte le sue opere più diverse. E i visitatori sembrano davvero colpiti ed entusiasmati da questo».
Munch l’ultimo dei moderni?
«Credo che Munch sia un artista talmente straordinario da essere in grado di creare ancora oggi un’energia inarrestabile, che continua a rigenerarsi all’infinito. Nelle sue opere sussistono temi, forme, immagini che si ripetono di continuo. Ma questo non è mai noioso: questa è una sua caratteristica, la ripetizione di elementi comuni che, però, sono dotati, di volta in volta, di alcune novità, che si evolvono, mai uguali a se stessi. Mutano i colori, le tecniche, le sfumature.
Ecco, credo sia questo il vero segreto della sua arte. Del suo essere sempre attuale, di apparire un pittore sempre giovane e moderno: basti dire che molti artisti contemporanei ne hanno ripreso i modi e le opere attraverso la fotografia, la video arte e le installazioni.
Ecco, credo sia questo il segreto della sua eternità».
di Isabella Pascucci